L’India è la Terra dove sono nati Buddha, Mahavira, Guru Nanak, Swami Vivekanand e tanti altri maestri e santi che hanno insegnato una via di spitualità a tutto il mondo; è il Paese dove è nato Mahatma Gandhi che ha dato il suo insegnamento universale di non violenza. La sua cultura, le sue tradizioni e la sua spirtualità attraggono tutte le genti ma, nonostante tutto, rimane un Paese difficile per le donne; qui si prega davanti a Kali, Lakshmi, Durga, Saraswati, Parvati, Sita, che sono tutte rappresentazioni femminili dello spirito supremo. Eppure L’India è il Paese (come altri) della discriminazione sessuale.
Sul giornale, frequentemente, si parla di violenza su donne per ragioni di dote, di onore, di donne forzate all’ aborto di figlie femmine, di donne costrette a prostituirsi e di donne vendute per denaro. L’ecografia è vietata in India perchè la conoscenza prematura che quel figlio sarà femmina potrebbe essere causa di una scelta di aborto (anche se, pagando un caro prezzo, la si può ottenere illegalmente da qualche medico connivente). La donna è spesso considerata un fardello per tutta la famiglia perché fin da quando è piccola occorre cominciare a risparmiare (e indebitarsi) per costruirne la dote e alcune donne sono state uccise a causa di una dote insufficiente. Ci sono stati casi di donne lasciate o uccise per non aver saputo partorire figli maschi. Donne espulse, picchiate o uccise dalla famiglia perchè hanno scelto libramente un uomo da amare . Nelle famiglie povere la donna è talvolta costretta a vendere il suo corpo.
Secondo gli storici, le donne godevano della stessa dignità e diritti dell’uomo durante il primo periodo vedico. Tuttavia, più tardi (circa 500 AC), la condizione delle donne cominciò a declinare con la Smriti, gli antichi libri sacri Induisti (Manusmriti o codice di Manu). In questo Codice (ma anche nei Purana) la donna viene eletta al solo servizio degli altri ovvero la madre, il padre, il marito e i figli. Con l’invasione Islamica e l’impero Mughal e poi il Cristianesimo, la libertà e i diritti delle donne continuarono ad affievolirsi.
La posizione della donna indiana nella società si aggravò durante il periodo medievale quando la Sati (la donna, alla morte del marito, doveva immolarsi e bruciare con lui perché questo gesto avrebbe reso onore a tutta la famiglia – usanza abolita dagli inglesi), i matrimoni tra bambini e il divieto di seconde nozze delle vedova entrarono a far parte della vita sociale tra alcune comunità in India.
Secondo la Costituzione Indiana invece la donna ha tutti i diritti uguali a quelli dell’ uomo. Nella realtà ogni giorno le donne vengono molestate, violentate o uccise. E nei casi di stupro si tende a ritenerla responsabile di ciò che ha subito. Poi, ci sono le violenze domestiche, quelle tra quattro mura di casa che non verranno mai pubblicate sui giornali e resteranno per sempre inascoltate e impunite. Ovviamente non si può generalizzare ma questi casi sono frequenti.
Quello che è sucesso a Delhi, alle 21.30, il 16 Dicembre è orribile; una studentessa di 23 anni è stata picchiata e violentata brutalmente in autobus da almeno sei uomini che dopo l’hanno buttata fuori come fosse un giocattolo. Ora lei sta ancora combattendo contro la morte.
Ma questa volta l’India non è stata a guardare. Sono scesi in piazza donne e uomini tra cui giovani studenti per chiedere giustizia, leggi più severe e misure di sicurezza per le donne.
Avremmo voluto leggere sul giornale che:
“22 dicembre 2012, New Delhi: Migliaia di manifestanti si sono riuniti all’India Gate esigenti giustizia per la vittima dello stupro di gruppo chiedendo più sicurezza per le donne, si sono mossi verso il Palazzo della Presidenza e sono entrati nella casa del Presidente che, insieme al Primo Ministro e ai membri di tutto il Gabinetto indiano, li ha accolti per ascoltarli. L’ Onorevole Presidente dell’India e il Primo Ministro hanno assicurato ai manifestanti l’adozione di provvedimenti per garantire la rapidità di tutte le sentenze nei crimini contro le donne e misure concrete per migliorare i livelli di sicurezza e protezione per le donne. La protesta si è conclusa con l’ illuminazione di candele per tutte le vittime, alla presenza del Presidente dell’India e a tutto il Governo. Una vera democrazia ….Uno Stato di persone per le persone.
Invece è successo che:
“22 dicembre 2012, New Delhi: migliaia di manifestanti si sono riuniti all’India Gate esigenti giustizia per la vittima dello stupro di gruppo chiedendo più sicurezza per le donne e sono stati raggiunti da proiettili di gas lacrimogeni, idranti e bastonate. 35 dimostranti e 37 agenti sono rimasti feriti. Un agente è morto di infarto. Nel cuore della protesta a Delhi sono stati violati ancora una volta i diritti delle donne picchiate dalle forze di polizia che dovrebbero garantirne l’incolumità. Ieri il Governo ha vietato le manifestazioni“.
Nell’anno 2012 ci sono stati 635 casi di stupro denunciati (572 nell’anno 2011) che, secondo le statistiche nazionali, rappresentano il solo 30% del totale (di cui solo il 27% si conclude con una condanna) perché gli altri non sono stati denunciati per paura (anche di emarginazione sociale e di non trovare marito), vergogna o mancanza di fiducia nelle istituzioni (ritenute corrotte e incompetenti). Negli ultimi venti anni i casi di volenza sessuale sono raddoppiati.
In India vige ancora la pena di morte in casi specifici previsti dalla legge e i manifestanti, bloccati dalla polizia, chiedono che venga applicata anche a questi casi di stupro per i quali normalmente viene irrogata una pena detentiva limitata ad un numero di anni.
Quando si fermerà questo fuoco di violenza verso le donne?
L’opinione pubblica questa volta ha fatto sentire la sua voce. Speriamo, come invece sembra, che non resti inascoltata.
(testo by PASSOININDIA)