Il Teej Festival, la festa dei monsoni e delle donne.

In qualunque periodo dell’anno si vada in India non è affatto raro avere l’occasione di assistere a festività e celebrazioni locali che risultano sempre essere una gradevole sorpresa. Tra Luglio, Agosto e Settembre, a seconda dello Stato che si visita, si può essere assaliti dal bellissimo fervore della festa di Teej. Una festa tutta al femminile, dedicata e praticata dalle donne coniugate e dalle ragazze nubili. Il Teej è una festività antichissima e, nella mitologia indu, sta a ricordare il momento in cui la dea Parvati, per farsi accettare da Shiva, secondo alcune credenze, dopo un lungo digiuno durato 108 anni e, secondo altre, dopo una lunga penitenza costituita da ben 107 rinascite, riuscì finalmente a sposare il dio Shiva. Abbiamo descritto qui la loro storia https://passoinindia.wordpress.com/2017/10/15/le-coppie-dellinduismo-shiva-e-parvati/

Ecco perché il Teej rappresenta la devozione della moglie verso il marito e la preghiera femminile per la salute di quest’ultimo.

Le donne si avvolgono in scintillanti sarees e lehangas (abito con gonna lunga a pieghe) di colore verde, simbolo del sawan, quinto mese del calendario indu, ma anche rossi, colore dell’amore, e gialli, secondo la tradizione locale; alcune donne indossano persino il loro abito da sposa. Tutte le donne hanno mani e piedi ornati dagli splendidi disegni fatti con l’ henné (mehendi) e indossano i loro gioielli più belli, quelli della loro dote o regalati dal marito. Così i negozi e le bancarelle espongono la loro merce più preziosa o più colorata che le donne sceglieranno accuratamente per abbinarla al loro vestito. Tutto deve essere perfetto. Le donne cantano (anche i dispiaceri di separazione degli amanti), danzano (bella la danza del pavone) e pregano per la Dea Parvati (chiamata anche Teej Mata) e per la sua avvenuta unione con il Dio Shiva. La festa rappresenta quindi l’unione tra la moglie e il marito e l’auspicio per il benessere familiare. In questo giorno le donne si astengono dai lavori domestici e si dedicano alla puja che parte dal mattino al cospetto di un chowk, cioè un piccolo spazio in cui sono accomodate l’immagine di Parvati, illuminata da una lampada ad olio anche la notte, e le offerte in cibo alla dea (baya), tra cui il ghewar, un dolce speciale rajasthano fatto di farina e zucchero utilizzato anche come prasad (offerta religiosa). Durante la puja le donne leggono ad alta voce il Teej Katha e la sera tutte insieme ascoltano le leggende indu del Kajli Teej Vrat Katha. Entrambi questi rituali rappresentano momenti cruciali durante la festa di Teej.

teejfestival

Oltre un momento di profonda preghiera, il Teej è da sempre una buona occasione per divertirsi tutti insieme, magari facendosi dondolare su altalene adornate con fiori e, in questi giorni, se ne vedono moltissime.

Proprio come avviene durante la festa del Karva Chauth

(https://passoinindia.wordpress.com/2012/11/02/karwa-chauth-una-festa-indiana-davanti-alla-luna-le-donne-celebrano-i-loro-mariti/),

le suocere inviano alla nuora regali, dolci, braccialetti, un nuovo vestito eccetera.

In alcune zone le donne si astengono dal sonno, o si bagnano di fango intorno alla pianta di Datiwan per purificare il loro Karma o praticano il digiuno da acqua e cibo per assicurare lunga vita al marito, parte importante della festa di Teej che è quindi chiamata anche “festa del digiuno delle donne”.

teej

Il termine Teej deriva dal nomignolo dell’acaro rosso che fa la sua apparizione nel periodo dei monsoni. Ed infatti questa festa, che prende anche il nome di “Sawan Festival” è anche celebrata in favore dell’arrivo delle pioggie intense che arrestano la siccità e risvegliano la natura, soprattutto nell’India settentrionale, come in Rajasthan ed in Nepal. Al famoso tempio di Pashupatinath di Kathmandu, le donne fanno la puja (preghiera) intorno al Lingam (simbolo fallico) di Shiva.

Le date del festival, dipendendo dall’arrivo dei monsoni, si svolgono ogni anno in date diverse con nomi diversi a seconda dei luoghi. Ogni festa è accomunata dallo stesso simbolismo e tuttavia può assumere ulteriori connotazioni particolari secondo le usanze del luogo.

