I gioielli della sposa. Payal e mehndi.

Payal.

Le cavigliere, quelle che d’estate, in occidente, le donne indossano per risaltare il colore bronzeo delle gambe, in India, in lingua hindi e punjabi, si chiamano Payal (o Paayal, pajeb o jhanjhar) ed hanno radici antiche e significati religiosi e culturali, due aggettivi che in India vanno a braccetto. Laggiù i piedi sono considerati la parte più umile del corpo (per dimostrare rispetto agli anziani o ad una divinità è infatti è d’uso prostrarsi ai loro piedi). Per gli induisti esse dovrebbero essere in argento, considerato che l’oro è il simbolo della dea della ricchezza Lakshmi e sarebbe gesto sacrilego adornarsi i piedi con questo metallo. Non è infrequente tuttavia vederne anche di colore o materiale aureo. Questa parte del corpo viene abbellita anche in onore dello sposo con henné e cavigliere più o meno decorate. I Payals sono considerati un dono tradizionale e di buon auspicio per la nuova sposa e, con il loro tintinnio, ella annuncia il suo ingresso nella casa del marito. Ma i payal assolvono anche altre funzioni sociali. Spesse cavigliere tubolari, guarnite di campanelli e sonagli, ai piedi delle donne adivasi (le tribù rurali), aiutano, oggi come in passato, ad allontanare i serpenti, a rintracciare le donne che li indossano o anche a mostrare la potenza del gruppo nei confronti di un altro gruppo tribale. In India (e in oriente in genere) le cavigliere sono indossate su entrambe le caviglie. Oggi le cavigliere sono disponibili in diverse forme e dimensioni, da quelle tradizionali in argento a quelle arricchite di perline, pietre, legno ecc., volentieri coordinate con l’abito e le scarpe. Ricordiamoci che le differenti culture regionali influenzano la realizzazione dei gioielli che quindi risulteranno diverse da zona a zona.

Nella danza classica indiana il suono delle cavigliere, unito con il ritmico posizionamento dei piedi, crea un effetto piacevole.

Un poema epico, del primo secolo, della letteratura tamil chiamato Cilappatikaram (“La storia della cavigliera”), tratta di una donna il cui marito è stato ucciso mentre cercava di vendere una delle sue cavigliere ad un orefice disonesto. (fonte wikipedia).

Vi è prova che in passato siano state utilizzate anche in Egitto e Medio Oriente.

Henna (Mehndi) (Henné)

Il Mehndi non è un gioiello anche se ne ha tutta la bellezza. Nelle nozze indiane il Mehndi ovvero il disegno all’henné (rosso, profondamente rosso, simbolo di potere e fertilità, come tradizionalmente è il vestito) applicato su mani e piedi ha un grande significato; la sera prima della celebrazioni del matrimonio ha luogo la ‘mehndi ki raat‘ o la “notte dell’hennè” durante la quale le donne di famiglia della sposa, mentre lei si rilassa, si cimentano per molte ore a realizzare, cantando e rallegrandosi dell’addio al nubilato, bellissimi disegni che rappresentano la forza dell’amore nel matrimonio. Il mehdi viene appicato in tutte le occasioni importanti, non solo il matrimonio, perché è considertao di buon auspicio.Talvolta il nome dello sposo viene nascosto tra gli intricati disegni e più è profondo il colore rosso più forte sarà l’amore. Il Mehndi serve anche ad invocare Ganesha, il dio dalla testa di elefante, figlio di Shiva, che supera gli ostacoli e che è molto caro a Lakshmi, la dea della ricchezza e fortuna.

I mehndi, sia quelli tradizionali che quelli più “moderni”, conservano il loro tema dominante che è quello della natura per onorare le fasi della vita ovvero la nascita, la nutrizione, la crescita e così via.

I mehndi inoltre servono ad allontanare le oscure forze maligne che portano sventure, malattie e morte e che potrebbero essere attratti dalla spettacolarità della cerimonia che certamente si fa notare.

Sembra infine che il mehndi abbia qualità curative e molti medici lo raccomandano per alcuni disturbi, come la pelle secca e per accelerare la guarigione di tagli e graffi. E’ utilizzato per migliorare il cuoio capelluto ed i capelli ed arrestarne la crescita.

