JAIPUR è diventato sito del Patrimonio del UNESCO

Jaipur city palaceLa città rosa di Jaipur, è diventata un sito del patrimonio dell’Unesco. È la prima città pianificata dell’India fondata da Sawai Jai Singh II nel 1727, ed è solo la seconda città indiana a comparire nella prestigiosa lista.

Jaipur è stato certificato come sito del patrimonio mondiale dal direttore dell’UNESCO, il generale Audrey Azoulay, durante l’evento speciale il 05 di febbraio, mercoledì nella storica Albert Hall nella Città Rosa.

La pianificazione urbanistica di Jaipur mostra uno “scambio di antiche idee indù, Mughal e occidentali contemporanee” che ha plasmato la città, una nota dell’Unesco aveva precedentemente notato. La città ospita vari stili architettonici, un esempio della fusione di culture.

La dichiarazione sottolineava che Jaipur era “anche un esempio eccezionale di città commerciale tardo medievale nell’Asia meridionale e che definiva nuovi concetti per un fiorente centro commerciale e commerciale. Inoltre, la città è associata alle tradizioni viventi sotto forma di artigianato che hanno un riconoscimento nazionale e internazionale “. 

per saperne di più su Jaipur leggi dal nostro sito https://www.passoinindia.com/single-post/2016/05/22/Jaipur-la-citt%C3%A0-rosa-del-Rajasthan

Le Sette Sorelle: Un viaggio nelle remote terre dell’India dell’est

Il nord est dell’India, chiamato anche la terra delle sette sorelle, è una regione ancora poco battuta dai turisti, e viene infatti definita come un posto vergine, selvaggio e incontaminato dalla modernizzazione che ha coinvolto il resto del mondo. In questa regione, protetta dalle montagne, l’unico punto di accesso dall’India è lo stretto corridoio di Siliguri, appena 30 km di terra, che la separano dal resto del paese. Le caratteristiche principali di questo territorio, sono la sua straordinaria ricchezza e diversità etnica, le sue credenze e le sue tradizioni folcloristiche portate avanti, ancora oggi, come forte simbolo di identità da parte delle moltissime tribù che vivono in queste alture. I difficili collegamenti con il resto del paese hanno preservato questa regione dalle forti contaminazioni industriali e hanno permesso a queste popolazioni di mantenere preservati i propri habitat naturali, vivendo a contatto con una natura ancora selvaggia e permettendo loro di respirare ancora aria pulita. Tutte le popolazioni che abitano in queste terre, vivono a stretto contatto con la natura, rispettandola, seguendone i ritmi e ricavando da quest’ultima la principale fonte di sussistenza. Circa il 60 – 70% della popolazione, principalmente tribale, ha influenze tibeto-birmane, mongole e austro asiatiche, e vengono professate religioni collegate ai culti tribali, con minoranze  induiste, cristiane, islamiche e jainiste. Il clima subtropicale e le pioggie monsoniche hanno aiutato a creare, in questo contesto, uno dei pochi ecosistemi selvaggi ancora non contaminato dall’intervento umano. Le foreste pluviali del nord est sono un tesoro di diversità ecologica che ospita diverse specie di mammiferi (il rinoceronte con un corno, elefanti, tigri, leopardi etc.) rettili, uccelli e un ricchissima flora. Numerosi i parchi nazionali e le riserve e non è raro che capiti di scoprire nuove specie. Le stupende valli del potente fiume Brahmaputra incantano i viaggiatori al primo sguardo, riportandoli indietro nel tempo, permettendogli di dimenticare ogni preoccupazione e introducendoli in una lenta ma straordinaria sintonia con la natura e con il pianeta.  Le rapide del potente fiume salendo controcorrente nelle montagne himalayane, sono il posto migliore per mettere alla prova il vostro temperamento. I verdi giardini di thè dell’Assam formano delle distese dove comodamente si possono sorseggiare tazze del migliore thè del mondo e godere di viste spettacolari. I maestosi fiumi e le potenti rapide, le imponenti montagne dell’Himalaya sui tre lati, le dense foreste che riecheggiano dei versi degli animali che le abitano, le vivaci tribù che convivono con l’ambiente circostante in simbiosi perfetta e il dolce aroma del thè nell’aria rendono  il nord est dell’india un posto ancora tutto da scoprire.

