La sposa è pronta. Ultimi ritocchi.Kamarband, Manng Tika, Hathphool e Bindi.

Oggi vi parlo del Kamarband, del Maang Tikka, dell’Hathphool e del Bindi. Dopodiché la sposa sarà finalmente pronta per il grande passo!

Kamarband

Il kamarband, conosciuto anche come patka, phenta, tagari è uno degli ornamenti più antichi della tradizione indiana e del Solah Shringar. E’ un gioiello che la sposa mette in vita e che, sottolineando i suoi fianchi, la rende ancora piu seducente e nel contempo le sostiene l’abito. Fin dal periodo Mughal (o Moghul) era considerato uno splendido ornamento. Si tratta di una catena o cintura più o meno sottile, più o meno eleaborata; le più preziose sono in oro completate da pietre e gemme come l’ametista, i rubini, ecc. Il Kamarband è’ un accessorio utilizzato anche nella vita comune nelle occasioni particolari e le giovani indiane lo mettono anche sopra i jeans. Le ballerine delle classiche danze Odishi, Bharatnatyam e Kathak lo indossano sopra il loro costume tradizionale. 

Waistband

Maang Tika

Questa importante decorazione va ad appoggiarsi sul centro della fronte che, secondo la mitologia indu, è il 6° Chakra, ajna in sanscrito, chiamato anche terzo occhio, al centro della fronte sopra gli occhi, uno dei centri in cui la tradizione indiana dello yoga e della medicina ayurvedica ritiene risieda l’energia e rappresentato da un fiore di loto. La sua posizione al centro della testa favorisce il controllo delle emozioni e la concentrazione ed implica l’unione del femminile con il maschile, a tutti i livelli, anche fisico e per tale ragione è associato al matrimonio quando le donne, sposandosi, entrano in una nuova fase della vita

Hathphool
L’ hathphool è un gioiello tradizionale del Rajasthan che significa ” fiore della mano” ed è popolare fin dal periodo Moghul. Si tratta di un ornamento che valorizza le mani della sposa impreziosite, oltre che dagli immancabili raffinati disegni fatti con l’henné, da una catena che scorre sul dorso, collegata a un bracciale piu o meno alto, splendidamente decorato, e ad un anello altrettanto guarnito. In origine l’ hathphool aveva 5 anelli ad ognuno dei quali era collegata una catena ed ognuna di esse rappresentava la forza di una dea specifica a protezione della nuova famiglia. Ci sono Hathphool più o meno preziosi, di foggia antica o moderna, ma tutti straordinariamente eleganti e spesso il loro design è coordinato al resto dei gioielli che la sposa indossa, come ad esempio la collana e gli orecchini.

Bindi

Per il bindi, il segno colorato sulla fronte, simbolo di fedeltà della sposa, vi rimando ad un articolo di PASSOININDIA

https://passoinindia.wordpress.com/2014/06/28/il-significato-del-bindi-e-del-sindoor/

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Il nostro viaggio tra i gioielli della sposa, che più che sposa appare una principessa, è terminato.

Testo by PASSOININDIA

immagine copertina fonte http://jewellery-indiaa.blogspot.it/2009/08/jhoomer-hair-jewellery.html

immagine kamarband fonte http://www.weddingbliss.co.in/blog/indian-kamarband/

immagine (bindi) fonte http://www.planyourwedding.co.in/delhi/beauty/the-nostalgic-little-dots-beauty.aspx

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Sedici passi verso la bellezza. Il solah shringar.

Abbiamo ormai compreso quanto siano importanti i gioielli (ed anche il matrimonio) per la sposa, in rispondenza ad una antica tradizione culturale e religiosa che conferisce ad ognuno di essi un particolare significato.

In ogni gioielleria indiana, troverai un apposito spazio dedicato ai gioielli da sposa, in inglese i “Jewellery Bridal”, dove i potenziali acquirenti sono fatti accomodare con tutto rispetto e gentilezza. Da sempre, in India, alle spose che, a causa del matrimonio (quasi sempre combinato), devono lasciare la loro casa e la loro famiglia natia, (tradizionalmente vanno infatti a vivere con la famiglia del marito) vengono donati i preziosi gioielli, un corredo che rappresenta potere e femminilità e che viene chiamato “stridhan” o “dhan stri”, ovvero “la ricchezza delle donne”, visto che quei preziosi, oltre ad aggiungere loro bellezza, rappresentano qualcosa di personale che potrà essere utilizzato in caso di contingente necessità.

