Un interessante articolo (e immagine) tratto da http://romanzosportivo.altervista.org/calcio-incastrato-calcio-india/
Chi ha incastrato il calcio in India?
Tra le molte nazionali che non si sono qualificate ai Mondiali, tra cui la nostra povera Italia, c’è una squadra che non è stata e non sarà nemmeno considerata: l’India. E ciò è un peccato perché l’involuzione calcistica (ma anche sociale, politica ed economica come vedremo tra poco) merita un’attenta analisi che seguirà due direttrici principali: da una parte bisogna prestare attenzione al campionato Nazionale indiano, dall’altra occorre ripercorrere la storia della Nazionale con i suoi molti fallimenti ed i suoi rarissimi successi. Ma ci vuole un’introduzione socio-politica per provare a comprendere meglio un paese misterioso. Pronti?
Un Paese incomprensibile.
Il subcontinente indiano può contare su più di un miliardo di abitanti e su un sistema democratico consolidato che fa diventare la “perla della corona” (come veniva chiamata quando c’era ancora l’impero Britannico) la più grande erede del modello politico fondato ad Atene. Nei primi anni 2000 tutti gli economisti si aspettavano un’esplosione positiva dei due giganti asiatici, la Cina e l’India. La prima ha tenuta fede alle pretese e si è elevata a rango di superpotenza, la seconda ha tradito le attese per un difetto-pregio che l’India possiede: è visceralmente attaccata alle proprie tradizioni. In un Paese che è abituato ad andare ad un ritmo tutto suo e che, per fare un esempio, crede ciecamente nel sistema delle caste, una crescita economica poderosa come quella della vicina Cina è praticamente impossibile. In questo contesto generale è inserito il sistema calcistico, una novità che l’India, paese tra i più contraddittori ed anche tra i più tradizionalisti, non era disponibile ad accettare.
Il monopolio del cricket ed un campionato che non decolla.
Per analizzare il calcio indiano bisogna cominciare da una verità incontrovertibile: il cricket è, di gran lunga, lo sport più seguito ed anche quello che caratterizza questa Nazione. Centinaia di milioni di persone seguono le partite dello sport nazionale ed i migliori giocatori sono venerati come semi-dei. In questo contesto di monopolio assoluto, hanno cercato di introdurre il calcio. “Hanno” perché la nuova lega indiana, nata nel 2014, è inserita nel progetto di espansione iniziato da Blatter e portato avanti da Infantino (si veda la riforma per l’ampliamento del Mondiale a 48 squadre). L’Italia ha avuto un ruolo tanto importante quanto breve in questa avventura. Del Piero e Materazzi hanno militato ed allenato in questo campionato, e la Fiorentina ha acquistato una squadra per esplorare un mercato potenzialmente ricchissimo. Nell’estate del 2014 i titoloni sui giornali in Italia erano entusiasti e sembravano aver scoperto il nuovo mondo calcistico che aveva trovato nel Subcontinente una frontiera inesplorata. L’euforia è durata troppo poco, investimenti sempre più radi ed interesse internazionale precipitato. Poi c’è l’eterna rivalità con la Cina. Il campionato cinese di calcio ha superato quello indiano ma la sconfitta dell’India si è estesa su tutti i fronti. L’esplosione economica non è avvenuta ed i vecchi problemi (stupri e divisioni in caste su tutti) non sono stati risolti e ciò si ricollega allo spirito tradizionalista di un Paese unico nel suo genere. Così si arriva al 2017, adesso qualcuno sente parlare dell’Indian Super League?
Una nazionale insoddisfacente.
Il periodo d’oro della nazionale indiana è quello che va dal 1962 al 1970 ma la storia più incredibile è quella del Mondiale 1950. Siamo in Brasile, è il campionato del Maracanazo, e l’India è riuscita a qualificarsi. Ma rinuncia al Mondiale. Il perché di questo “gran rifiuto” è un mistero ma, a noi posteri, sono state tramandate due versioni. Una “nazionalista” ed una più assurda ma più probabile. La prima versione afferma che l’India, dopo aver visto il girone in cui era presente anche e soprattutto l’Italia del blocco “Gran Torino”, abbia rinunciato temendo una debacle clamorosa. La seconda versione narra che i giocatori dell’India abbiano rinunciato perché la FIFA aveva intimato di giocare con le scarpe ai piedi, cosa insostenibile per i fieri indiani che erano orgogliosi del giocare scalzi. Quindi l’India si ritira dall’unico mondiale a cui si era qualificata. Ma, come già detto, il periodo d’oro sono quei otto anni tra il ’62 ed il ’70. L’apice è il quarto posto ai Giochi Olimpici del 1956, poi ci sono una medaglia d’oro ai Giochi Asiatici, un quarto ed un terzo posto (sempre in questa competizione) tutto compreso tra 1962 ed il 1970. Dopo ciò un vuoto che ha fatto allontanare i tifosi indiani dalla passione per il calcio in concomitanza con un Medioevo calcistico che attende ancora un Rinascimento che tarda ad arrivare. I colpevoli sono parecchi: in primis un’organizzazione dei vivai inesistente, poi la presenza di allenatori “autoctoni” completamente impreparati ed il conseguente afflusso di allenatori stranieri che cercano solo di ottenere l’ingaggio più alto possibile. La stessa cosa vale per i giocatori “forestieri”, interessati solo all’ingaggio e subito pronti a fare le valigie. Parlando sempre di chi sta in campo, il livello medio degli indiani è bassissimo e non ci sono talenti in grado di prendere per mano una squadra depressa. Siamo ad un bivio, cosa vuole fare da grande l’India calcistica?
Può sembrare un’analisi pessimista che sembra non lasciare spazio nemmeno ad un bagliore di luce. Ma la situazione è veramente così critica. L’argomento di questo articolo potrebbe sembrare fine a sé stesso ma l’involuzione dell’India trascende il calcio e si immerge in una riflessione più globale su cos’è l’India. Come già detto, l’India non si è elevata al rango delle superpotenze perché non ha superato le sue tradizioni. La Cina, ad esempio, ha sacrificato la sua tradizione contadina sull’altare della globalizzazione. L’India non ha voluto farlo e questa non è una sua colpa ma, al contrario, è un atto di coraggio che testimonia la fierezza di quel Paese che una volta era definito il gioiello della corona.
Interamente tratto da
http://romanzosportivo.altervista.org/calcio-incastrato-calcio-india/