Assam:

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Lo stato dell’Assam è coperto da un’infinita distesa di piantagioni di thè e foreste selvagge. Il potente fiume Brahmaputra lo taglia in due parti, preoccupandosi dei principali bisogni della sua gente, tra cui acqua e cibo e creando paesaggi mozzafiato. La capitale della regione è Dispur, e la città più grande è Guwahati. Questo stato che divide i suoi confini con il Bhutan e con il Bangladesh da cui ultimamente sono arrivate forti ondate migratorie, è famoso nel mondo per il suo thé, le sue risorse di olio e petrolio, la seta miga e una richissima biodiversità. Il periodo dei monsoni benedice questa terra con pioggie molto forti e permette alle verdeggianti distese di crescere rigogliose. Per poter dire di aver esplorato l’Assam bisogna almeno: visitare una piantagione di thè e godere del panorama e del gusto di un buon thè ricavato da foglie appena raccolte, un’esperienza che non può mancare nella patria che di questa bevanda è una delle maggiori produttrici. Inevitabile una visita ad una delle riserve naturali o parchi nazionali di cui l’Assam è ricchissimo, un paradiso per gli amanti della natura, con circa 15 aree protette di natura selvaggia, tra cui due famose al mondo ovvero il Kazaringa National Park, patrimonio Unesco, e il Manas Wildlife Sanctuary. Come già accennato nell’introduzione qui si può trovare il rinoceronte ad un corno e molti altri animali come la tigre, il bufalo selvaggio, il cervo maculato, il langur dorato, il leopardo maculato, la civetta gigante, il gatto dorato, l’elefante asiatico , rettili, uccelli tra cui l’hornbill ovvero il famoso uccello simbolo nazionale, il pellicano migratore, il picchio dell’Himalaya e numerosissime specie di piante inclusa un’ampia varietà di orchidee. Non può certo mancare un giro in barca nel fiume Brahmaputra, uno dei più grandi fiumi dell’India che scorre per km nelle maestose montagne himalayane prima di arrivare in Assam dove, una volta giunto si distende nelle pianure diventando il fiume più largo dell’India, superando spesso gli 11 km di larghezza e creando larghe isole fluviali. Se sarete fortunati riuscirete a vedere i delfini cavalcare le onde di questa straodinaria potenza della natura. Vale proprio la pena fare una visita  all’isola Majuli, la più grande isola fluviale che ospita una vivace cultura tribale, famosa per la lavorazione di terracotta e nella creazione di maschere. Nota per la sua cultura Vaishnavita, è il posto ideale per ritrovare la giusta spiritualità e un pò di calma.  Ovviamente non deve mancare una curiosa esplorazione del patrimonio artistico locale tra cui troverete la danza tipica praticata dalle popolazioni dell’Assam, sia dagli uomini che dalle donne e chiamata “Bihu”, che risulta essere molto classica ed elegante. Infine un must è l’assaggio della birra locale la “ lau pani” o birra di riso prodotta dalla fermentazione della birra e con un sapore molto dolce. I piatti locali sono principalmente pesce e maiale in tipiche rivisitazioni locali.

