L’uomo che ha costruito un piccolo Taj Mahal

Faizul Hasan Qadri, pensionato di 83 anni, di Kaser Kalan, nello Stato di Uttar Pradesh, ha ceduto alle ferite dopo un investimento stradale, qualche giorno fa. Quest’uomo è diventato famoso per aver costruito una replica del Taj Mahal adiacente alla sua casa nel villaggio, in memoria della defunta moglie,  e per aver donato la sua terra per la costruzione di una scuola statale per ragazze che ora è completamente terminata.

La moglie di Qadri Tajamulli Begum era morta a causa di un cancro alla gola nel dicembre del 2011. I due si sposarono nel 1953. La coppia non aveva figli. Qadri aveva iniziato  la costruzione di una replica del Taj Mahal dopo la morte della moglie che ha seppellito all’interno della struttura lasciando uno spazio accanto alla sua tomba per lui stesso quando sarebbe morto. Il suo sogno, tuttavia, si era fermato a febbraio 2014 quando Qadri aveva esauríto  le finanze, promettendo però che avrebbe completato la struttura con ciò che sarebbe riuscito a risparmiare. 
Nell’agosto 2015 Qadri, chiamato dall’ex primo ministro UP Akhilesh Yadav a Lucknow, aveva gentilmente rifiutato l’assistenza finanziaria che Yadav gli aveva offerto per il completamento della costruzione. Aveva richiesto invece la realizzazione di un college per ragazze gestito dal governo per il quale in seguito aveva donato la sua terra. La scuola è ora completata. “Aveva risparmiato quasi due lakh di Rs. e stava per venire con me a Jaipur per l’acquisto del marmo per il suo mini Taj Mahal affinché assomigliasse ancor più a quello originale di Agra “, ha detto Aslam, il nipote.
Per la costruzione, Qadri aveva venduto un pezzo della sua terra agricola oltre ai gioielli in oro e argento della moglie e aveva iniziato a lavorare con l’aiuto di un muratore locale. “La struttura è costruita sulla mia terra e ho cercato di piantare alcuni alberi intorno ad essa e di avere un piccolo corpo idrico nella sua parte posteriore. Tuttavia, il lavoro è stato in gran parte bloccato a causa delle finanze essendo i costi del marmo alti. Un certo numero di persone mi ha offerto denaro, ma mi sono rifiutato di accettarlo fino ad ora. Questo è il mio impegno personale per la mia defunta moglie e incarna il mio amore per lei. Quindi dovrei farlo da solo “, aveva detto Qadri ad Hindustan Times durante un visita nell’ agosto 2015.
Ora, il nipote di Qadri è desideroso di esaudire i desideri di suo zio e ha dichiarato che lo seppellirà accanto a sua moglie e terminerà, con il marmo, il piccolo Taj Mahal. “

Immagine Hindustan Times

Storia tratta da https://m.hindustantimes.com/delhi-news/man-who-built-mini-taj-mahal-for-wife-dies-in-road-accident/story-Zgnl0nFHKemsCRx94pD2sI.html

 

La tomba di Humayun a Delhi.

Nella zona orientale di Delhi, qualche chilometro oltre l’India Gate, si trova la tomba di Humayun. Humayun, sovrano moghul (popolo con origini turche e mongole discendente di Gengis Khan e Tamerlano) succedette, nel 1530, come figlio, al primo imperatore moghul in India, Babur. Humayun governò in India per un decennio, finché nel 1537, sconfitto da Sher Shah Sur, un signore del Bihar, dovette esiliare in Persia presso lo scià Safavide, che poi lo aiutò, con il suo esercito, a riprendere Delhi nel 1555, l’anno prima della sua morte.

Al mausoleo dove egli riposa si accede da un ingresso che conduce ad un parco. Seguendo il percorso, tra scolaresche,  turisti e scoiattoli, si giunge all’ingresso principale, un piccolo arco da cui già si intravvede, magnifico, il grande edificio, proprio al centro del giardino; questo nome, “quattro giardini”, è dovuto alla struttura dei giardini quadrilateri in stile persiano, divisi da passerelle o da acqua che scorre lungo canali poco profondi, sullo stile del giardino del paradiso descritto nel Corano. Fu Babur, il primo sovrano moghul in India, ad introdurre nel Paese tali tipici giardini persiani; in seguito, si sarebbero ritrovati nel Forte Rosso di Delhi e al Taj Mahal di Agra.