L’Haryali Teej,in Rajasthan, Madhya Pradesh, Maharashtra,Haryana, Punjab e Bihar, deve il nome alla vegetazione ed il colore verde predomina negli ornamenti. Le donne si riuniscono per adorare la luna e il prasad è costituito da latte, cagliata e fiori. In Gujarat le donne fanno una speciale danza (Garba) ballando con vasi sul capo in lode alla Dea Parvati. In Maharashtra, le donne offrono noci di cocco magnificamente dipinte ai loro parenti e amici e alla dea frutta fresca e verdure. A Vrindawan, in Uttar Pradesh le statue di Krishna e Radhaaltra coppia della mitologia indu, sono particolarmente decorate con oro e vengono fatte oscillare su altalene (il nome della cerimonia è ‘Jhullan Leela‘).Nel famoso tempio ‘Banke Bihari‘ sono narrate le storie di Radha e Krishna e l’acqua santa viene spruzzata sui devoti per commemorare l’avvento del monsone. Nella bella città di Jaipur ha luogo, il Teej Sawari, una processione in onore della Dea Parvati (Teej Mata), con elefanti decorati, antichi palanchini, carri, cavalli, cammelli, bande e danzatori. In Rajasthan La fiera Teej è conosciuta anche come ‘Saawan Mela‘.

Il Kajari Teej noto anche come Badi Teej, prende il nome dalla tonalità nera delle nuvole che segnano l’inizio dei monsoni ed è celebrato in Madhya Pradesh e in Uttar Pradesh, in particolare a Mirzapur e Varanasi. Le donne si riuniscono attorno al santo albero di neem per i loro sacri rituali e canti in onore di Krishna. Sono famose le celebrazioni del Kajari Teej che hanno luogo a Bundi, in Rajasthan dove ha luogo una processione di cammelli, elefanti, musicisti e ballerini.

L’Hartalika Teej prende il nome da ‘Hartalika‘, altro nome della dea Parvati, e si tiene nelle regioni settentrionali e occidentali dell’India ed è celebrato in Madhya Pradesh, Chhattisgarh, Bihar, Jharkhand, Rajasthan e in alcune parti del Maharashtra.

Una festa dove religione e gioco si uniscono e le donne sono protagoniste. E in India questo non è poco.

(testo bY Passoinindia)

per i tuoi viaggi in India visita il sito http://www.passoinindia.com

https://www.facebook.com/passoinindia/

https://www.instagram.com/passoinindia/

immagini del post: la prima by Passoinindia, la seconda da India Today, la terza Utsavpedia.

La festa del Dio Krisha, il Janmashtami.

Oggi in tutta l’India c’è la grande festa induista di Janmashtami che celebra il dio Krishna, conosciuto anche come Kanha o Govinda. Chiunque sia stato in India ha visto questa divinità celebrata in templi ed altari di strada o domestici ed ora vi racconto la sua storia.

Krishna è la divinità suprema e popolarissima per l’induismo, l’ottava incarnazione (avatar) di Lord Vishnu. E’ bella la storia di Krisha e anche un po’ familiare, se vista con gli occhi di un occidentale. I testi sacri indu Mahābhārata, Harivamsa, Bhagavata Purana e Vishnu Purana raccontano della nascita e della vita di Krishna, ambientata in nord India soprattutto negli attuali Stati di Uttar Pradesh, Bihar, Haryana, Delhi e Gujarat. Secondo storici e astrologi la data di nascita di Krishna, conosciuta appunto come Janmashtami, sarebbe riconducibile al 18 luglio del 3228 aC. Il suo nome, Krishna, deriva dal sanscrito che significa “nero”, “dark” o “blu scuro” e per questo spesso Krishna è raffigurato con la pelle nera o blu.

dark

Krishna fu figlio della principessa Devaki, sua madre e Vasudeva, suo padre. Krishna nacque quando Madre Terra, sconvolta dai peccati commessi sulla Terra, chiese aiuto al Dio Vishnu che andò a trovare sotto forma di mucca. Vishnu, accettando di aiutarla, le promise che lui, Vishnu, sarebbe nato sulla Terra. Intanto, sulla Terra, un principe di nome Kansa aveva mandato suo padre Ugrasena, re di Mathura in prigione per usurpargli il trono. Ma un giorno una gran voce dal cielo profetizzò che l’8° figlio della sorella di Kansa (Devaki, la futura madre di Krishna) avrebbe ucciso Kansa. Kansa allora mise Devaki e suo marito Vasudeva in prigione dove, in seguito, Vishnu apparve loro per dirgli che lui stesso sarebbe stato il loro ottavo figlio e avrebbe ucciso Kansa e distrutto il peccato del mondo. Krishna quindi, in qualità di Vishnu, produce il concepimento e diventa anche prole. Infatti a causa della sua simpatia per la Terra, il divino Vishnu stesso discese nel grembo di Devaki e nacque come suo figlio, cioè Krishna. Al momento del concepimento e della nascita di Krishna, Devaki e Vasudeva avevano già concepito 7 figli. I primi sei figli di Devaki furono uccisi da Kansa mentre il settimo sembrò perire in un aborto spontaneo ma in realtà il vero grembo che portò avanti la gravidanza segreta fu quello di un’altra donna, Rohini. Fu così che nacque Balarama, il fratello maggiore di Krishna. Krishna apparteneva al clan dei Yadava da Mathura (oggi quartiere dell’Uttar Pradesh), ed essendo proprio l’ottavo figlio, Vasudeva sapeva che la sua vita era in pericolo; per salvarlo, fece segretamente portare Krishna fuori della cella della prigione dai suoi genitori adottivi, Yasoda e Nanda.