Meghalaya: la terra sopra le nuvole

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Lo stato di Meghalaya è una delle regioni più piovose al mondo. La pioggia viene portata dal monsone annuale, che con dense nuvole che si alzano dal golfo del Bengala per arrivare in India, culmina riversando tutta la sua potenza, sugli altipiani della regione. Come risultato delle piogge abbondanti, in questo stato si trovano due tipi di paesaggi: da una parte quello delle verdeggianti foreste pluviali e dall’altra quello delle terre brulle, consumate dall’erosione delle piogge incessanti. Questo fenomeno naturale delle piogge abbondanti, è stato determinante nello scolpire il paesaggio locale e nel trasformarlo in un paradiso, ideale per tutte quelle anime viaggiatrici in cerca di una fuga romantica. Tra le cose da fare, bisogna assolutamente visitare le numerosissime cascate di cui la regione è ricca, da quelle che scendono precipitosamente da altezze vorticose a quelle che presentano un aspetto più calmo e meno impetuoso, considerate nella mitologia locale, porte di accesso per regni ultraterreni. E poi c’è sempre il rischio di inciampare su delle cascate segrete, campeggiare una notte sotto le stelle e ubriacarsi  nell’inebriante atmosfera di un regno incantato. Una spedizione alla scoperta delle grotte misteriose nascoste alla luce del sole, deve essere inserita nella lista delle cose da fare, moltissime infatti le grotte dove è possibile ritrovare tracce di un’epoca remota e passaggi segreti dove abitano uniche e straodinarie forme di vita. Un ecosistema questo ancora poco conosciuto che rende questi posti selvaggi e puri nella loro naturalezza. Ogni estate quando le piogge assumono dimensioni abbondanti, i numerosi fiumi e ruscelli dello stato riprendono vita con rapide fragorose e assordanti che impediscono alle popolazioni locali di attraversarli. Ma l’intelligenza umana è sempre pronta a trovare la soluzione per superare gli ostacoli e qui le soluzioni sostenibili sono tra le più affascinanti: in questo caso le tribù hanno realizzato una meravigliosa opera d’arte chiamata “il ponte delle radici viventi. Alle estremità opposte del fiume sono stati piantati due alberi di fico con le cui radici, nel corso degli anni, le tribù hanno intessuto una fitta trama con la quale hanno realizzato un ponte indistruttibile, ovviamente ci sono voluti 50 anni affinchè si potesse trarre il frutto di questo straordinario lavoro. Un esempio di altissima sostenibilità ambientale. Mawlynnong, conosciuto solo da pochi anni è noto per essere il più pulito villaggio dell’Asia, e se vi capita di passeggiare in uno dei suoi viali avrete modo di constatare la vericidità di questa affermazione se non addirittura innamoravi di questo villaggio. Gli abitanti del posto si chiamano khasi e sono persone straordinarie, amanti della natura e estremamente entusiaste con delle storie e delle tradizioni che coinvolgono ogni aspetto della vita quotidiana, abitano in delle graziosissime casette decorate con un’estrema varietà di fiori che colorano e illuminano l’atmosfera del villaggio. I turisti sono invitati a pernottare in una delle case sull’albero e i soldi ricavati dal turismo vengono riutilizzati per mantenere pulito il villaggio e per salvaguardare la foresta circostante. Sempre nelle vicinanze si trova una cascata con una piscina naturale che forma una  laguna dove poter approfittare di un bel bagno. Molte le escursioni da fare nei villaggi in prossimità tra cui il villaggio Skyview da cui poter godere di una spettacolare vista sulle piane del Bangladesh. Se l’intero stato di Meghalaya riceve piogge in abbondanza, la stazione collinare di Cherrapunji insieme a quella di Mawsyram ricevono piogge esasperate ogni anno e sono riconosciute come le zone più piovose e bagnate della terra. Un posto ideale per viaggiatori non convenzionali. Qui si trova la Nohkalikai, la terza cascata più alta del’India.

Manipur:

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Manipur si trova strategicamente nel punto estremo delle province del nord est dell’India , al confine con la Birmania, circondato dalle colline dell’est dell’Himalaya, ed’è uno stato considerato come passaggio per il sud est dell’Asia. Definito come la terra dei gioielli, ancora poco conosciuto, si presenta come una destinazione ottimale per gli amanti delle avventure e della natura, con morbide colline blu, valli rigogliose, laghi, fiumi e foreste, insomma un’esplosione di natura. Nel caratteristico lago di Loktak, in mezzo al labirinto di piccoli canali di navigazione e colorate piante acquatiche, si trovano piccole isole, vere e proprie biomasse galleggianti dove gli abitanti del lago hanno creato piccoli insediamenti umani. Questo è l’unico parco nazionale al mondo, interamente gallegiante. Nel versante opposto troviamo valli ondeggianti coperte da foreste di bamboo. La danza nazionale dello stato è la famosissima danza Manipuri e moltissimi i festivals celebrati durante l’anno.

Mizoram:

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Mizoram è un posto collinare situato nella punta a sud del nord-est dell’India, coperto da foreste verdeggianti che brulicano di piante di bamboo, una natura vibrante, montagne a strapiombo e cascate mozzafiato, lo stato ospita numerose attrazioni riverbero di un vecchio folclore e villaggi pittoreschi di case realizzate su palafitte, in un’atmosfera dove una coperta di nebbia mattutina si solleva tra le colline e le montagne. Questa è la terra di coloro che vivono le montagne o Mizos, un popolo fortemente legato alla natura, spensierato e gioviale. Un posto ideale per ritrovare un pò di serenità lontano dal caos delle città moderne. Questo stato offre una bellezza straordinaria con una varietà di paesaggi che si compongono dalle catene di Aizawl, alle profonde gole della montagna di Hmuifang, dalla valle di Champhai all’elevata vetta del Blu Mountain National Park. Le colline sono armonizzate da stupende cascate e laghi quali il Vantawng Fall , il Tam Dil e il Rih Dil luoghi ideali dove godere viste mozzafiato degli altopiani. Nonostante la forte presenza di missionari abbia influenzato le credenze locali, sono ancora presenti alcuni culti tribali.