Da sempre ognI generazione tramanda le regole non scritte dei “Solah Shringar“, parola che potrebbe tradursi con “i sedici passi per la belleza di una donna” e spesso usata nei film di Bollywood e nelle canzoni; il “Solah Shringar” corrisponde alle sedici fasi della luna; si dice che queste fasi abbiano un effetto negativo sul ciclo mestruale della donna; il Solah Shringar, secondo la credenza, annullerebbe tale effetto; per questo sono sedici gli ornamenti che non possono mancare nell’abbellimento di una sposa indu. Lo spiega bene il libro di Ved Bhatnagar “Shringaar, the Ras raj, indian classical view” secondo cui il Shringar evoca immagini di bellezza, piacere dei sensi, e ringiovanimento…

I bellissimi gioielli della sposa sono di varia fattura secondo le culture regionali sono generalmente in oro giallo (per i più facoltosi anche iin platino), corredati di pietre di vario valore, dai diamanti ai rubini, dalle pietre ametista alle perle. Il valore dei gioielli della sposa rappresenta lo status della famiglia.

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Tutto il corpo è ingioiellato, dalla testa (sede della conoscenza e illuminazione), alle orecchie, al collo, alle braccia, agli avambracci, ai fianchi, alle caviglie e alle dita dei piedi. Parenti femminili ed amiche della sposa partecipano al rituale. In Queste parti del corpo “decorate” sono punti di pressione che corrispondono ai “chakra”, i centri di energia del corpo che, come sancito nelle scritture indiane, regolano il flusso del Prana, l’energia vitale, in tutto il corpo. E quando tutti questi punti sono attivati, l’intero corpo ottiene una corretta circolazione sanguigna e tutti gli organi funzionano come devono. I gioielli infonderebbero quindi benessere a tutto il corpo.

Secondo gli induisti la donna sposata è una rappresentante della dea Lakshmi (ricordate che l’oro è il suo metallo simbolo) mentre il marito è il rappresentante simbolico del dio Vishnu. Le ragazze non sposate raramente indossano gioielli o abiti appariscenti (di sete davvero stupende), prerogative delle sole donne sposande o sposate.

Matrimonio a parte, i gioielli compaiono con il loro significato nelle fasi importanti della vita, come ad esempio la nascita di un figlio.

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Di alcuni abbiamo già parlato, di altri parleremo. Tra i 16 must del Solah Shringar vi è l’abito, tradizionalmente rosso, talvolta marrone, oro, magenta o verde. Può trattarsi di saree (la lunga stoffa che si avvolge attorno al corpo), lehenga (una lunga gonna ricamata e plissettata che lascia nudi la parte bassa della schiena e l’ombelico – tipico del nord) o di salwar kurta (una camicia lunga indossata su classici pantaloni indiani), comunque sia di stoffa preziosa (seta ad esempio) ornati di pietre, perline e fili d’oro. Prima, la sposa lava, olia ed acconcia i suoi capelli (con gioielli, perle o fiori) e fa un bagno a base di miscela di farina di ceci, curcuma e sandalo in polvere, kesar (zafferano) e olio. L’itar, il profumo, infonde alla sposa un buon odore. Poi, l’incarnato del viso viene illuminato da fard e rossetto e dall’immancabile kajal o kohl che rende accattivante lo sguardo.

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Ecco, insieme al vestito, anche la cura dei capelli, il bagno ed il kajal fanno parte dei 16 passi di bellezza, insieme con il mehndi, i disegni all’henné che decorano il corpo e di cui vi ho già raccontato. La prossima volta non mi resta che parlarvi degli ultimi gioielli della sposa: maangtika, il bindi, kamarband, hathphool. Ci sarete?

(testo by PASSOININDIA)

contributi:

foto di copertina,fonte: http://blog.cbazaar.com/solah-sringar-for-an-indian-bride/

foto abito lehenga, fonte: https://www.a1designerwear.com/chic-maroon-lehenga-cholia

foto abito salwar kurta, fonte:

http://salwarsuitsneckdesigns2014.blogspot.it/2014/12/punjabi-salwar-kameez-suits-salwar.html

foto abito saree, fonte: http://sanjjayasaree.blogspot.it/2011/12/saree-types.html

foto di sposa seduta, fonte: http://www.weddingsonline.in/blog/the-solah-shringar-sixteen-steps-to-beauty/

foto bagno sposa, fonte:

http://bangalorebride.blogspot.it/2013/10/solah-shringar-16-adornments-that.html

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I gioielli della sposa. Jhumka, haar, mangalsudra, tali, varmala.

