La Damehood 2014 ad una donna indiana.

Dame Commander

Asha Khemka  è arrivata a Londra con la famiglia dal Bihar nel 1978 senza alcuna conoscenza della lingua inglese ed ha cambiato la vita di migliaia di persone come educatrice;  venerdì 14 marzo scorso ha ricevuto  la Damehood dal principe Carlo d’Inghilterra. Khemka è la preside del West Nottinghamshire College e la seconda donna di origine indiana ad aver ottenuto quello che nel sistema di onorificenze britannico è l’equivalente femminile di cavaliere (Sir), da quando l’ordine è stato istituito nel 1917 ; il primo era stato dato a Maharani Lakshmi Devi di Dhar nel 1931. Khemka è stata nominata  “Dame Commander” dell’Ordine dell’Impero Britannico ‘ , diventando “dama” del Regno ed è stata presentata con tutti gli onori ad una cerimonia di investitura tenutasi a Buckingham Palace.  Soddisfatta per l’esperienza , Dame Asha ha detto: ” Raramente sono senza parole , ma mi trovo in difficoltà ad esprimere come mi senta orgogliosa ed onorata. Sono immensamente grata alla Gran Bretagna per aver riconosciuto i miei punti di forza e per permettermi di realizzare i miei sogni ” . Ha aggiunto: ” Ma non dimenticherò mai le mie radici indiane e sarò sempre una fiera Bihari che mi ha dato spirito imprenditoriale, unità e determinazione per avere successo … Questo è senza dubbio uno dei momenti di maggiore orgoglio della mia vita ” . Khemka , che è il presidente dell’Associazione delle Università in India, ha detto all’ Hindustan Times (da cui è tratto questo articolo) di essere in procinto di aprire un centro in Chandigarh, dove sarà fornita istruzione online in inglese e matematica.  Il marito di Khemka, Shankar Lal Khemka, di origine Patna, è un chirurgo ortopedico ed è entrato nel Servizio Sanitario Nazionale dopo aver acquisito qualifiche mediche dal Patna Medical College nel 1975 . La coppia ha tre figli , Shalini, Sheel e Sneh . Proveniente da una famiglia di magistrati , Khemka ha abbandonato la scuola a 13 anni, si è sposata all’età di 15 ed è arrivata in Inghilterra con la sua famiglia all’età di 25, senza alcuna conoscenza della lingua inglese. Dopo aver imparato l’ Inglese guardando la televisione per bambini, Khemka ha ripreso la sua formazione dopo che i suoi tre figli hanno iniziato ad andare a scuola ed ha conquistato una laurea in economia all”Università di Cardiff, prima di intraprendere la sua carriera di insegnante. Annunciando il nuovo anno degli Honours List 2014, il Cabinet Office ha dichiarato: ” Asha Khemka ha servito le zone svantaggiate del West Midlands come Preside del West Nottinghamshire College per gli ultimi otto anni. Sotto la sua guida , l’Istituto è diventato uno dei maggiori istituti di istruzione più eminenti del Regno Unito.”.

fonte:  libera traduzione da  http://www.hindustantimes.com/world-news/proud-bihari-asha-khemka-gets-damehood-from-prince-charles/article1-1196270.aspx

La Holla Mohalla, la festa dei pacifici Sikh.

Il giorno successivo alla celebrazione della Holi (vedi post “Holi la festa dei colori), nel mese di Phalguna (Marzo), i Sikh (devoti del Sikhisimo, vedi in questo blog https://passoinindia.wordpress.com/2012/09/30/che-cos-e-il-sikhismo/ e https://passoinindia.wordpress.com/2013/11/17/happy-gurpurab-guru-nanak/ ) festeggiano la Holla Mohalla, un festival che si tiene presso ANANDPUR (ovvero Città della beatitudine) cui spesso si usa far seguire la parola Sahib (Anandpur Sahib) in segno di riverenza (in India è usata anche verso le persone in segno di rispetto), ospitando essa  uno dei cinque Gurudwara (templi) più importanti. Il termine Mahalla, deriva dalla radice araba hal ed è una parola punjabi (lingua parlata nello Stato del Punjab, nel nord India) che evoca immagini di colonne dell’esercito accompagnate da tamburi di guerra e portabandiera, che si dispongono in una certa formazione o si spostano da un luogo all’altro.