Tripura:

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Tripura è il terzo stato più piccolo del paese, una lussureggiante regione al confine con il Bangladesh. Con una sola autostrada che lo connette al resto del paese, Tripura è rimasta sempre fuori dai principali collegamenti e poco ancora si conosce riguardo ai suoi segreti e alle sue attrazioni. Una terra selvaggia ampiamente coperta di vegetazione, con cinque catene montuose intervallate da vallate e un clima tropicale con abbondanti piogge durante la stagione monsonica. La sua popolazione vive soprattutto di agricoltura, artigianato e servizio civile. le varie culture dello stato coesistono nell’armonia e nel rispetto. Gli elementi tipici della cultura Indiana, specialmente della cultura bengoli, hanno trovato il giusto equilibrio con le pratiche tradizionali dei gruppi indigeni, e ciò è ampiamente dimostrato nelle danze, nel modo di vestire, nella musica, nelle celebrazioni  dei matrimoni e nelle festività uniche nel loro genere che rendono questo posto estremamente caratteristico. Piccolo ma incantevole, questo luogo affascina viaggiatori con paesaggi incantevoli, luoghi antichi, monumenti, musei , colline ondeggianti, splendidi giardini, templi e una natura selvaggia.  Moltissime le leggende, le storie, i miti e le canzoni che rendono questo posto ancora più misterioso.  Numerosi  i luoghi che ne testimoniano la cultura, tra cui: le incisioni nella roccia di Unakoti, il palazzo sull’acqua di Neermahal, la libreria del palazzo di Ujjayanta e moltissimi altri.

Nagaland:

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Lo stato montuoso del Nagaland si trova all’estremità orientale del nordest dell’India al confine con la Birmania e ospita circa sedici differenti tribù Naga, ognuna con differenti culture, tradizioni e linguaggi. È una terra di festivals e di folclore celebrati da secoli di tradizioni. Qui, ogni anno, si tiene il famoso festival di Hornbill, dove per circa una settimana vengono celebrate le tradizioni delle tribù locali e rappresenta uno dei più grandi eventi turistici della zona. Kohima, la capitale dello stato è conosciuta come sede del festival e a livello storico testimonia importanti battaglie della Seconda Guerra Mondiale. Dimapur, la città collinare più grande dello stato, è un centro di commercio, ben connesso con le altre città della regione e collega il Nagaland con altre parti dell’India con regolari servizi di trasporto aereo e ferroviario. Wokha e Mokokchung, nell’estremità occidentale furono le prime città di questa regione, ad essere fondate dagli inglesi. In alcune delle città orientali del Nagaland, come Mon e Tuensang, si possono facilmente incontrare i famosi cacciatori di teste e ascoltare le loro storie di lotte e di conquiste. Alcune parti remote del Nagaland  possono essere considerate come zone selvagge di frontiera scoperte solo di recente. La bellezza del Nagaland si può testimoniare nelle maestose montagne di Japfu, nell’incantevole valle di Dxukou, nelle colline coperte di vegetazione di Patkai e soprattutto nelle aree tribali dove le popolazioni conservano ancora fortemente le proprie tradizioni.

Arunachal Pradesh:

