Sono ormai trascorsi 28 anni dal massacro dei sikh ma le profonde ferite devono ancora rimarginarsi perchè a tuttoggi non è stata fatta giustizia.
Era il 31 ottobre 1984 ed Indira Gandhi era appena stata assassinata dalle sue due guardie del corpo di origine sikh per vendicarsi della sua decisione, nel giugno di quell’ anno, di inviare l’esercito a stanare i separatisti sikh dal tempio d’Oro di Amritsar, il luogo più sacro per i Sikh (http://en.wikipedia.org/wiki/Operation_Blue_Star). Quello che successe nei tre giorni seguenti alla sua morte e prima del suo funerale, avvenuto il 2 novembre, fa indignare chiunque ne legga la cronaca e i racconti di chi ha vissuto quei fatti. L’hanno chiamato il “pogrom”, parola di origine russa che significa “devastazione”, perché questo è ciò che i testimoni descrivono. In quei lunghi giorni ci fu la carneficina di oltre 3000 sikh che furono oggetto di incredibili violenze e persero la vita. La cronaca racconta di intere famiglie sterminate e di case bruciate e saccheggiate. Le foto dell’epoca ritraggono decine e decine di corpi brutalmente seviziati, bruciati, percossi a sprangate e uccisi, così tanti che il sangue provocato dalle ferite rimaneva intrappolato tra i brandelli di carne non riuscendo a defluire nei canali di scolo. I gurudwara (i templi sikh) furono devastati per impedire che i fedeli vi si rifugiassero o vi organizzassero una difesa. I sikh venivano persino fatti scendere dai treni in transito, perchè non ne restasse vivo neppure uno. Furono uccisi come animali uomini, donne e bambini. Tutto questo avvenne nella capitale Delhi (molti sono stati massacrati nella zona est di Delhi e la maggior parte delle vittime, circa 350, erano residenti del Blocco 32 in Trilokpuri), ma anche a Gurgaon, Kanpur, Bokaro, Indore e molte altre città dell’India. Tutto avvenne in 72 ore. I feriti non venivano soccorsi e le preghiere di aiuto non venivano accolte. L’inviato Giorgio Signorini, giornalista de La Repubblica, inviato sul luogo, nel suo articolo “A SHADARA, TRA I SIKH SCAMPATI AL MASSACRO” così scrisse “Come una fiammata l’ assalto contro la comunità sikh, dopo aver devastato tra mercoledì e giovedì le periferie meridionale e occidentale di Delhi, ha passato il fiume investendo, tra venerdì e sabato, tutta questa zona orientale. Ed è stato un assalto di violenza inaudita. I racconti che ci erano stati fatti, le testimonianze che avevamo raccolto ci avevano preparato al peggio. Ma lo spettacolo che è apparso ai nostri occhi appena lasciato il vecchio ponte che, oltre Forte Rosso, porta verso Oriente e sul quale corrono anche i binari della ferrovia – ieri mattina sempre senza vita – ha superato ogni più macabra immaginazione. Case bruciate, piccoli spiazzati in cui larghe tracce di sangue fanno testimonianza di cadaveri frettolosamente raccolti in attesa che i camion militari venissero a portarli via senza possibilità di identificazione, ammassi di cenci, stoviglie, brande, carte e oggetti vari provenienti da negozi saccheggiati, grandi televisori infranti da rapinatori troppo carichi di bottino o timorosi di venire sorpresi. E nell’ aria, sotto il sole scottante di una estate che continua a fornire trenta gradi all’ ombra, un odore di morte in uno scenario di tragedia. Ora c’ è l’ esercito che controlla i posti di blocco: le autoblindo sono schierate alla periferia dei campi in cui gli scampati al massacro hanno trovato un rifugio improvvisato ma dove restano, abbandonati a loro stessi, senza aiuti, senza rifornimenti, senza medicinali. Fino a sabato, quando l’ esercito presente a Delhi era tutto impegnato nel garantire la sicurezza del solenne funerale di Indira e dei convenuti a quella cerimonia, erano solo rare pattuglie di polizia che presidiavano questa immensità. E, a quel che raccontano gli scampati, queste pattuglie quando non sono rimaste passive spettatrici di ciò che stava accadendo, hanno partecipato attivamente almeno al saccheggio”. KHUSHWANT SINGH, ex membro dell’ Indian Parliament scrive nel suo libro “My Bleeding Punjab (1992)”: “I realized what Jews must have felt like in Nazi Germany. The killing assumed the proportion of a genocide of the Sikh community. For the first time I understood what words like pogrom, holocaust and genocide really meant. Sikh houses and shops were marked for destruction in much the same way as those of Jews in Tsarist Russia or Nazi Germany.” (Ho capito quello come si sono sentiti gli ebrei nella Germania nazista. L’uccisione ha assunto la proporzione di un genocidio della comunità Sikh. Per la prima volta ho capito il vero significato di parole come pogrom, olocausto e genocidio. Le case e i negozi dei sikh sono stati segnati per la distruzione più o meno allo stesso modo di quelle degli ebrei nella Russia zarista e la Germania nazista).