Continuiamo il viaggio tra i gioielli della sposa indiana.

Gli Jhumka detti anche bali, kundal, surliya, karnphool, lavang, jhoomars sono gli orecchini, immancabile ornamento che, secondo la tradizione, servono ad impedire che gli spiriti maligni, in grado di entrare nel corpo attraverso una delle sue aperture e prenderne il controllo, passino attraverso l’orecchio, considerato tra l’altro parte nobile del corpo, segno di sviluppo spirituale. Gli Jhumka, in particolare, sono fatti a forma di campana. Gli orecchini sono piuttosto pesanti e per questo a volte sostenuti da una catena, la Sahaara, che viene fissata alla parte posteriore dell’orecchio o direttamente sui capelli. Sono preziosi, elaborati e stupendi e quelli dello Stato del Tamil Nadu sono molto conosciuti per la loro forma di loto decorata con diamanti e rubini. Agli orecchini la medicina dell’agopuntura riconosce un valore terapeutico perché pungere l’orecchio, che è da essa considerato il microcosmo di tutto il corpo, porta benefici agli occhi, alla mente e scaccia il cattivo umore. Questo punto è oltretutto collegato direttamente al rene e quindi ne migliora la funzione.

mangalsutra

Haar, kanchuk, mangalsutra. Non può mancare la collana coordinata con gli orecchini (oltre che con il vestito) e spesso indossata vicino al cuore allo scopo di rendere forte l’amore e potenziare le emozioni. La pietra o la gemma a decorazione della collana trasferirà alla sposa il suo potere dandole fortuna e distrarrà l’occhio malvagio scacciando il malocchio e quindi proteggendo la donna. La sposa indossa anche il mangalsutra, (filo di buona volontà). “Mangal” significa buon auspicio e “Sutra”, significa nodo. Questo gioiello è un medaglione d’oro che, durante la cerimonia indu del Mangalya Dharanam, parte integrante di una cerimonia di nozze come prescrive il Manusmriti (la legge di Manu che regola il matrimonio tradizionale indù), viene fissato per tre volte, con tre nodi, intorno al collo della sposa con alcune palline nere o legami filettati neri. In alcune regioni i nodi sono fissati uno dal marito e gli altri due dalle sue sorelle. Le perle nere proteggono contro il male (il nazaar, la magia nera) e le donne sposate le indossano per proteggere il loro matrimonio e la vita del loro marito. Un nodo simboleggia la devozione al marito, gli altri due ai genitori e alla divinità. Il filo è solitamente di colore nero o giallo (perché intriso di curcuma, una spezia indiana simile allo zafferano ma di gusto diverso). Altre perline colorate vengono aggiunte secondo le tradizioni regionali. Il mangalsutra, insieme ai bichua, ai chooda e al nath, è, in praticamente tutta l’India, uno dei gioielli simbolo più importanti per la sposa (lo sposo ne è esonerato) paragonabile alla fede nuziale occidentale che la connota come donna sposata. Gran parte di questi gioielli (e di quelli di cui vi ho dato conto nei precedenti articoli) sono utilizzati anche nei matrimoni sikh che però sono regolati da rituali cerimoniali un poco diversi.

Nel Sud India si usa anche il tali, un piccolo ornamento d’oro, infilato su una corda di cotone o una catena d’oro che lo sposo mette al collo della sposa ed indossato solo dalle donne sposate come simbolo del loro matrimonio, almeno fino alla morte del marito.

Tra le varie collane c’è poi la varmala o jaimala, una ghirlanda di fiori varianti secondo la regione, magari adornata di banconote.

Varietà più, varietà meno, si tratta di gioielli da favola.

(testo PASSOININDIA)

Foto mangalsutra, fonte : stylehunterbride.com.au

Foto copertina, fonte: https://www.weddingplz.com

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I gioielli della sposa. Payal e mehndi.

Payal.