“Il paradiso in terra, un luogo di latte e miele nelle valli nascoste dell’Himalaya , dove nessuno invecchia o nasce brutto.” Molti viaggiatori dopo aver scalato alcune della cime dell’Himalaya, esplorato valli su valli, alla ricerca di questo posto, hanno trovato in questa descrizione di James Hilton, l’esatta definizione dell’Arunachal Pradesh. Questo regione, grazie alla sua collocazione, nell’estremo oriente del paese, viene chiamata “la terra delle montagne illuminate dall’alba”. L’intera terra ferma si trova nella catena orientale dell’Himalaya, una terra di una suprema bellezza e di ricche tradizioni secolari. La variazione climatica e di altitudine della regione si manifesta in una varietà di paesaggi e foreste che conservano una delle più grandi biodiversità del pianeta. Se si parla di topografia e di appartenenza etnica, l’Arunachal Pradesh rappresenta un universo a sè stante. Nove larghi fiumi dell’Himalaya attraversano lo stato per giungere fino alle pianure dell’Assam, incluso il grande Brahmaputra. Ognuno di questi fiumi e i suoi tributari formano vallate spettacolari, come la famosa Ziro Valley, che restano separate le une dalle altre e dal resto del mondo esterno a causa delle scarse infrastrutture e delle montagne attraversate da foreste, difficili da raggiungere e da conquistare. Ancora oggi molti sono gli abitanti dei villaggi che prima di raggiungere i più vicini negozi di alimenti devono attraversare km per giorni. Questa separazione, dovuta alle condizioni estreme della natura, ha preservato una spettacolare diversità di culture antiche e di gloriosa una flora e fauna alimentata dai nove fiumi. Incredibilmente, in uno stato piccolo come l’Arunachal Pradesh, si parlano circa novanta diversi linguaggi. Più di quaranta le tribù e le sotto tribù che vivono qui e che portano con sè tracce di storie indigene appartenenti alle remote terre della Mongolia e del Sud-Asia. Grazie all’attività dei governi locali questa regione si sta aprendo al mondo esterno e molte sono le attività di promozione e conservazione delle aree tradizionali attraverso festivals e turismo sostenibile.

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Il periodo migliore per visitare questi posti ed evitare piogge torrenziali è quello da Novembre ad Aprile/ metà Maggio, se invece volete godere della natura lussureggiante e dell’atmosfera magica durante le piogge, allora il periodo è quello del monsone da metà Maggio a Settembre/Ottobre , attenti a frane e alluvioni però!

Per gli itinerari sul nord est India visita https://www.passoinindia.com/nord-est-india-e-orissa

Buon viaggio e stay tuned!!

 

La valle dei fiori, terra delle fate.

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La valle dei fiori è un parco nazionale nello stato di Uttarakhand e copre un territorio di 87 Kmq., con una lunghezza di circa 8 km. ed una larghezza di circa 2 km.

Questo parco paradisiaco era sconosciuto finché, nel 1931, fu scoperto dal grande alpinista Frank S. Smith. Dal 2004 è diventato patrimonio mondiale dell’Umanità, inserito nella rete di Riserve della Biosfera.

Questa meraviglia si trova in una zona davvero particolare che è il punto di conversione delle catene dell’Himalaya, Zanskar e Himalaya orientale. Questo paese che, secondo credenze del luogo, sarebbe abitato dalle  fate, è protetto da montagne innevate alte da 3352 a 3658 metri sopra il livello del mare ed è circondato da magnifiche catene montuose e ghiacciai scintillanti.

Incontaminata dall’essere umano, questo lembo di terra è ghiacciata nei mesi più freddi e, come per miracolo, mostra tutta la sua bellezza nei mesi più caldi quando la natura, con le piogge monsoniche, si risveglia e regala la sua spettacolare flora esotica ed endemica che appare un grande tappeto colorato.

Fare una semplice passeggiata in questa terra magnifica di cascate, piccoli corsi d’acqua, prati fioriti, vette maestose offre un’esperienza unica e indimenticabile. La bellezza di questo ambiente attira amanti della natura, fotografi e botanici.

Come raggiungerlo: La valle dei Fiori si trova a 300 chilometri a nord di Rishikesh, nei pressi di Badrinath. Dovete viaggiare su strada fino a Govindghat dove parte il percorso a piedi per arrivare alla Valle dei Fiori. Govindghat si trova a 20 km. prima di Badrinath.

Periodo di fioritura: i mesi di luglio, agosto e settembre sono i migliori per esplorare lo splendore di questo magnifico luogo. A giugno la neve inizia a sciogliersi e le piante iniziano la loro germinazione. Entro luglio tutti i fiori sono in piena fioritura.

Date di apertura e chiusura della Valle dei fiori: Aperto dal 1° giugno di ogni anno dalle ore 7.00 con ultimo ingresso alle ore 14.00. Chiusura il 4 ottobre.