Secondo Loretta Roome, un esperto di henné, nelle società in cui il mehndi è tradizionalmente utilizzato, i matrimoni sono spesso programmati in coincidenza con l’ovulazione. “E ‘un rito di fertilità. L’hennè è il colore del sangue, che rappresenta la rottura dell’imene. I musulmani chiamano il mehndi “succo d’amore” “.

(by PASSOININDIA)

contributo: http://www.exoticindiaart.com/article/jewelry

foto Payal fonte: http://blackbookfortheindianbride.com/solah-shringar-the-16-adornments-that-complete-a-hindu-brides-look/

se ti va, leggi anche: 

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https://passoinindia.wordpress.com/2015/06/22/i-gioielli-della-sposa-il-nath/

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I gioielli della sposa. Il nath.

Le donne (e le spose) indiane vogliono essere belle secondo la tradizione. Il naso è la caratteristica più importante di un volto e da esso dipende la sua fisionomia. Un bel naso ispira bellezza e, se questo è impreziosito da un anello, affascina chiunque lo guardi. Questo piccolo ornamento ha conquistato il cuore di poeti e pittori che hanno raffigurato donne indiane e dee ornate con decorazioni al naso. Gli anelli nasali o nath (nel sud si chiamano mukhuttis) sono molto comuni in India ma, in realtà, sono nati in Medio Oriente. E’ quasi certo che siano stati i Moghul a portare in India l’usanza di questa decorazione femminile. Tra i resti storici dell’antica architettura della civiltà indiana non vi sarebbero infatti raffigurazioni femminili con questo anello e neppure l’antica letteratura indiana ne farebbe menzione. Non vi sarebbe neppure prova di esso nelle sculture delle civiltà della valle dell’Indo o nelle sculture e pitture murali nei templi di Ajanta, Ellora, Badami, Bhuvaneshwar, Gaya, Mathura, Udaygiri eccetera. Nessuna prova del nath ci sarebbe nei reperti archeologici, ad esempio le monete, degli scavi di Harappa e di Mohenjadaro e in quelli dei regni dinastici Kushan e Gupta. Non vi sarebbe alcuna menzione di ornamenti al naso nella letteratura vedica o in altri testi sacri. Neppure nel Sangam, l’antica letteratura tamil, o nella letteratura sanscrita. Neppure è menzionato nella letteratura Amarkosh, l’antica lessicografia, cioè un dizionario di sanscrito scritto dall’ antico studioso indiano Amarasimha. Va detto tuttavia che secondo alcuni studiosi il Nath avrebbe uno stretto legame con la religione induista tanto che in alcune figure di dee, come ad esempio la dea della ricchezza Mahalakshmi, vi è rappresentazione dell’anello al naso.

Non vi è menzione del nath nel Natyashastra di Bharata, un antico trattato sulle arti, tra cui anche quella di abbellirsi, che elenca diversi ornamenti, scritto tra il 200 a.C. e il 200 d.C. ed attribuito a Bharata, considerato il padre dell’arte teatrale indiana. Il nath si trova invece tra le figure femminili del tempio di Khajurao o del tempio di Konarak. Solo dal 15°-16° secolo questo ornamento ha cominciato ad apparire nei quadri Rajput. Tuttavia, secondo la maggioranza degli esperti nel campo della gioielleria storica, le donne musulmane indossavano il nath e gli anelli al naso fecero la loro comparsa quando i Mughals governarono l’India. L’ anello al naso proveniva da culture islamiche ed è stato oggetto di scambio culturale tra gli indiani e gli arabi. Nei tempi antichi il nath era obbligatorio per ogni sposa musulmana. Così, gli ornamenti al naso hanno cominciato ad attrarre le donne indiane e dal 17 ° secolo hanno guadagnato popolarità in tutta l’India.

