Un pezzo di prato

Non amo molto raccontare di me, almeno non pubblicamente. Oggi lo faccio con questa mia semplice storia scritta in un momento particolare della mia vita. Lo faccio oggi, anche oggi particolare.

I mei ricordi girano 
intorno ad una casa
quando ancora il prato 
era un posto in cui giocare
e i vecchi mi tenevano per mano 
 
Mi sovviene la domenica
il sugo della nonna
quel sapore che non dimentico 
che non si fa più
perchè oggi manca il tempo 
 
Quando saltavo sul letto intatto
l’odore della naftalina
scivolava dagli armadi 
perchè allora si voleva conservare

 
Mi divertivo a fingere la spesa 
davanti a una bilancia 
e alla carta del pane 
su cui scrivere il conto
 
E ad uno zio 
che mi
ha fatto da padre
tiravo i piedi 
per farlo divertire
 
Dormivo in un letto 
coperto da un telo a fiori 
senza una piega
protetta da un paio di sedie
per non farmi cadere
 
Le lasagne fatte in casa
si bollivano su una stufa di ghisa
e il rumore del coperchio 
rimosso per la legna
mi suona ancora fresco
 
Con un piccolo borsellino 
regalato dalla nonna
ed un bambolotto
mi inventavo la donna
che non sarei mai diventata
 
Il minestrone cuoceva per ore
verdura fresca e pulita
insieme alla crosta di formaggio
in cui affondavo i denti
 
Ricordo l’odore della brillantina
in quel piccolo bagno freddo 
che dava sul balcone
la Jacuzzi ad angolo 
era una piccola conca di plastica
 
Mi capita a volte
di sentire sull’autobus
arrivare da un uomo d’altri tempi 
il profumo della Linette
la brillantina dello zio
unico vezzo concesso
 
Gli occhi dolci della nonna
e le spalle buone dei miei vecchi
li ritrovo
quando penso 
a quanto la vita si prenda 
in questo scambio iniquo
 
Se passeggio
nei vicoli di paese 
guardo su, 
sui poggioli ammuffiti 
dove un tempo 
si affacciavano le zie
 
e sotto, il fornaio,
che oggi non c’è più, 
vestiva la farina 
usata per il pane
 
C’era un piccolo spazio
davanti ad una chiesa
dedicato alle altalene
ferro rosso arrugginito
dove le foglie a terra – dei platani
schioppettavano al passaggio
 
Mi facevo una tenda
sul poggiolo della casa
con vecchie stoffe
fermate da mollette 
rubate al bucato
 
Credevo 
di essere una squaw
oppure una gran dama
dipendeva dalla quantità 
della stola 
usata per coprirmi
 
Quando calpesto 
il mio prato 
quello che ho dovuto pagare – per averlo – 
viene fuori il profumo
di un’erba infestante
infestante la memoria
 
che associo 
alla riva di un fiume
vicino ad un’altra chiesa
dove sguazzavano girini
da pescare col secchiello 
perché a quell’età 
non comprendi il valore della vita
 
Rivedo il cimitero 
io per niente foscoliana
onorato dai miei vecchi 
perché a quell’età 
comprendi invece il valore della vita
 
Ho in mente 
la moto di un ragazzo 
il mio primo amore
che mi ha regalato 
le canzoni di Neil Young
e il sogno americano
 
Oggi alleva cavalli 
nell’entroterra ligure
 
Non ci siamo 
mai baciati
 
Ho lasciato quella casa
e tutto l’odore di buono 
quando se ne è andata 
la prima parte di me 
velocemente, crudelmente
 
Dalla mia nuova casa 
con il prato (comprato)
rivedo mille volte 
le scene a cui 
non ci è concesso tornare
 
Gli alberi 
gli uccelli 
i gatti 
sono sempre 
gli stessi
 
Oggi 
fai prima 
a trovare una moneta
che un pezzo di prato.

TESTO E PHOTO BY PASSOININDIA

28 pensieri riguardo “Un pezzo di prato

  1. Sublime. Nel marasma del web si fatica a trovare pensieri che gustano di bellezza, una bellezza semplice e senza fronzoli.
    Mi ripeto, davvero sublime.

      1. Grazie a te, per avermi rammentato io bambino, la nonna che preparava i tortelli di zucca, il papà con la brillantina in testa, i prati sconfinati della mia infanzia e tanto altro. Buona domenica.

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