Le cavigliere, quelle che d’estate, in occidente, le donne indossano per risaltare il colore bronzeo delle gambe, in India, in lingua hindi e punjabi, si chiamano Payal (o Paayal, pajeb o jhanjhar) ed hanno radici antiche e significati religiosi e culturali, due aggettivi che in India vanno a braccetto. Laggiù i piedi sono considerati la parte più umile del corpo (per dimostrare rispetto agli anziani o ad una divinità è infatti è d’uso prostrarsi ai loro piedi). Per gli induisti esse dovrebbero essere in argento, considerato che l’oro è il simbolo della dea della ricchezza Lakshmi e sarebbe gesto sacrilego adornarsi i piedi con questo metallo. Non è infrequente tuttavia vederne anche di colore o materiale aureo. Questa parte del corpo viene abbellita anche in onore dello sposo con henné e cavigliere più o meno decorate. I Payals sono considerati un dono tradizionale e di buon auspicio per la nuova sposa e, con il loro tintinnio, ella annuncia il suo ingresso nella casa del marito. Ma i payal assolvono anche altre funzioni sociali. Spesse cavigliere tubolari, guarnite di campanelli e sonagli, ai piedi delle donne adivasi (le tribù rurali), aiutano, oggi come in passato, ad allontanare i serpenti, a rintracciare le donne che li indossano o anche a mostrare la potenza del gruppo nei confronti di un altro gruppo tribale. In India (e in oriente in genere) le cavigliere sono indossate su entrambe le caviglie. Oggi le cavigliere sono disponibili in diverse forme e dimensioni, da quelle tradizionali in argento a quelle arricchite di perline, pietre, legno ecc., volentieri coordinate con l’abito e le scarpe. Ricordiamoci che le differenti culture regionali influenzano la realizzazione dei gioielli che quindi risulteranno diverse da zona a zona.

Nella danza classica indiana il suono delle cavigliere, unito con il ritmico posizionamento dei piedi, crea un effetto piacevole.

Un poema epico, del primo secolo, della letteratura tamil chiamato Cilappatikaram (“La storia della cavigliera”), tratta di una donna il cui marito è stato ucciso mentre cercava di vendere una delle sue cavigliere ad un orefice disonesto. (fonte wikipedia).

Vi è prova che in passato siano state utilizzate anche in Egitto e Medio Oriente.

Henna (Mehndi) (Henné)

Il Mehndi non è un gioiello anche se ne ha tutta la bellezza. Nelle nozze indiane il Mehndi ovvero il disegno all’henné (rosso, profondamente rosso, simbolo di potere e fertilità, come tradizionalmente è il vestito) applicato su mani e piedi ha un grande significato; la sera prima della celebrazioni del matrimonio ha luogo la ‘mehndi ki raat‘ o la “notte dell’hennè” durante la quale le donne di famiglia della sposa, mentre lei si rilassa, si cimentano per molte ore a realizzare, cantando e rallegrandosi dell’addio al nubilato, bellissimi disegni che rappresentano la forza dell’amore nel matrimonio. Il mehdi viene appicato in tutte le occasioni importanti, non solo il matrimonio, perché è considertao di buon auspicio.Talvolta il nome dello sposo viene nascosto tra gli intricati disegni e più è profondo il colore rosso più forte sarà l’amore. Il Mehndi serve anche ad invocare Ganesha, il dio dalla testa di elefante, figlio di Shiva, che supera gli ostacoli e che è molto caro a Lakshmi, la dea della ricchezza e fortuna.

I mehndi, sia quelli tradizionali che quelli più “moderni”, conservano il loro tema dominante che è quello della natura per onorare le fasi della vita ovvero la nascita, la nutrizione, la crescita e così via.

I mehndi inoltre servono ad allontanare le oscure forze maligne che portano sventure, malattie e morte e che potrebbero essere attratti dalla spettacolarità della cerimonia che certamente si fa notare.

Sembra infine che il mehndi abbia qualità curative e molti medici lo raccomandano per alcuni disturbi, come la pelle secca e per accelerare la guarigione di tagli e graffi. E’ utilizzato per migliorare il cuoio capelluto ed i capelli ed arrestarne la crescita.

Secondo Loretta Roome, un esperto di henné, nelle società in cui il mehndi è tradizionalmente utilizzato, i matrimoni sono spesso programmati in coincidenza con l’ovulazione. “E ‘un rito di fertilità. L’hennè è il colore del sangue, che rappresenta la rottura dell’imene. I musulmani chiamano il mehndi “succo d’amore” “.