C’è un filo sottile che lega il mausoleo di Humayun al famosissimo Taj Mahal che hanno in comune lo stesso impianto architettonico. Infatti, è al primo che gli architetti di Sah Jahan (di cui Humayun era bisnonno) si ispirarono nel realizzare il secondo, ovvero il capolavoro in marmo bianco di Agra. L’uno, voluto da una moglie devota al marito, l’altro voluto da un marito innamorato della moglie perduta.

La tomba di Humayun, la prima tomba-giardino in stile moghul-persiano in India, fu infatti voluta per Humayun, il secondo re moghul, dalla sua vedova Hamida Banu Begum, che ne ordinò la realizzazione nel 1565, ben nove anni dopo la morte del marito avvenuta nel 1556, subito dopo la quale egli fu seppellito dapprima nel suo palazzo di Delhi e in seguito a Sirhind, in Punjab al riparo da possibili danni da parte del re indu Hemu che aveva sconfitto i moghul di Agra e Delhi nel 1556.

Dopo sette anni dalla prima pietra posata per il grande mausoleo, nel 1572, fu completata questa grande opera progettata dall’architetto di corte persiano Mirak Mirza Ghiyath che aveva già ideato edifici a Herat (ora Afghanistan), Bukhara (ora Uzbekistan), e in altri luoghi in India. Con grande maestria lo stile dell’architettura centroasiatica, individuabile nelle nicchie ad arco, nei corridoi, nell’alta cupola doppia (usata per la prima volta in India), venne fuso con elementi decorativi induisti che si ritrovano nella creazione di chioschi o chhatris sul tetto che apportano al mausoleo una forma piramidale. Da lì partì il nuovo filone che portò poi alla realizzazione del Taj Mahal.

Il mausoleo di Humayun è una vera necropoli della dinastia Mughal da quando, a partire dal 17° secolo fino al 19° secolo, il giardino venne gradualmente riempito con le tombe dei discendenti di Humayun fino a diventare il sepolcro che, al mondo, ospita il numero più alto di tombe degli imperatori moghul e dei loro familiari (circa 150). Il mausoleo, in arenaria rossa, a due piani, sovrastato da una cupola in marmo bianco di gusto persiano, è alto 47 metri e largo 91 metri. Al piano terra eleganti archi decorano tutto intorno la costruzione.E’ ammirevole il lavoro di piastrelle ad intarsio, gli intagli, la pietra scolpita. Sulle facciate ci sono le stelle di David (con dentro il simbolo del loto); infatti in vari passaggi del Corano vi è scritto che David e Salomone fossero profeti e re, e pertanto sono figure riverite dai musulmani. Nel basamento intorno all’edificio, tipicamente persiano, vi sono 124 nicchie che opitano tombe minori.

Il cenotafio del sovrano, in marmo, si trova nel mezzo della camera centrale ottagonale sita nel piano più alto e decorata con file di finestre ad arco. Ai suoi angoli, altre camere  ospitano le tombe di due mogli ed altri membri della famiglia reale. La vera tomba dell’imperatore si trova tuttavia al piano seminterrato.

William Finch, un mercante inglese che nel 1611 visitò la tomba, ricorda come la tomba fosse arricchita da preziosi tappeti, da scritte del Corano, dalla spada di Humayun, dal suo turbante e dalle sue scarpe, oltre che da una piccola tenda sopra il cenotafio.

Infatti quasi subito dopo la sua costruzione, già cominciò il declino del musoleo perché la capitale fu trasferita da Delhi ad Agra. Un secolo dopo, i giardini divennero orti poi, nel 1857, dopo l’invasione britannica di Delhi, gli orti vennero sostituiti con i giardini in stile inglese.  Dal 1903 l’aspetto originale del giardino è stato ricreato per ordine del viceré, Lord Curzon.

Dal 1993 la tomba di Humayun è patrimonio mondiale dell’UNESCO e da allora sono state effettuate importanti ristrutturazioni, soprattutto tra il 1999 e il 2003.

Se andate a visitare la città di Delhi, programmate una visita in questo luogo ricco di storia e di architettura.

