L’ULTIMO ATTO SPIRITUALE

Shakespeare fa contemplare a Giulio Cesare che “Di tutte le meraviglie che ho ancora sentito, mi sembra molto strano che gli uomini debbano temere, visto che la morte, una fine necessaria, verrà quando verrà“. Una delle più grandi paure è la paura della morte. Ogni religione cerca di prepararci ad affrontare questa inevitabilità.
Gli uomini passano la vita propiziando gli dei per una fine pacifica e una prosecuzione migliore della loro vita trascorsa sulla terra. Ogni religione sottolinea la responsabilità e la dovuta ricompensa o punizione per atti di omissione o commissione.
Anche se i medici cercano di salvare vite umane, possono fare solo quello. La vita, dopo che avrà fatto il suo corso, un giorno finirà. Ma possiamo fare qualcosa in modo che il corpo, anche dopo la morte, non venga sprecato. Può essere messo a frutto per salvare vite umane.
L’atto più spirituale che possiamo fare è impegnarci a donare i nostri organi. È l’ultimo atto di bontà e altruismo. Il dono della vista a chi non può vedere, un cuore a chi altrimenti perderà la vita, un rene a chi ha un disperato bisogno di vivere, e altre parti del corpo a chi ne ha bisogno affinché possa continuare a vivere.
Spiritualità, in ultima analisi, significa sapere che le nostre vite hanno un significato oltre il mondano, rendendosi conto che dobbiamo lasciare il mondo un posto migliore.
E cosa c’è di meglio che impegnarsi a donare i propri organi? Eppure, esitiamo ad abbracciare questo supremo atto spirituale.

Liberamente tradotto da https://economictimes.indiatimes.com/blogs/the-speaking-tree/the-ultimate-spiritual-act/