Al giorno d’oggi il nath è associato alla religione induista. Il piercing delle orecchie e del naso è un sacramento prescritto dal sanskaara (il dettame del buon comportamento indu) per tutti gli induisti. Per le femmine è prescritto non appena arriva la pubertà, o prima del matrimonio, come anche riportato nelle Scritture indù quale ad esempio il Sushruta-Samhita, un antico testo di medicina in sanscrito del 6° secolo a.C. E’ ormai usuale che l’anello al naso venga indossato durante la cerimonia del matrimonio quando la coppia gira sette volte intorno al fuoco sacro, secondo la cerimonia indu della Saath Pheras, per chiedere alla Dea Parvati lunga vita, prosperità e buona salute per il marito. Si ritiene che solo il marito possa offrire in dono a una donna il gioiello ornamentale del naso. In alcune regioni è usanza che sia lo zio materno della sposa a fargliene dono. In alcuni stati la dimensione del nath misura il potere finanziario del suocero della sposa. Il nath è quindi l’ornamento principale delle donne sposate. La notte delle nozze lo sposo lo rimuove per dimostrare la fine della verginità della sua sposa. Talvolta esso non viene rimosso e rimane un simbolo delle donne sposate come il Sindoor e il Mangal-Sutra ed è una parte essenziale del Shodash-Shringar, che descrive i sedici abbellimenti di una sposa. Se l’ornamento al naso cade o viene perso è considerato un cattivo presagio. In passato, si diceva che una ragazza non sposata o una vedova non potesse indossare il nath. Ma, al giorno d’oggi, in qualsiasi funzione culturale, matrimonio o festa religiosa, le donne di tutte le età lo indossano, per cultura, religione, glamour, moda. Ce ne sono di varie fatture secondo le diverse culture. Per finire, la antica medicina dell’agopuntura sostiene che il piercing naso porta benefici e, secondo quella ayurveda, le donne che hanno il loro naso bucato sulla narice sinistra abbiano meno dolore mestruale e più facilità nel parto. Quel che è certo è che sono davvero bellissimi!

Testo PASSOININDIA con l’ausilio di http://zora-nathcultureofindia.blogspot.it/

foto fonte: http://blog.gehnaindia.com/tag/nath/

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I gioielli della sposa. Bichua e chooda.

E’ frequente vedere, in India, donne e uomini indossare anelli ai piedi. Si chiamano Bichua e, come tanti altri monili indiani, hanno tradizionalmente un preciso significato culturale e religioso. Già nell’antico testo del Ramayana, Sita, rapita da Ravana, getta il suo anello per far sì che il Signore Rama la trovi. Da allora i Bichua appartengono al corredo di gioielli di una donna che sta per sposarsi. Spesso è lo sposo a porli sul secondo dito di entrambi i piedi della sposa, durante il rituale delle nozze e, da quel momento, connotano lo status di moglie della donna. Usualmente i Bichua sono in argento poiché l’oro, oltre ad essere considerato troppo onorevole per essere posto in zone sotto la vita, è simbolo della dea della ricchezza, Laksmi, e sarebbe un segno di irriverenza indossarlo sui piedi. I Bichua vengono indossati a coppie sul secondo dito di entrambi i piedi oppure anche su tutte le dita escluso il mignolo e, normalmente, non vengono mai rimossi. Anche gli uomini Tamil ne fanno uso da tempi remoti per farsi identificare come sposati. Anticamente, nelle culture più conservatrici, le spose avevano il volto coperto da un velo e allora un piccolo specchio che adornava il bichua consentiva loro di guardarsi. I Bichua avrebbero tuttavia anche altri “poteri”; infatti, oltre ad aumentare il vigore sessuale dell’uomo, curerebbero, secondo la riflessologia, i problemi ginecologici e, regolandone il mestruo, sarebbero un toccasana per l’apparato riproduttivo della donna; infatti, indossare l’anello al secondo dito del piede, massaggiando con la camminata il nervo che si collega all’utero e al cuore, aiuterebbe a riequilibrare il “prana”, cioè la “forza vitale” di cui ogni essere vivente è dotato, garantendo un buono stato di salute. L’argento, di cui è fatto quasi sempre il Bichua, è inoltre, un buon conduttore e perciò assorbirebbe l’energia polare della terra e la trasferirebbe al corpo.

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Ugualmente frequente in India, soprattutto, nel Punjab, è vedere donne indu e sikh indossare una grande quantità di braccialetti in entrambe le braccia. Sono i Chooda o Choora che le spose ricevono dalla madre o dallo zio materno ovvero 21 braccialetti di solito color avorio e rosso, un tempo in avorio, oggi per lo più in plastica. La sposa li indossa, dal polso all’avambraccio, per circa 40 giorni (un tempo anche per periodi più lunghi) dopo il suo matrimonio per ricordare alla gente il suo status di nuova sposa e solo il marito potrà rimuoverli. In questo periodo, per preservarne l’integrità, alla sposa è concesso astenersi dal fare i lavori domestici. Se resta incinta li può smettere anche prima del tempo.

(continua…)

PASSOININDIA

foto,fonte: http://www.sijo.in/?id=374

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