
In tema di Olimpiadi c’è una bella storia da raccontare. Quella del capitano della squadra di Hockey femminile Indiana,Rani Rampal.
“Volevo una fuga dalla mia vita; dalla mancanza di elettricità alle zanzare che ci ronzano nelle orecchie, dall’avere a malapena 2 pasti al vedere la nostra casa allagata. Ma non c’era molto che i miei genitori potessero fare: papà era un guidatore di carretti e Maa era una cameriera.
C’era un’accademia di hockey nelle vicinanze, quindi passavo ore a guardare i giocatori, volevo davvero giocare. Papà guadagnava 80 rupie al giorno e non poteva permettersi di comprarmi un bastone da hockey Ogni giorno chiedevo all’allenatore di insegnarmelo. Mi rifiutava dicendo: “Non sei abbastanza forte per superare una sessione di allenamento”.
Quindi, ho iniziato ad esercitarmi con una mazza da hockey rotta: correvo in un salwar kameez (vestito tradizionale indiano). Ma ero determinata e ho fatto fatica a convincere il mio allenatore.
Ma la mia famiglia mi diceva “non ti lasciamo giocare con la gonna”. Io supplicavo: ” per favore lasciatemi andare a giocare. Se fallisco, farò quello che volete. La mia famiglia cedette.”
La formazione sarebbe iniziata presto; non avevamo un orologio, quindi la mamma guardava il cielo per controllare se era ora di svegliarmi.
In accademia era obbligatorio per ogni giocatore portare 500 ml di latte. La mia famiglia poteva permettersene solo 200 ml; quindi lo mescolavo all’acqua.
Il mio allenatore mi sosteneva; mi comprava divise e scarpe da hockey. Si è anche preso cura delle mie esigenze dietetiche. Non persi nemmeno un giorno di allenamento.
Ricordo che vinsi Rs.500 in un torneo e diedi i soldi a papà. Non aveva mai tenuto così tanti soldi nelle sue mani. Promisi alla mia famiglia: “Un giorno avremo una casa nostra”; Ho fatto tutto ciò che era in mio potere per lavorare in tal senso.
Dopo aver rappresentato il mio Stato, finalmente ricevetti la convocazione in nazionale a soli 15 anni!. I miei parenti mi chiedevano quando mi sarei sposata. Ma papà diceva: “Gioca fino a quando non sei contenta”. Con il sostegno della mia famiglia, alla fine sono diventata il capitano della squadra di hockey indiana!
Poco tempo dopo, venne a trovarci l’amico di papà. Portò con sé sua nipote e mi disse: “È ispirata da te e vuole diventare una giocatrice di hockey!” Ero così felice!
E poi, nel 2017, mantenni la promessa che avevo fatto alla mia famiglia e comprai una casa. Piangemmo e ci stringemmo l’un l’altro! E non ho ancora finito; quest’anno, sono determinato a ripagare loro e il coach con qualcosa che hanno sempre sognato: una medaglia d’oro da Tokyo”.
La squadra femminile indiana di hockey non ha conquistato il podio ma si è piazzata al quarto posto con un piazzamento comunque storico.
Brava, anzi bravissima. Non mollare, mai, tra tre anni c’e’ Parigi e potrai finalmente vincere. Tantissimi auguri.
Grazie mille per averci raccontato la sua storia