260

Questi erano di Gokula (oggi quartiere di Mathura) e Nanda era il capo di una comunità di vaccari e si stabilì a Vrindavana. Le storie dell’infanzia e della giovinezza di Krishna raccontano come sia diventato un mandriano, i suoi scherzi maliziosi quando ruba il burro e il suo ruolo di protettore del popolo di Vrindavana. Per questo egli è raffigurato spesso come un bimbo con il burro nelle mani o vicino a pecore e mucche.

images

Infatti Krishna è conosciuto anche come Govinda, “il raccoglitore delle vacche” o Gopala, “Protettore delle mucche”, riferendosi proprio alla sua infanzia. Krishna fu protettore della sua gente, uccise i demoni Putana e Trinavarta, è domò il serpente Kaliya che aveva avvelenato le acque del fiume Yamuna provocando la morte dei butteri. Ecco perché nell’iconografia indu Krishna è spesso raffigurato mentre balla su Kaliya. Kaliya-Mardan1

Krishna protesse il suo popolo di Vrindavana dall’ira di Indra, re dei deva (divinità) e signore delle piogge e dei temporali che si arrabbiò quando Krishna aveva consigliato alla gente di Vrindavana di prendersi cura dei loro animali e del loro ambiente invece di adorare Indra ogni anno, spendendo le proprie risorse; come Krishna racconta nella Bhagavat Purana, Indra, furioso, si vendicò con l’invio di una grande tempesta; Krishna allora sollevò la collina di Govardhan e la tenne sopra le persone, proprio come un ombrello. La Rasa Lila o Rasa dance, descritta nella Bhagavata Purana e nella Gita Govinda, ad esempio, racconta le storie di gioco di Vishnu con le le gopi, le pastorelle di Vrindavana, soprattutto con Radha, divenuta sua consorte. 

 krishnagopi

L’infanzia di Krishna è un’infanzia divertita, Krishna suona il suo flauto e le gopi arrivano subito introno a lui, sulle rive del fiume Yamuna, dove cantano e ballano. Infatti Krisha viene anche raffigurato come un giovane rilassato con il suo strumento musicale o visto come un amante perfetto. Anche quando combatte contro il serpente Kaliya, Krishna sembra giocare, non è in alcun pericolo reale. Questa idea di avere un dio giocoso è molto importante nell’induismo. La giocosità di Krishna ha ispirato molte celebrazioni, come il Rasa-lila e, appunto, la odierna festa di Janmashtami in cui si fanno piramidi umane per rompere vasi di terracotta (handis) sospesi in aria da cui si rovescia il latte su tutte le persone sottostanti. Ecco perché Janmashtami è una celebrazione divertente che unisce la gente. Alla fine, Krisha, ragazzo, tornò a Mathura e uccise suo zio materno, Kansa, ripristinando il vero re, padre di Kansa, Ugrasena, come il re del Yadava. Diventato un principe di corte, Krishna fece amicizia con Arjuna (il grande protagonista del racconto della Baghavat Gita) e altri principi suoi cugini. Più tardi, prese i suoi sudditi Yadava e li portò alla città di Dwaraka (nella moderna Gujarat), dove stabilì il suo regno. Krishna sposò Rukmini, principessa di Vidarbha, che gli aveva chiesto di salvarla dalla proposta di matrimonio di Shishupala. Oltre lei, Krishna sposò altre regine, Rukmini, Satyabhama, Jambavati, Kalindi, Mitravinda, Nagnajiti, Bhadra e Lakshmana e, successivamente, ben 16.000 fanciulle imprigionate dal demone Narakasura, che uccise, per salvare il loro onore. Secondo l’usanza sociale del tempo, infatti, tutte le donne prigioniere sotto il controllo di Narakasura furono degradate e non avrebbero più potuto sposarsi. Perciò Krishna le sposò per ripristinare il loro status nella società. Nella tradizione vaisnava (da Vishnu), una delle tre correnti principali dell’induismo, insieme a Shivaismo e Shaktismo, le mogli di Krishna sono forme della dea Lakshmi, consorte di Vishnu, o speciali anime che hanno raggiunto questa qualifica dopo molte vite di austerità, mentre le sue due regine, Rukmani e Satyabhama, sono espansioni di Lakshmi.