Testo by Passoinindia
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Chandni Chowk, il grande mercato di Delhi.

Quando vado a Chandni Chowk con i turisti, che accompagno per lavoro (sono una guida indiana), mi diverte il loro stupore.

IMG-20150904-WA0005La zona ospita uno dei mercati più antichi, tra i più importanti dell’India, nel cuore della vecchia Delhi che viene chiamato anche Shahjahanabad. Fu infatti il grande imperatore dell’India Shah Jahan (che ideò il bellissimo Taj Mahal di Agra) a farlo realizzare per desiderio e su progetto della figlia Jahan Ara, nell’era dei Moghul, 17° secolo; il nome Chandni Chowk significa “piazza al chiaro di luna”, perché quel luogo era un tempo diviso da un canale per la fornitura dell’acqua che rifletteva appunto la luna.

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Ciò che appaga chiunque visiti questo posto è la sua capacità di portare indietro in quel passato tempo ormai rimpiazzato troppo spesso dai magazzini della grande distribuzione.

Chandni Chowk è un dedalo di strade strette e affollate con negozi e bancarelle che vendono davvero di tutto, dai libri all’abbigliamento, dalle calzature ai prodotti elettronici, dall’oro all’argento, dal pellame ai gioielli, dagli arazzi agli oggetti di antiquariato, ai vestiti per le nozze… e tutto quant’altro vi possa venire in mente, persino animali come pecore, capre, galline vive che poi…

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Ci sono anche barbieri e pulitori d’orecchi.

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Il colpo d’occhio, che cade anche sulle variopinte piramidi di spezie di ogni genere, quello che esalta i turisti, è un congestionato scenario pieno dei colori delle sete svolazzanti che fanno da anticamera a piccoli e grandi negozi dove i commessi, prevalentemente uomini, dispiegano, con una capacità da sbandieratori provetti, metrature di setose e scintillanti stoffe, e le donne, seriamente immerse nell’affare, scelgono la più congeniale per il loro prossimo abito.

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E’ davvero tanta la gente a Chandni Chowk, di tutti i tipi e sfumature e i turbanti pastello sembrano camminare da soli in mezzo a tutta quella folla. I miei clienti si divertono sui richshaw (un carro trainato da un uomo a piedi o in bicicletta), facendo centinaia di foto alle scene del commercio quotidiano mentre io devo badare che non si perdano! Anche l’olfatto ha il suo da fare, perché il profumo è quello della autentica cucina indiana, con le sue prelibatezze e i suoi dolci.

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E’ l’odore invitante del cibo di strada, dei tanti tipi di pane che, per forma e ingredienti, hanno nomi diversi come il chapati, il roti, il naan, solo per citare i più popolari; è l’odore delle parathas (una sorta di focaccia tonda) fritte con puro ghee in pentole di ghisa, servite con chutney (salse) di gusti vari come menta, banana, tamarindo e con verdure sottaceto oppure ripiene di patate, cavolfiore, piselli, lenticchie, carote, fieno greco, ravanello oppure farcite con paneer (formaggio fresco), menta, limone, peperoncino, frutta secca, anacardi, uvetta, mandorle, karela (chiamato anche melone amaro ma con l’aspetto di un cetriolo).

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E’ l’odore delle papad (cialde croccanti molto saporite), del rabdi (un dolce fatto con yoghurt e farina), del khurchan (una zuppa a base di paneer, pomodoro e spezie), dei jalebis fritti in puro ghee, del pao bhaji cucinato con verdure, patate e coriandolo (simile al nostro prezzemolo ma di gusto diverso). 

I venditori di dolci (halwais), quelli di salatini, (namkeenwallahs) e di pane (paranthewallahs) sorridono allo straniero invitandolo all’assaggio delle kachoris, polpette fritte ripiene di patate e piselli, dei gobhi-matar, fatti con cavolo e piselli, delle samosa, inconfondibili per la loro forma triangolare, fritte e ripiene di carne o verdure, delle matar paneer tikki, a base di spezie e verdure.

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E’ il sapore dei chaats, un mix di snack piccanti, speziati e salati come il gol gappe, il dahi vada, il dahi bhallaun, un gnocco fritto con cagliata, cioccolato nero, chutney di tamarindo e semi di melograno, oppure fatti con la frutta.