(by PASSOININDIA)

contributo: http://www.exoticindiaart.com/article/jewelry

foto Payal fonte: http://blackbookfortheindianbride.com/solah-shringar-the-16-adornments-that-complete-a-hindu-brides-look/

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I gioielli della sposa. Il nath.

Le donne (e le spose) indiane vogliono essere belle secondo la tradizione. Il naso è la caratteristica più importante di un volto e da esso dipende la sua fisionomia. Un bel naso ispira bellezza e, se questo è impreziosito da un anello, affascina chiunque lo guardi. Questo piccolo ornamento ha conquistato il cuore di poeti e pittori che hanno raffigurato donne indiane e dee ornate con decorazioni al naso. Gli anelli nasali o nath (nel sud si chiamano mukhuttis) sono molto comuni in India ma, in realtà, sono nati in Medio Oriente. E’ quasi certo che siano stati i Moghul a portare in India l’usanza di questa decorazione femminile. Tra i resti storici dell’antica architettura della civiltà indiana non vi sarebbero infatti raffigurazioni femminili con questo anello e neppure l’antica letteratura indiana ne farebbe menzione. Non vi sarebbe neppure prova di esso nelle sculture delle civiltà della valle dell’Indo o nelle sculture e pitture murali nei templi di Ajanta, Ellora, Badami, Bhuvaneshwar, Gaya, Mathura, Udaygiri eccetera. Nessuna prova del nath ci sarebbe nei reperti archeologici, ad esempio le monete, degli scavi di Harappa e di Mohenjadaro e in quelli dei regni dinastici Kushan e Gupta. Non vi sarebbe alcuna menzione di ornamenti al naso nella letteratura vedica o in altri testi sacri. Neppure nel Sangam, l’antica letteratura tamil, o nella letteratura sanscrita. Neppure è menzionato nella letteratura Amarkosh, l’antica lessicografia, cioè un dizionario di sanscrito scritto dall’ antico studioso indiano Amarasimha. Va detto tuttavia che secondo alcuni studiosi il Nath avrebbe uno stretto legame con la religione induista tanto che in alcune figure di dee, come ad esempio la dea della ricchezza Mahalakshmi, vi è rappresentazione dell’anello al naso.

Non vi è menzione del nath nel Natyashastra di Bharata, un antico trattato sulle arti, tra cui anche quella di abbellirsi, che elenca diversi ornamenti, scritto tra il 200 a.C. e il 200 d.C. ed attribuito a Bharata, considerato il padre dell’arte teatrale indiana. Il nath si trova invece tra le figure femminili del tempio di Khajurao o del tempio di Konarak. Solo dal 15°-16° secolo questo ornamento ha cominciato ad apparire nei quadri Rajput. Tuttavia, secondo la maggioranza degli esperti nel campo della gioielleria storica, le donne musulmane indossavano il nath e gli anelli al naso fecero la loro comparsa quando i Mughals governarono l’India. L’ anello al naso proveniva da culture islamiche ed è stato oggetto di scambio culturale tra gli indiani e gli arabi. Nei tempi antichi il nath era obbligatorio per ogni sposa musulmana. Così, gli ornamenti al naso hanno cominciato ad attrarre le donne indiane e dal 17 ° secolo hanno guadagnato popolarità in tutta l’India.

