I pellegrini percorrono strade impervie per arrivare a questo luogo, tra i più sacri dell’induismo, salendo fino a poco meno di 4000 metri tra le montagne innevate del Kashmir indiano. Arrivano su su fino alla grotta di Amarnath per omaggiare una stalagmite di ghiaccio formatasi nel tempo dal gocciolare dell’acqua che scende all’interno della caverna alta ben 40 metri. Questa formazione, venerata come lingam di Shiva, è il simbolo fallico devozionale di questa divinità conosciuta come una delle forme primarie di Dio; nella religione indu il lingam rappresenta sia la forza maschile (la Conoscenza), sia quella femminile (la Saggezza).
Shiva è il distruttore del male, il purificatore e il trasformatore e fa parte della santa trimurti insieme a Brahma, il creatore e Vishnu, il continuatore della vita; Shiva è anche visto in aspetti benevoli, quando è asceta sul monte Kailash in Tibet dove vive con la moglie Parvati e i suoi figli Ganesha e Kartikeya o in aspetti feroci quando uccide i demoni. Le caratteristiche principali nell’iconografia di Shiva (ovvero come lo si vede rappresentato) sono il toro Nandi, che è la sua cavalcatura, il serpente al collo, il terzo occhio, la falce di luna, il fiume sacro Gange che scende dai suoi capelli, il tridente e un piccolo tamburo a doppia faccia.
(lord Shiva con Parvati e i loro figli)
Non è infrequente in India, anzi, vedere Shiva venerato attraverso la rappresentazione del lingam.
(venerazione di un lingam di Shiva)
Oggi vi racconto la storia del lingam della grotta di Amarnath. Sul monte Kailash il saggio Narada convinse Parvati a farsi raccontare da Shiva il mantra per diventare immortale. Parvati si reco’ così da Shiva che indossava una collana di teschi ognuno dei quali simboleggiava le varie vite di Parvati. Dopo aver esitato, Shiva acconsentì alla richiesta di Parvati decidendo tuttavia di fare la segreta rivelazione in un luogo discreto, lontano da orecchie mortali. Andarono quindi in Kashmir, a Pahalgam dove egli lascio’ Nandi, il suo toro. Proseguendo per Chandanwadi, Shiva lascio’ il suo sandalo e la luna. Raggiunse poi Pisu Top dove Parvati si perse in una fitta foresta. Così Shiva aprì il suo terzo occhio e bruciò la giungla che, come lui gli aveva comandato, non era riuscita a trovare Parvati. Ecco perché Pisu Top è oggi un deserto. Poi Shiva lascio’ il suo serpente e, a Panchtarni, lasciò il Ganga. Così tutto cio’ che era vivente non sarebbe stato con loro durante quella rivelazione. Ordinò che fosse realizzato un luogo nascosto per lui e sua moglie. Così la montagna venne spaccata e fu creata la grotta di Amarnath. Un saggio di nome Vasudev aveva sentito dire che Shiva avrebbe illustrato a Parvati il mantra dell’ immortalità e quindi mise nella grotta delle uova di piccione. Pur avendo Shiva bruciato tutto ciò che era vivo intorno alla grotta, risparmiò le uova perché ancora non erano vita. Poi Shiva cominciò a recitare il mantra. Ma Parvati si addormentò. In quel momento, dalle uova nacquero i piccoli, una nuova vita, ma Shiva, non accortosi delle nascite, continuò a raccontare il mantra. Solo allora egli si rese conto che sua moglie stava dormendo e vide Vasudev scappare. Gli scagliò allora contro una freccia che lo colpì e lo uccise. Ancora oggi la gente del posto dice che i due piccioni, ormai immortali, visitano la grotta a mezzanotte di ogni luna piena.
Quando ha luogo il pellegrinaggio (Yatra), che quest’anno si svolge nell’arco di 59 giorni dal 2 luglio fino al 29 agosto, centinaia di migliaia di persone (più di 600.000 nel 2011 e 2012!), non senza vittime durante la salita, percorrono in fila indiana sentieri sconnessi e non facili.
Per arrivare alla grotta di Amarnath i devoti devono raggiungere via strada carrabile Pahalgam (a 315 Km. da Jammu e 96 km. da Srinagar) e poi Chandanwari (16 km.) dove vengono allestiti campi tendati (pandals) e forniti approvvigionamenti alimentari. Poi iniziano la salita per arrivare al Pissu Top che si crede di essere formato dai cadaveri dei Rakshas, malvagi e cannibali umanoidi mitologici, che sono stati uccisi da Shiva. Da Sheshnag, la salita si fa ancora più ripida, ben 4,6 Km. per arrivare a Panchtarni, l’ultimo campo, tra cascate che scendono tra monti innevati e picchi dalla forma di testa del mitico serpente, quando ormai comincia a mancare l’ossigeno. Sono sufficienti altri 6 Km. per arrivare alla grotta tra un paesaggio maestoso. La recente alternativa è partire da Baltal (400 Km. da Jammu) che dista solo 14 km dalle grotte di Amarnath da percorrere a piedi. Il percorso è più breve ma più ripido che da Pahalgam e può essere completato in un giorno facendo campo a Baltal.
Secondo il credo Hindu, la dimensione del lingam aumenta e diminuisce con le diverse fasi della luna. In alcune stagioni il lingam si è sciolto per l’effetto dell’innalzamento delle temperature e certamente anche per cause antropogeniche cioè a causa dell’afflusso dei pellegrini (a volte 25.000 al giorno); gli induisti tuttavia non cadono in sconforto credendo che ciò succeda quando Shiva torna in anticipo a meditare in Kailash.
La gente del luogo racconta che la grotta è stata scoperta da un pastore. Certo è che se ne parla negli antichi testi sacri dell’induismo.
(Testo by PASSOININDIA con l’ausilio del web).
immagini da:
http://hinduexistence.org/tag/975000-pilgrims-perform-darshan-at-amarnath-cave/
http://festival247.blogspot.it/2011/07/amarnath-yatra-amarnath-yatra-routes.html
https://immanentterrain.wordpress.com/2011/05/17/the-tantric-egg-a-bwo/