
Bhagat Singh (1907-1931) era un giovane sikh, nato in Punjab, ancora oggi ammirato dai giovani indiani come simbolo della lotta per l’indipendenza indiana. Contemporaneo di Gandhi, fu considerato un terrorista dagli invasori britannici. Studioso delle rivoluzioni europee e delle idee marxiste e leniniste, credeva che il solo modo per cacciare gli inglesi dal suo Paese fosse, contrariamente alle idee gandhiane della non violenza (Satyagraha) e non cooperazione con gli inglesi, la mobilitazione di massa per la lotta armata. I suoi ideali socialisti lo facevano aspirare ad un’India repubblicana libera e ricostruita che ponesse il potere nelle mani dei lavoratori. Queste idee patriottiche e rivoluzionarie gli furono trasmesse da genitori attivisti della lotta per la libertà (quando egli nasceva, il padre e due zii uscivano dal carcere) e fortificate, quand’egli aveva soli dodici anni, dalla strage che avvenne ad Amritsar al Jalianwala Bagh del 1919, dove migliaia di persone riunite in un incontro pubblico furono uccise dagli inglesi. La legge marziale inglese proibiva infatti le riunioni di cinque o più persone in città. Il massacro fu brutale e infido perché il Jalianwalla Bagh era un parco circondato da mura con una sola stretta apertura per l’accesso e l’uscita -vedi in questo blog https://passoinindia.wordpress.com/?s=vaisakhi
La frequentazione giovanile del National College di Lahore, fondato da Lala Lajpat Rai (un membro del Congresso del Punjabi), istituito come alternativa alle istituzioni gestite dal governo, dove si studiavano, tra gli altri, oltre Marx, anche Mazzini e Garibaldi, lo avvicinò agli inteventisti dell’epoca. Fuggì da un matrimonio combinato, ritenendo che la sua vita dovesse essere volta alla realizzaione del sogno di indipendenza ed incontrò il rivoluzionario Ganesh Shankar Vidyarthi da cui apprese principi di rivolta che diffuse in Punjab. A Lahore nel 1926 costituì la ‘Naujavan Bharat Sabha’ (l’ Organizzazione giovanile nazionalista indiana). Partecipando ad una riunione di rivoluzionari a Delhi entrò in contatto con Chandrasekhar Azad, considerato il suo mentore, aderendo all’ ‘Hindustan Socialist Republic Association‘. Venne costantemente sorvegliato dagli inglesi che lo arrestarono nel 1927 con l’accusa di essere responsabile di un attentato a Lahore e che lo rilasciarono su cauzione. Scrisse articoli, in lingua urdu e punjabi (ma conosceva anche il sanscrito e l’inglese) su giornali ed opuscoli di propaganda.

Quando, nel 1928, il governo inglese costituì la Commissione Simon con la funzione di riferire sulla situazione indiana, e neppure un indiano venne chiamato a farne parte, scoppiarono proteste in tutto il paese. Quando la Commissione arrivò a Lahore il 30 ottobre 1928, Lala Lajpat Rai organizzò una marcia silenziosa in segno di protesta ma il sovrintendente di polizia, James A. Scott, ordinò di caricare i manifestanti e Raj venne ferito e morì di un infarto causato probabilmente dai disordini. Tempo dopo, Bhagat Singh, con l’intento di vendicarsi, sparò contro un tal Saunders, un assistente di polizia, scambiandolo per Scott. Nel 1929, Bhagat compì lo stesso gesto dell’ anarchico francese, Auguste Vaillant che, a Parigi, aveva bombardato la Camera dei Deputati. Con la bomba. che fece esplodere l’8 aprile 1929 all’interno della Assemblea legislativa centrale, Bhagat intendeva farsi arrestare per propagandare la sua causa davanti ad un tribunale e perciò, dopo l’esplosione che procurò solo feriti perché le bombe vennero lanciate lontano dalle persone, lui e il suo amico Batukeshwar Dutt rimasero gridando “Viva la rivoluzione” in mezzo ad una pioggia di volantini. Questo costò loro la prigione governativa e pesanti parole di critica da parte di Gandhi. Anche in prigione Bhagat difese i diritti dei carcerati con uno sciopero della fame durato 65 giorni, reclamando uguali diritti tra prigionieri indiani e prigionieri europei. Quando Bhagat Singh fu criticato per il suo ateismo egli rispose: “Io sono un uomo realista. Voglio vincere questa tendenza in me con l’aiuto della ragione. (…) Io vi dico che il governo britannico non è lì perché piace a Dio, ma per la ragione che ci manca la volontà e il coraggio di opporsi.(…) L’uomo deve essere realistico, gettare la sua fede da parte e affrontare tutti gli avversari con coraggio e valore.(…)Perché Dio non uccide i signori della guerra? Perché non infonde sentimenti umanistici nelle menti dei britannici in modo che possano volontariamente lasciare l’India? Perché egli non riempie i cuori di tutte le classi capitaliste con l’umanesimo altruista? (…)” (da “Perchè sono ateo” -1930). Bhagat non capiva perché induisti e musulmani, storicamente in conflitto, inizialmente uniti nella lotta contro gli inglesi, potessero poi scannarsi a causa delle loro differenze religiose.
l’impiccagione sulla stampa
il certificato della morte
Bhagat Singh è ammirato ancora oggi nonostante il suo ateismo perché, pur di estrazione borghese, difese i diritti degli oppressi e configurò il progetto di un’India nuova e indipendente basata su precetti specifici, non anarchica, ma realizzata all’interno di uno Stato di tipo marxista ispiratogli dalle letture di autori (atei) come Marx, Lenin, Trotsky, Bakunin. Il diario di Bhagat Singh, trovato in carcere dopo la sua morte, conteneva estratti dei classici di Engels. Il 23 marzo 1931 Bhagat Singh fu impiccato con i due suoi compagni Rajguru e Sukhdev. Fu la prima volta che un’esecuzione ebbe luogo di sera e fu fatta 11 ore prima dell’ora stabilita, all’insaputa di tutti, per evitare disordini. Bhagat fu così consegnato per sempre alla storia e la sua popolarità crebbe e fu di esempio per le generazioni a venire. Ufficialmente è ricordato da una statua nel Parlamento indiano e da musei che ne testimoniano le gesta. Persino un francobollo lo ha commemorato nel 1968 e nel 2008 è stato votato come “greatest indian” in un sondaggio della rivista India Today. Popolarmente vive ancora nel cuore dei ragazzi, sulle loro magliette stampate col suo volto. Probabilmente il primo rivoluzionario indiano di stampo comunista. Chissà cosa avrebbe pensato della Partizione del 1947….
molti lo vorrebbero sulle banconote
‘Per rivoluzione intendiamo che l’attuale ordine di cose, che si basa su una palese ingiustizia, deve cambiare. I lavoratori, pur essendo l’elemento più necessario alla società, vengono derubati dagli sfruttatori del loro lavoro e privati dei loro diritti elementari. Il contadino, che coltiva mais per tutti, muore di fame con la sua famiglia; il tessitore che fornisce il mercato mondiale di tessuti, non ha abbastanza per coprire i corpi della sua famiglia; i muratori, fabbri e falegnami che erigono magnifici palazzi, vivono come paria nei bassifondi. I capitalisti e gli sfruttatori, i parassiti della società, sperperano milioni per i loro capricci ‘. Bhagat Singh.
Testo by PASSOININDIA
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