Testo by PassoinIndia

Ladakh, la terra degli alti passi Himalayani

Il Ladakh, nell’estremo Nord Indiano, lungo l’alta Valle del fiume Indo, lascia senza fiato. Geograficamente è la continuazione naturale della catena himalayana, con montagne alte più di 6.000 metri, che incornicia Tibet, Nepal e Bhutan. La sensazione naturale che ne ebbi quando vi misi piede era di trovarmi in cima al mondo. Percorsi questa Terra in fuori strada lungo angusti tratti di montagna su altissime strade carrozzabili; il passo più alto, il Kardung-La è a ben 5359 mt. Il Ladakh è un intricato sistema di valli, gole, monti, laghi e fiumi che lo rendono particolarmente attraente per  escursionisti, fotografi, ciclisti, motociclisti, e viaggiatori in genere. Un contrasto di colori dall’azzurro del cielo macchiato da candide nuvole,  al verde dei prati coltivati ad orzo e colza, dallo scuro delle grandi ombre dei monti al leggero fluttuare degli alberi dei pioppi e di quelli da frutto. Quel giorno di aprile partii da Leh, capoluogo del Ladakh, dove le tradizioni si sono fermate. La direzione era la Valle di Nubra che, insieme alla valle di Shayok si apre a nord della cittadina Leh, attraverso il Kardung-La, dove iniziò a nevicare. Scenari da fiaba fuori dal finestrino, sembravano non poter interrompere quel magnifico percorso di infinite emozioni.

ladakh la terra degli alti passi

 

La neve cessava man mano che si riscendeva verso le valli finché le vidi, verdissime, preservate dalla civiltà grazie al loro isolamento. Nella Valle di Nubra c’è persino un deserto di alta quota con dune di sabbia che si indorano al tramonto. Dietro, le catene montuose del Karakorum, il Naga Prabat (8.126 mt.) e il K2 (8.611 mt.). Dormii in un campo tendato, coccolata con te e biscotti, accarezzata da un silenzio e da un cielo basso, punteggiato di stelle splendenti che sembrava voler entrare dentro il letto. Un altro giorno fu memorabile. Mai avrei pensato di giungere così vicina alla Cina. C’è un grande lago, a 5 ore di strada da Leh, incantevole e di un incredibile colore azzurro e trasparente, il Pangong Tso, nella terra orientale del Ladakh, verso il Tibet. Seppi di altri, ugualmente straordinari, come il Tso Moriri e il Tso Kar che in quel viaggio non vidi. Ma mi bastò il Pangong, a 4.250 mt., il più grande della catena himalayana, dove mi fermai qualche ora, in una leggera e fresca brezza che increspava l’acqua del lago e pareva trasportare stormi di uccelli vivacissimi e migratori. Intorno, i campi tendati, spartani, dei viaggiatori come me, mi facevano riflettere sul senso del viaggio. Riparandomi il volto dal sole, cercai il confine orientale del lago, che si estendeva per altri 100 chilometri fino ad arrivare in terra cinese, perchè i due terzi della lunghezza del lago si trovano in Tibet. Mi immaginavo il candore del lago in inverno, quando ghiaccia, pur essendo di acqua salmastra. Ad ovest del Ladakh, il passo di Fatu La, (a 4.147 m.s.l.m.), segna il confine con il Kashmir sulla strada che conduce a Kargill e Srinagar, lungo un percorso lunare inciso in aspre montagne. La porta sud del Ladakh è invece l’Himachal Pradesh attraverso il Taklang Pass (5.328 mt.), lungo una strada di alta quota che parte da Manali e che oggi potrebbe definirsi la “mother road” indiana. Se scegli il percorso più comodo, prendi un volo da Delhi e sarai  a Leh in poco più di un’ora, sorvolando bianchissime montagne, antipasto di un viaggio indimenticabile.

testo e foto di copertina by PASSOININDIA

proposte di viaggio in Ladakh  al sito http://www.passoinindia.com/#!ladakh/c118i

Ladakh road

Oltre lo sguardo.

Abbiamo già  parlato di Steve Mc, Curry quando i supi capolavori fotografici furono esposti alla mostra fotografica “Viaggio inrono all’uomo” che si tenne a Genova un anno e mezzo fa.

Oggi le sue immagini sono espote alla Villa Reale di Monza dal 30 ottobre 2014 al 6 aprile 2015 con il titolo “STEVE MC. CURRY. OLTRE LO SGUARDO”.