In questi 28 anni, alcune commissioni sono state istituite per esaminare i diversi aspetti del pogrom anti-Sikh ma a tutt’oggi non è ancora venuta fuori la verità e giustizia non è stata fatta. Circa dieci sono state le persone condannate per omicidio e almeno 500 sono state quelle assolte. Molti casi sono stati archiviati direttamente dalla polizia e non hanno raggiunto i tribunali. Le vie ufficiali governative attestano a circa 2733 il numero di persone perite in quell’ondata di violenza contro la comunità sikh. Gli attivisti sostengono che circa 4.000 persone sono state uccise negli scontri. Finita la devastazione, il 2 novembre Indira Gandhi è stata cremata e le sue ceneri, secondo la tradizione induista, sono state suddivise e racchiuse in undici urne per essere portate in giro per ognuno degli Stati, prima di essere disperse sulle nevi dell’ Himalaya. In risposta alle uccisioni Sikh a Delhi e in altri luoghi, l’ appena nominato primo ministro Rajiv Gandhi nel suo discorso il 19 novembre 1984 al Boat Club a Delhi giustificava la violenza come un fenomeno “naturale” :
“Ci sono stati disordini nel paese dopo l’omicidio di Indiraji. Sappiamo che le persone erano molto arrabbiate e per qualche giorno sembrava che l’India fosse stata scossa. Ma, quando un possente albero cade, è naturale che la terra intorno si agiti un po’ ”.
Sequence of events (fonte: http://www.ensaaf.org/pdf/reports/kristallnacht.pdf)
October 31, 1984
• 9.20 am: Indira Gandhi was shot by two of her security guards at her residence No. 1, Safdarjung Road, New Delhi and rushed to the All India Institute of Medical Sciences (AIIMS).
• 11 am: Announcement on All India Radio specifying that the guards who shot Indira Gandhi were Sikhs. A big crowd gattered near AIIMS.
• 4 pm: Rajiv Gandhi returned from West Bengal and reached AIIMS. Stray incidents of attacks on Sikhs in and around that area occur.
• 5.30 pm: The cavalcade of Sikh President of India Zail Singh, is stoned as it approached AIIMS.
• Late evening and night: Mobs fanned out in different directions from AIIMS. The violence against Sikhs spread, starting in the neighbouring constituency of Congress (I) councillor Arjun Dass. The violence included the burning of vehicles and other properties of Sikhs. Shortly after Rajiv Gandhi was sworn in as Prime Minister,senior advocate and Opposition leader Ram Jethmalani met home minister P.V. Narasimha Rao and urged him to act fast and save Sikhs from further attacks. Despite all these developments, no measures were taken to control the violence or prevent further attacks on Sikhs throughout the night between October 31 and November 1.
November 1, 1984
Several Congress (I) leaders held meetings on the night of October 31 and morning of November 1, mobilising their followers to attack Sikhs on a mass scale. The first killing of a Sikh reported from east Delhi in the early hours of November 1. About 9 am, armed mobs escorted by the police, take over the streets of Delhi and launch a full scale massacre.
Prendetevi la sacrosanta libertà di essere informati, visitate i siti su questo argomento, italiani e non. Fatevi la vostra opinione, in autonomia, perch questo blog segnala ma non giudica. E’ solo uno degli innumerevoli episodi di violenza perpetrati nel mondo verso l’essere umano, ma andava raccontato.
http://en.wikipedia.org/wiki/1984_anti-Sikh_riots
http://www.ensaaf.org/pdf/reports/kristallnacht.pdf