I pellerossa: «Salvate Wounded Knee»

Parliamo di INDIANI D’AMERICA.

Bulldozer e cemento in un luogo considerato sacro per gli indiani d’America. Gli indigeni hanno lanciato un ultimo appello per salvare Wounded Knee, ma serve una cifra da capogiro. E non va meglio a Parigi, dove sono finite all’asta le maschere tribali degli indiani Hopi. Due episodi che hanno trasformato in denaro sonante la loro cultura. SERVONO 3,9 MILIONI DI DOLLARI. Il sito della battaglia finale tra ‘visi pallidi’ e ‘pellerossa’ in South Dakota è destinato a essere messo all’asta al migliore offerente se entro il primo maggio la poverissima tribù dei Sioux Oglala non riescirà a trovare i 3,9 milioni di dollari richiesti per acquistarlo. Una cifra giudicata eccessiva dai discendenti di Alce Nero, il leggendario sciamano che a Wounded Knee fu ferito, e di Cavallo Pazzo, il cugino sepolto, pare, sulle rive di quel fiume. Anche perché al catasto il teatro del sanguinoso scontro del 29 dicembre 1890, quando, in nome della civiltà, vennero massacrati dal Settimo cavalleria dello US Army, centinaia di poveri indiani indifesi e infreddoliti, è valutato appena 7 mila dollari. UN LUOGO DAL SAPORE DI LEGGENDA. Pare impossibile che possa succedere: Wounded Knee è un luogo col sapore della leggenda: «Quando mi guardo indietro dal monte alto della mia vecchiaia, vedo ancora le donne e i bambini massacrati, ammucchiati e sparsi lungo quel burrone a zig-zag, chiaramente come li vidi coi miei occhi da giovane. E posso vedere che con loro morì un’altra cosa, lassù, sulla neve insanguinata, e rimase sepolta sotto la tormenta. Morì il sogno di un popolo. Era un bel sogno», raccontò poi Alce Nero che dello scontro fu testimone oculare. GLI INDIANI: «BATTAGLIA PER SOPRAVVIVERE». Il 12 aprile, mentre a Parigi, contro il volere delle tribù e dell’attore Robert Redford è stata dispersa in un’asta una collezione di maschere Hopi, il grido di dolore degli indiani si è fatto sentire anche sul New York Times: «La nostra battaglia per sopravvivere continua oggi, per preservare non solo la nostra cultura e la nostra lingua, ma anche la nostra storia e la nostra terra», ha scritto il capo Joseph Brings Plenty, ex presidente della tribù Cheyenne River Sioux, chiedendo al presidente Barack Obama un intervento federale contro la vendita di Wounded Knee, per preservarlo come monumento nazionale. UNA PRATERIA DI 40 ACRI. In tutto 40 acri di prateria, Wounded Knee appartiene dal 1968 a James Czwczczynsky, che sostiene di aver provato per anni a cederlo agli indiani: «Ma non siamo mai riusciti a metterci d’accordo», ha spiegato. «Ora ho 74 anni e ho detto basta». A PARIGI, SÌ ALL’ASTA DI 70 MASCHERE SACRE. Intanto oltreatlantico si è consumata un’altra battaglia e i discendenti dei pellerossa ne sono usciti sconfitti: la giustizia francese ha dato il via libera alla controversa asta di 70 variopinte maschere sacre della tribù Hopi, secondo quanto annunciato dal loro avvocato, Pierre Servan-Schreiber. Contro la vendita, considerata sacrilega dalla tribù dell’Arizona, si era schierato anche l’attore Robert Redford, che aveva definito l’asta «un gesto criminale» e aveva chiesto alla maison Neret-Minet di restituire gli oggetti alla tribù. Si era mobilitato anche l’ambasciatore degli Stati Uniti in Francia Charles Rivkin, con la richiesta di un rinvio al governo francese. È stato tutto inutile: le maschere sono state disperse per oltre 900 mila euro anche se uno dei primi acquirenti, Alain Giraud, ha deciso di restituire la sua alla tribù.

Venerdì, 12 Aprile 2013

fonte:     http://www.lettera43.it/ambiente/i-pellerossa-salvate-wounded-knee_4367591300.htm

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