Steve McCurry è nato il 23 aprile 1950 nella piccola città di Newtown Township, in Pennsylvania.

Dopo aver lavorato al Today’s Post presso il King of Prussia per due anni, partì per l’India come fotografo freelance. È stato proprio in India che McCurry ha imparato a guardare ed aspettare la vita. “Se sai aspettare”, disse, “le persone si dimenticano della tua macchina fotografica e la loro anima esce allo scoperto”.
Travestito con abiti tradizionali, ha attraversato il confine tra il Pakistan e l’Afghanistan, controllato dai ribelli poco prima dell’invasione russa. Quando tornò indietro, portò con sé rotoli di pellicola cuciti tra i vestiti.
McCurry ha poi continuato a fotografare i conflitti internazionali, tra cui le guerre in Iran-Iraq, a Beirut, in Cambogia, nelle Filippine, in Afghanistan e la Guerra del Golfo.

McCurry si concentra sulle conseguenze umane della guerra, mostrando non solo quello che la guerra imprime al paesaggio ma, piuttosto, sul volto umano. Egli è guidato da una curiosità innata e dal senso di meraviglia circa il mondo e tutti coloro che lo abitano, ed ha una straordinaria capacità di attraversare i confini della lingua e della cultura per catturare storie di esperienza umana. “La maggior parte delle mie foto è radicata nella gente. Cerco il momento in cui si affaccia l’anima più genuina, in cui l’esperienza s’imprime sul volto di una persona. Cerco di trasmettere ciò che può essere una persona colta in un contesto più ampio che potremmo chiamare la condizione umana. Voglio trasmettere il senso viscerale della bellezza e della meraviglia che ho trovato di fronte a me, durante i miei viaggi, quando la sorpresa dell’essere estraneo si mescola alla gioia della familiarità”.


Il ritratto più famoso di McCurry, Ragazza afgana, è stato scattato in un campo profughi vicino a Peshawar, in Pakistan. L’immagine è stata nominata come “la fotografia più riconosciuta” nella storia della rivista National Geographic ed il suo volto è diventato famoso ed è ora ricodato come “la foto di copertina di giugno 1985″. .L’identità della “Ragazza afghana”, è rimasta sconosciuta per oltre 17 anni finché McCurry ed un team del National Geographic trovarono la donna, Sharbat Gula, nel 2002. Quando finalmente McCurry la ritrovò, disse: “La sua pelle è segnata, ora ci sono le rughe, ma lei è esattamente così straordinaria come lo era tanti anni fa”.

Anche se McCurry fotografa sia in digitale che in pellicola, ha ammesso la sua preferenza per quest’ultima. Eastman Kodak concesse a McCurry l’onore di utilizzare l’ultimo rullino di pellicola Kodachrome, che è stato prodotto nel luglio 2010 da Dwayne’s Photo (nella città di Parsons in Kansas) e che sarà ospitata presso la George Eastman House.

fonte: Wikipedia
foto: McCurry (e chi se no?)

Ore lo Sguardo 
Villa Reale di Monza
30 ottobre 2014 – 30 aprile 2015

 

Il bellissimo video promozionale del Nord Est Indiano.

 

Sono eclissato

dalla quiete che ho intorno

Cammino da solo

tra i misteri che ho dentro

Mi crogiolo

nei sussurri fluttuanti del silenzio

nelle scosse assordanti

So che ogni passo avanti

è un passo verso l’interno

influenzato dal vento vergine

Questo percorso mi apre

ad un mondo nuovo che si risveglia

nel profumo di una nuova piega

Prego nel silenzio

per invogliare gli dei

ad aprire la porta

perché possa

guardarmi dentro

Sono di nuovo un bambino

che raccoglie ricordi di ghiaia

mi attiri

nel tuo ballo di serenità

chiedendo a tutto il mio essere

di unirsi

seguendo il semplice desiderio di aprirsi ….

 

(Liberamente tradotto da Passoinindia)

Le tigri del Ranthambore Wildlife Sanctuary- Rajastan.