La tradizione induista e i testi sacri sono ricchi di storie su Krishna, così come è ricca la sua iconografia. Nei templi lo troviamo anche raffigurato come un uomo in piedi in posizione formale, solo o associato ad altre figure come suo fratello Balarama e sua sorella Subhadra, o con le sue regine come Rukmini o con la sua consorte gopi Radha. La sua scomparsa segna la fine del Dvapara Yuga e l’inizio del Kali Yuga (l’attuale età), che è datata febbraio 17/18, 3102 aC.

Nella festa di Janmashtam i devoti di Sri Krishna lo adorano, vegliano tutta la notte ascoltando i suoi racconti e le sue imprese, recitando gli inni della Gita, e cantando canti devozionali, tra cui il mantra Om namo Bhagavate Vasudevaya.

Oggi, a Dwaraka, il regno di Krishna, il tempio Dwarkadhish è affollato più del solito. I fedeli arrivano numerosi per avere il Darshan, la visione sacra. Il signore Krishna è lavato e decorato con preziosi ornamenti e i fedeli gli fanno continue offerte di cibo, soprattutto prodotti lattiero-caseari. Dopo mezzanotte, celebrando il Janmashtami, con la frase “Nand Gher Anand Bhaio, Jay Kaanha Laal Ki“, i devoti accolgono il Signore supremo Krishna fino alle 2 e mezza della mattina quando il tempio viene chiuso.

Anche a Vrindavan questa occasione viene celebrata con grande sfarzo e spettacolo. Raslilas o drammi religiosi vengono eseguiti per ricreare le storie della vita di Krishna e per commemorare il suo amore per Radha. Si canta e si danza. A mezzanotte, la statua del bambino Krishna è bagnata e messa in una culla, che viene cullata, tra il soffio di conchiglie e il suono delle campane.

Più ad ovest, a Mumbai, il Dahi Handi è il modo più popolare di celebrare Janmashtami o Krishnashtami.

dahi-handi_

Il Dahi Handi è una pentola di terracotta sospesa in aria e piena di burro e yogurt. I fedeli formando una piramide umana, che simboleggia l’armonia del gruppo, devono consentire a chi è in alto alla pila di romperla con un oggetto duro, ad esempio una noce di cocco, affinché il burro possa cadere su di loro.

Le persone coinvolte in questa performance sono noti come Govinda Pathak; tutto avviene al ritmo del Govinda Ala Re“, un enorme applauso costantemente cantato durante la performance. Il Dahi Handi viene celebrata con estrema devozione e aggiunge grande fervore per le strade di Mumbai.

dandi2s

Mentre le celebrazioni al tempio di Dwarkadhish rivelano il lato spirituale di Krishna, il festival Dahi Handi evidenzia la sua natura maligna. Janmashtami viene ovviamente celebrata anche a Mathura similarmente a come avviene a Dwaraka.

La festa di Janmashtami sarebbe anche proprizia per la fertilità della coppia che, allo scopo, è tenuta a seguire un preciso rituale che comprende l’adorazione di Krishna in forma di bambino a cui, oltre alla puja, ovvero la preghiera, vengono offerti bastoncini di incenso, lampade, foglie di basilico, pasta di sandalo e Bhog (cibo sacro) di burro.

Non è bellisssima, la storia di Krishna?

Il nome di Krishna compare nei testi buddisti come Kanha che, foneticamente equivalente a Krishna. Anche i fedeli bahá’i  credono che Krishna fosse una una manifestazione di Dio.

(per i baha’i guarda qui https://passoinindia.wordpress.com/tag/bahaullah/

Testo by PASSOININDIA

vieni a trovarci su FACEBOOK?

I colori della Holi salutano l’inverno.

holi festival    INDIA-FESTIVAL-HOLI

La Holi è celebrata alla fine della stagione invernale, l’ultimo giorno di luna piena del mese lunare di Phalguna, secondo il calendario indu, che di solito cade nel mese di febbraio o marzo di ogni anno e tutti gli indiani la festeggiano.