Al giorno d’oggi il nath è associato alla religione induista. Il piercing delle orecchie e del naso è un sacramento prescritto dal sanskaara (il dettame del buon comportamento indu) per tutti gli induisti. Per le femmine è prescritto non appena arriva la pubertà, o prima del matrimonio, come anche riportato nelle Scritture indù quale ad esempio il Sushruta-Samhita, un antico testo di medicina in sanscrito del 6° secolo a.C. E’ ormai usuale che l’anello al naso venga indossato durante la cerimonia del matrimonio quando la coppia gira sette volte intorno al fuoco sacro, secondo la cerimonia indu della Saath Pheras, per chiedere alla Dea Parvati lunga vita, prosperità e buona salute per il marito. Si ritiene che solo il marito possa offrire in dono a una donna il gioiello ornamentale del naso. In alcune regioni è usanza che sia lo zio materno della sposa a fargliene dono. In alcuni stati la dimensione del nath misura il potere finanziario del suocero della sposa. Il nath è quindi l’ornamento principale delle donne sposate. La notte delle nozze lo sposo lo rimuove per dimostrare la fine della verginità della sua sposa. Talvolta esso non viene rimosso e rimane un simbolo delle donne sposate come il Sindoor e il Mangal-Sutra ed è una parte essenziale del Shodash-Shringar, che descrive i sedici abbellimenti di una sposa. Se l’ornamento al naso cade o viene perso è considerato un cattivo presagio. In passato, si diceva che una ragazza non sposata o una vedova non potesse indossare il nath. Ma, al giorno d’oggi, in qualsiasi funzione culturale, matrimonio o festa religiosa, le donne di tutte le età lo indossano, per cultura, religione, glamour, moda. Ce ne sono di varie fatture secondo le diverse culture. Per finire, la antica medicina dell’agopuntura sostiene che il piercing naso porta benefici e, secondo quella ayurveda, le donne che hanno il loro naso bucato sulla narice sinistra abbiano meno dolore mestruale e più facilità nel parto. Quel che è certo è che sono davvero bellissimi!

Testo PASSOININDIA con l’ausilio di http://zora-nathcultureofindia.blogspot.it/

foto fonte: http://blog.gehnaindia.com/tag/nath/

Ti è piaciuto l’articolo? Leggi anche  I GIOIELLI DELLA SPOSA. BICHUA E CHOODA.

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I gioielli della sposa. Bichua e chooda.

E’ frequente vedere, in India, donne e uomini indossare anelli ai piedi. Si chiamano Bichua e, come tanti altri monili indiani, hanno tradizionalmente un preciso significato culturale e religioso. Già nell’antico testo del Ramayana, Sita, rapita da Ravana, getta il suo anello per far sì che il Signore Rama la trovi. Da allora i Bichua appartengono al corredo di gioielli di una donna che sta per sposarsi. Spesso è lo sposo a porli sul secondo dito di entrambi i piedi della sposa, durante il rituale delle nozze e, da quel momento, connotano lo status di moglie della donna. Usualmente i Bichua sono in argento poiché l’oro, oltre ad essere considerato troppo onorevole per essere posto in zone sotto la vita, è simbolo della dea della ricchezza, Laksmi, e sarebbe un segno di irriverenza indossarlo sui piedi. I Bichua vengono indossati a coppie sul secondo dito di entrambi i piedi oppure anche su tutte le dita escluso il mignolo e, normalmente, non vengono mai rimossi. Anche gli uomini Tamil ne fanno uso da tempi remoti per farsi identificare come sposati. Anticamente, nelle culture più conservatrici, le spose avevano il volto coperto da un velo e allora un piccolo specchio che adornava il bichua consentiva loro di guardarsi. I Bichua avrebbero tuttavia anche altri “poteri”; infatti, oltre ad aumentare il vigore sessuale dell’uomo, curerebbero, secondo la riflessologia, i problemi ginecologici e, regolandone il mestruo, sarebbero un toccasana per l’apparato riproduttivo della donna; infatti, indossare l’anello al secondo dito del piede, massaggiando con la camminata il nervo che si collega all’utero e al cuore, aiuterebbe a riequilibrare il “prana”, cioè la “forza vitale” di cui ogni essere vivente è dotato, garantendo un buono stato di salute. L’argento, di cui è fatto quasi sempre il Bichua, è inoltre, un buon conduttore e perciò assorbirebbe l’energia polare della terra e la trasferirebbe al corpo.

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Ugualmente frequente in India, soprattutto, nel Punjab, è vedere donne indu e sikh indossare una grande quantità di braccialetti in entrambe le braccia. Sono i Chooda o Choora che le spose ricevono dalla madre o dallo zio materno ovvero 21 braccialetti di solito color avorio e rosso, un tempo in avorio, oggi per lo più in plastica. La sposa li indossa, dal polso all’avambraccio, per circa 40 giorni (un tempo anche per periodi più lunghi) dopo il suo matrimonio per ricordare alla gente il suo status di nuova sposa e solo il marito potrà rimuoverli. In questo periodo, per preservarne l’integrità, alla sposa è concesso astenersi dal fare i lavori domestici. Se resta incinta li può smettere anche prima del tempo.

(continua…)

PASSOININDIA

foto,fonte: http://www.sijo.in/?id=374

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