Se decidi di di visitare il Ranthambore National Park è perché è uno dei più grandi parchi nazionali nel nord dell’India. Dopo una tappa consigliata alla ammaliante città rosa di Jaipur, puoi raggiungere il Parco dopo un viaggio di 160 km e circa 4 ore di strada. Senz’altro con un volo da Jaipur ci si impiega di meno ma il Rajastan ha il suo bel fascino da gustare da vicino anche se forse con un treno per Sawai Madhopur, a circa 11 km di distanza dal parco, si può risparmiare qualche rupia. Quando arrivi a Rathambore ti trovi davanti un magnifico paradiso. Con sole 800 Rupie è possibile partecipare ad uno dei safari di più o meno 3 ore che vengono organizzati con jeep o furgoni per vedere le tigri e tutta l’altra straordinaria fauna selvatica che abita il parco, tra cui leopardi, cinghiali, cervi, antilopi, iene, scimmie, manguste, orsi, rettili, aquile, avvoltoi, gru, cicogne, pavoni e ben altre 270 specie di uccelli. Questo regno degli animali di 392 km² è arredato da grandi banyan, foreste decidue, ampi manti erbosi e corsi d’acqua (il Banas e il Chmbai), laghi e 539 specie di piante da fiore. Ma è per le tigri che si va a Rathambore. La sua condizione di esclusivo territorio di caccia della famiglia reale di Jaipur, che vietava il pascolo e l’abbattimento degli alberi, aiutò la sua conservazione pur non impedendo alla risicata popolazione locale, contro il pagamento di una tassa annuale, di ivi approvvigionarsi di legna, prodotti della terra, acqua ecc. Ma quando essa aumentò di numero e fu permesso di operare tagli di alberi per uso commerciale, la situazione cominciò a peggiorare e, anche per via del bracconaggio, intono al ventesimo secolo, quel bellissimo habitat cominciò ad essere in pericolo. Così, lo stato di Jaipur creò nel 1925 la Sovrintendenza delle foreste e nel 1939 una legge per la loro conservazione, inclusa la zona di Rathambore.

Nel 1953 fu emanata la legge statale per la protezione delle foreste che diede ad esse maggiore protezione giuridica fino a che nel 1955 la zona di Rathambore venne dichiarata Santuario di Sawai Madhopur. Ma la caccia legale continuò fino al 1973 quando il Progetto Tigre avviato dal Governo indiano e dal WWF cominciò un piano per ripopolare di tigri la zona. A quel tempo c’erano 16 villaggi all’interno del santuario ma, tra il 1976 e il 1979, 12 di questi villaggi furono spostati al di fuori del santuario e finalmente nel 1980 Rathambore divenne Parco Nazionale poi ampliato nel 1981 con l’annessione di altri territori, il Sawai Man Singh (130 kmq)e il Keladevi (647 kmq). Ma il bracconaggio non si fermò e quando, nei primi anni ’90, toccò livelli insopportabili, le autorità forestali diventarono rigorose e la popolazione delle tigri cominciò di nuovo a crescere. Nel 2001 si contavano circa 40 esemplari, più o meno 10 tigri per 100 km quadrati, a quel tempo uno dei più alti al mondo. Tra il 2003 e il 2004, la domanda di pelle di tigre da parte di Cina e Tibet incentivò ancora il bracconaggio. Nel 2005, quando a Rathambore vivevano 26 tigri (nel 1982 se ne registrarono invece 44), le autorità riuscirono ad arrestare parte dei bracconieri e da allora questa pratica non fu più una grave minaccia per le tigri che poterono figliare e crescere i loro cuccioli. Secondo fonti non governative, nel 2008 si contarono nel Parco 34 tigri e più di 14 cuccioli. Ogni tigre qui è individuata da un numero e vanta una propria storia oltre ad essere spesso protagonista di premiati documentari. Dentro il Parco c’è anche una maestosa fortezza del 10° secolo che si trova a 700 metri sopra la pianura circostante e al cui interno ci sono templi dei 12° e 13° secolo dedicati a Ganesh, Shiva e Ramlalaji, oltre ad un tempio Jainista. Pare che non sia così difficile avvistare le tigri mentre si godono l’ombra di qualche albero, si abbeverano ai laghi del Parco o mentre attraversano la strada. In ogni caso, secondo me, già condividere quegli stessi spazi e quello stesso respiro non è cosa da poco. Anche questa è India.

fonti testo

www.ranthambhore.com/ranthambhore-national-park/ranthambhore-history

www.wwfindia.org/about_wwf/critical_regions/national_parks_tiger_reserves/ranthambore_tiger_reserve

http://en.wikipedia.org/wiki/Ranthambore_National_Park

foto fonte: wwf