Questa ricorrenza è conosciuta anche come Dhuli, in sanscrito, o Dhulheti, Dhulandi o Dhulendi o festa dei colori. Il festival, che rappresenta un saluto alla primavera, la stagione simbolo di amore e fertilità, ha vari scopi tra cui, anticamente, quello di commemorare i buoni raccolti. Ma la sua finalità è soprattutto religiosa, legata alla mitologia indù, anche se celebrata in un modo particolare e distante dai rituali religiosi che caratterizzano altre festività.

Durante questo evento, i partecipanti si gettano addosso polvere, di origine naturale, di tutti i colori,  anche utilizzando palloncini e pistole d’acqua colorata e insomma, qualunque altro strumento che consenta di “arrivare a segno”.

La Holi abbassa per quel momento di festa la severità delle norme sociali, perché in quel giorno sembrano non esserci differenze tra persone di casta diversa, tra uomini e donne e tra ricchi e poveri che, tutti insieme, si lasciano andare al divertimento e alla gioia. Nessuno si aspetta un comportamento educato, di conseguenza, l’atmosfera è piena di emozioni e spontaneità.

holi1

La più popolare mitologia da cui deriva il nome HOLI è legata alla uccisione di Holika.  Si racconta che Hiranyakashipu, il grande re dei demoni, a seguito di una lunga penitenza, ebbe in dono dal dio Brahma l’immunità dalla morte;   egli infatti chiese di non poter mai essere ucciso “durante il giorno o di notte, all’interno della casa o fuori, non sulla terra o in cielo, né da un uomo né da un animale, né da Astra (spada) né Shastra (lancia)”.  Questo re crebbe quindi arrogante e avverso ai Cieli e alla Terra. Egli chiese che la gente smettesse di adorare dèi e iniziasse ad adorare lui. Il figlio di Hiranyakashipu,   Prahlada, continuò, nonostante le minacce di suo padre, a venerare il suo Dio Vishnu. Così Hiranyakashipu, infuriato, tentò di avvelenarlo ma il veleno diventò nettare nella bocca di Prahlada che ugualmente rimase illeso quando venne calpestato dagli elefanti che gli scatenò addosso suo padre e quando, sempre ad opera del suo genitore, venne rinchiuso in una stanza con affamati serpenti velenosi. Tutti i tentativi di Hiranyakashipu di uccidere suo figlio non andarono a buon fine. Alla fine Hiranyakashipu ordinò a Prahlada di sedersi su un rogo in braccio a sua zia Holika, sorella demone di Hiranyakashipu, il quale ben sapeva che ella era immune dall’essere bruciata dal fuoco. Prahlada, ignaro, prontamente accettò gli ordini di suo padre e pregò il Signore Vishnu perché nulla accadesse a se stesso.  Quando il fuoco divampò,  Holika, tra gli sguardi stupiti dei presenti, cominciò a bruciare a morte mentre Prahlada rimase illeso ancora una volta. La salvezza di Prahlada e la combustione di Holika sono celebrato come Holi. Per questo i falò vengono accesi alla vigilia della festa, nota anche come Holika Dahan (combustione di Holika) o Chhoti Holi (piccola Holi).

Holi, The Festival of Colors, India

Non ci sono dati completi per conoscere le origini della festa. Tuttavia, la Holi come la vediamo oggi, si crede abbia avuto origine nel Bengala. Anche in Mathura, altra zona dell’India, dove Krishna è cresciuto, il festival viene celebrato in onore dell’amore divino tra Radha e Krishna e dura 16 giorni.

Il giorno della Holi, come tutti gli anni, non andrò a lavorare e, dalla finestra della mia casa, stretta tra tante altre case, in altrettante strette viuzze, posso godere del divertimento della gente che si sporca a vicenda di acqua colorata, tanto in India, in questa stagione, non è freddo e quel giorno lo è ancora meno perché è vivo il calore delle persone che, dimenticando per un giorno la loro casta e il loro sesso, si sentono, almeno per un attimo, tutti uguali. Scenderò le mie scale e andrò in strada, sapendo che qualcuno, uno sconosciuto, si avvicinerà a me e colorerà la mia faccia e i miei vestiti. Come a Carnevale in Occidente, con i coriandoli e la schiuma da barba.

testo by PASSOININDIA

video:     

www. tumblr.com

http://news.you-ng.it/2013/03/27/8051-holi-festival-la-primavera-in-india-con-una-guerra-di-colori/

http://www.t2india.us/blog/places-to-celebrate-holi-in-india/

http://blogs.sacbee.com/photos/2011/03/holi-the-hindu-festival-of-col.html

http://www.fabionodariphoto.com/wrp/festival-holi-live/