La donna nella foto un po’ sgranata indossa un impermeabile viola sbiadito, porta un secchio vuoto appoggiato alla vita, dà le spalle all’obiettivo. Non si può dire se è giovane o vecchia, ma si vede che sta camminando tra un gruppo di case. Davanti a lei, sulla strada allagata, ci sono un paio di auto e moto, ancora sommerse. I cerchi dell’acqua, causati dal suo andare, suggeriscono un movimento lento e misurato, come se lei stesse compiendo la sua missione senza fretta. Non piove più. E non c’è altro essere umano visibile nella foto. Eppure, la notte prima aveva piovuto incessantemente, tanto come non accadeva a Chennai da oltre un secolo. La persona che ha scattato la foto, Padma Ramani, era a trovare una nipote nel condominio di Srividhya, quando ha guardato fuori dalla finestra e ha visto la donna che stava facendo il suo giro di consegne del latte, come sempre faceva ogni giorno alle sei della mattina.
La nipote di Ramani, Ramanathan S, che lavora con il sito web del notiziario La Minute News, conosceva questa donna e ha così caricato la foto su Twitter. Di certo non si aspettava che sui media indiani sarebbe diventata l’immagine simbolo delle inondazioni di Chennai.
Quando Ramanathan andò, pochi giorni dopo, ad intervistare Radha, la ormai famosa ‘milk-lady’, la signora del latte, la donna, di 60 anni, fu sorpresa di vederla. Raccontò che il giorno della foto, si era svegliata alle 4 del mattino, come faceva ogni mattina, aveva raggiunto la cooperativa del latte, per raccoglierlo e quindi si era incamminata per assolvere alle sue responsabilità di consegna. “Tanta gente dipende da me, come avrei potuto non andare?» disse Radha. I figli di Radha, si scopre, hanno buoni posti di lavoro e lei non avrebbe bisogno di lavorare. Ma per lei la cooperativa del latte “non è solo un lavoro”. “Lo farò finché il mio corpo lo permette”, ha detto.
Quel giorno Radha non era costretta ad andare al lavoro. Nessuno l’avrebbe rimproverata per non essersi presentata un giorno in cui il latte veniva venduto sul mercato nero per Rs 100 al litro (-mediamente un litro di latte in India costa 40 rupie-). Questo la dice lunga sulla sua etica e sul patto morale che ha fatto con i suoi clienti.
Questa storia insegna che ogni volta che si è testimoni di un piccolo grande gesto, esso dovrebbe essere raccontato, anche se non c’è grande eroismo da mostrare e nessuna vita viene salvata. Pare che altre 15 donne della stessa cooperativa siano andate al lavoro quella mattina. E, tuttavia, questi “piccoli” gesti sembrano essere diventati così rari che, quando succedono, sentiamo di dovercisi aggrapparsi come un simbolo, per ricordarci della nostra umanità.
La mattina successiva ad un disastro, c’è la speranza che gli esseri umani diventino migliori. Quella mattina, dopo il disastro, innumerevoli residenti di Chennai hanno inviato pacchi di soccorso, preparato pasti cucinati in casa, e persino salvato animali spiaggiati. In un momento in cui l’interesse è strumentale al nostro successo personale e insegniamo ai nostri figli che l’ambizione è buona cosa, abbiamo bisogno di ricordare che anche l’altruismo è una virtù e che come cittadini abbiamo dei doveri.
A volte ci vuole una fotografia accidentalmente scattata la mattina presto in mezzo alla devastazione per ricordarci di essere migliori.
Libera traduzione di un articolo pubblicato due giorni fa sull’ Hindustan Times, quotidiano indiano
http://www.hindustantimes.com/columns/a-tale-worth-retelling-story-of-a-selfless-chennai-milk-lady/story-YlR9KDTEnbTB465qkI2PUJ.html
foto di copertina tratta dallo stesso sito