Gandhi arrivò a Roma il 12 dicembre 1931. Egli desiderava, tra l’altro vedere il Papa, che però non lo ricevette, pare per il succinto abito che indossava. Invece si incontrò con Benito Mussolini . Dopo incontrò Mussolini che disse di Gandhi “È un santone, un genio, che, cosa rara, usa la bontà come arma”. A sua volta Gandhi di Mussolini disse “Mussolini è un enigma per me. Molte delle riforme che ha fatto mi attirano. Sembra aver fatto molto per i contadini. In verità, il guanto di ferro c’è. Ma poiché la forza è la base della società occidentale, le riforme di Mussolini sono degne di uno studio imparziale. La sua attenzione per i poveri, la sua opposizione alla superurbanizzazione, il suo sforzo per attuare una coordinazione tra il capitale e il lavoro, mi sembrano richiedere un’attenzione speciale. […] Il mio dubbio fondamentale riguarda il fatto che queste riforme sono attuate mediante la costrizione. Ma accade anche nelle istituzioni democratiche. Ciò che mi colpisce è che, dietro l’implacabilità di Mussolini, c’è il disegno di servire il proprio popolo. Anche dietro i suoi discorsi enfatici c’è un nocciolo di sincerità e di amore appassionato per il suo popolo. Mi sembra anche che la massa degli italiani ami il governo di ferro di Mussolini”.
Sta lì…il nocciolo del problema…”la costrizione” ….
Quindi il papa di,allora non lo ricevette perché poco vestito…invece il cristo nella croce é vestito…..
Mah..
Saluti cari
.marta
E vero quello che dici. Non ci avevo pensato. Mi riferisco al Cristo sulla croce. Per il resto la storia ha raccontato i sui fatti…
Grazie per averci regalato un pagina di storia , oso dire, feriale.
Ignoravo che Il Mahatma e fosse venuto in Italia,
La storia rivela un sacco di sorprese. Vorrei conoscerla tutta.
Di questo viaggio mi son messa a indagare e vedi un pò che ho trovato..
“Nel suo diario il 13 dicembre 1931, il Mahatma annotava: «Oggi filati 180 giri».
Anche a Roma si era portato il suo charka, l’ arcolaio a ruota, per continuare a filare. Tutti, secondo lui, avrebbero dovuto filare almeno un’ ora al giorno, e poi tessere il khadi, stoffa simbolo dell’ indipendenza indiana.
Era convinto che in questo modo, filando e tessendo a mano, l’ India si sarebbe rigenerata. Che l’ arcolaio, il charka, era il simbolo della non-violenza. Aveva scritto nel 1921: «I tessuti che importiamo dall’ Occidente hanno letteralmente ucciso milioni di nostri fratelli e sorelle»”
Ah si lo sapevo. Aveva anche scritto una lettera al fuhrer. Mi fa tanto piacere che tu abbia approfondito. Sapevi che la famiglia dei Gandhi quella di Sonia non ha niente a che fare con lui?