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E’ il sapore delle kachori, di solito ripiene di legumi e servite con patate al curry e delle aloo tikki ripiene di patate e piselli. Il tutto gustato con il chai, il tipico thè indiano con latte e spezie.

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Una vera esplosione di sapori. Tutta la vecchia Delhi è famosa per la sua prelibatissima cucina.

Alcuni tra i ristoranti più frequentati si trovano proprio qui. Persino il gelato si può trovare nella vecchia Delhi; il rabdi faluda, che va servito freddo, è molto simile quando arricchito con crema di vaniglia; il kulfi è un dessert gelato al latte di vari gusti tra cui rosa, mango, melograno, litchi.

Sul versante musulmano, di fronte alla moschea Masjid, l’aroma del cibo di strada aleggia nell’Urdu Bazaar che significa “mercato dell’accampamento imperiale” e la lingua urdu (lingua nazionale del Pakistan e lingua ufficiale dell’amministrazione indiana insieme con hindi e inglese) significa proprio accampamento. E’ l’odore del pesce, degli spiedini aromatici e del pollo fritto. Qui si vendono sopratutto kebab, stufati di montone e tikkas (con carne di bufalo) avvolti in rumali roti (sottile carta di pane).

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Chandni Chowk è anche un meltin pot religioso; persone di tutte le religioni lo frequentano o lo attraversano, anche per ragioni di fede. I gaininsti si dirigono verso il tempio Jain Digamber, il più antico tempio Jain nella capitale, originariamente costruito nel 1656, alla foce di Chandni Chowk, proprio di fronte al Forte Rosso. Gli induisti raggiungono il vicino tempio di Gauri Shanker da 800 anni dedicato al culto di Shiva. A pochi passi si trova la chiesa Battista centrale istituita nel 1814 e il Gurudwara Sikh Sis Ganj Sahib, costruito nel 1783, in onore del nono Guru Sikh Teg Bahadur e di alcuni suoi seguaci giustiziati dai Moghul in quel luogo nel 1675 d.C. 

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Ma è il Red Fort (o Lal Qila di Delhi ) che si fa notare, proprio davanti al Chandni Chowk, costruito in nove anni da Shah Jahan come palazzo ufficiale dei Moghul. Di fronte ad esso, la splendida Jama Masjid, l’ altro edificio che Shah Jahan costruì in 6 anni, una delle più grandi moschee di Delhi.

Questa è Chandni Chowk, con anche i suoi palazzi a volte fatiscenti, con gli intrecci penzolanti dei fili della luce, con i sadhu, i poveri  e i mendicanti ma un vero spaccato di India autentica. Lascio i turisti soddisfatti con, negli occhi, i colori di Chandni Chowk.

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Testo e photo by PASSOININDIA

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I posti più belli del mondo.

Il sito di recensioni turistiche online Tripadvisor ha chiesto ai suoi utenti di votare per scegliere le dieci migliori attrazioni turistiche del 2014.

Al primo posto è arrivato il sito archeologico peruviano del Machu Picchu. Le rovine inca si trovano a circa 2.430 metri d’altezza e sono visitate ogni anno da centinaia di migliaia di visitatori. Al secondo posto nella classifica stilata dai lettori c’è la Gran moschea dello sceicco Zayed ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi e AL TERZO POSTO IL TAJ MAHAL IN INDIA. L’Italia è arrivata solo al quinto posto con la basilica di San Pietro.

fonte: http://www.internazionale.it/news/viaggi-societa/2014/06/18/i-posti-piu-belli-del-mondo/

foto: Steve McCurry

 

PER VEDERE LA LISTA COMPLETA   http://www.internazionale.it/?p=395079

1. Machu Picchu, Perù
2. Gran moschea dello sceicco Zayed, Abu Dhabi
3. Taj Mahal, India
4. Cattedrale dell’immacolata concezione di Maria santissima e moschea di Cordova, Spagna
5. Basilica di San Pietro, Città del Vaticano
6. Angkor Wat, Cambogia
7. Tempio Bayon, Cambogia
8. Chiesa del Salvatore, San Pietroburgo, Russia
9. Parco nazionale militare di Gettysburg, Stati Uniti
10. Mura di Dubrovnik, Croazia