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L’usanza della Holla Mohalla ebbe origine quando, il 22 febbraio 1701, Guru Gobind Singh (1666-1708), il decimo Guru Sikh che stava conducendo la sua battaglia contro Aurangzeb dell’Impero Mughal e i Rajput (re) delle colline, volle dedicare una giornata alla simulazione di battaglie, per preparare militarmente il popolo, ma anche alla musica e a concorsi di poesia, dando così origine ad una tradizione viva ancora oggi. Ancora oggi infatti i membri dell’esercito sikhs fondato da Govind Singh, i Singhs Nihang, vestiti coi loro abiti blu e i loro impreziositi turbanti, portano avanti la tradizione marziale con finte battaglie, manifestazioni di scherma ed equitazione, e messa in opera, con l’ausilio di spade e lance, di imprese audaci e di spettacolari acrobazie tra sventolare di bandiere e suoni di tamburi.

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Ad Anadpur c’è, ovviamente, un grande e famoso tempio sikh (gurudwara), fornito, come ogni tempio sikh, di langar (la mensa comune) che elargisce gratuitamente i suoi pasti grazie alle offerte di farina di frumento, riso, verdure, zucchero, latte da parte degli abitanti dei villaggi vicini. I commensali, seduti a terra su lunghi tappeti, consumano le loro pietanze servite (da volontari) in piatti di metallo luccicante distribuiti poco prima (e poi ritirati all’uscita) da altrettanti devoti. Chiunque può accedervi, senza differenza di casta, sesso o religione.

Di mattina presto le preghiere nel gurdwara segnano l’inizio del festival. Il Guru Grant Sahib, il libro sacro dei sikh, cerimoniosamente tirato fuori dal posto in cui la sera prima è stato accuratamente riposto, viene sistemato sul palco, sotto al tipico baldacchino e bagnato simbolicamente con latte e acqua. Tutto ciò mentre vengono cantate e suonate le preghiere ed il Prasad Karah (un impasto dolce fatto di farina, zucchero e burro) viene distribuito ai fedeli, dopo essere stato benedetto dal guru.

La Holla Mohalla è un’occasione per i Sikh per ribadire il proprio impegno nei confronti della Panth Khalsa, per riaffermare la fraternità e la fratellanza e ricordare alla gente il valore della difesa molto caro a Gobind Singh ji., il “fondatore” della Holla Mohalla, colui che ha istituito nel 1699 il Panth Khalsa, ovvero l’ordine del Khalsa che è a base del sikkismo.  Il Sikkismo è nato nel XV secolo nel nord ovest dell’India ed è una religione impregnata di principi  filosofici, morali, politici e militari, impostata su un rigido monoteismo privo di organizzazione clericale, di santi e di immagini religiose (dentro il tempio si vedono solo le immagini dei dieci guru) e sui valori dell’ uguaglianza, fratellanza e parità tra tutti gli adepti.

PS: Del Khalsa racconteremo prossimamente …

(testo by PASSOININDIA,  photo by http://www.flickr.com)

gustati l’evento:

foto, fonti:

http://thetravelphotographer.blogspot.it/2011/07/idris-ahmed-holla-mohalla.html

http://www.competitivetimes.com/2014/02/sikh-tradition-festival-of-holla.html

http://www.idrisphotography.com/features.html

http://www.telegraph.co.uk/news/picturegalleries/picturesoftheday/8395064/Pictures-of-the-day-21-March-2011.html?image=6

http://www.totalbhakti.com/hindu-blog/Holla_mohalla/865.html

http://www.comments99.com/comments/hola-mohalla/

I colori della Holi salutano l’inverno.

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La Holi è celebrata alla fine della stagione invernale, l’ultimo giorno di luna piena del mese lunare di Phalguna, secondo il calendario indu, che di solito cade nel mese di febbraio o marzo di ogni anno e tutti gli indiani la festeggiano.

Questa ricorrenza è conosciuta anche come Dhuli, in sanscrito, o Dhulheti, Dhulandi o Dhulendi o festa dei colori. Il festival, che rappresenta un saluto alla primavera, la stagione simbolo di amore e fertilità, ha vari scopi tra cui, anticamente, quello di commemorare i buoni raccolti. Ma la sua finalità è soprattutto religiosa, legata alla mitologia indù, anche se celebrata in un modo particolare e distante dai rituali religiosi che caratterizzano altre festività.

Durante questo evento, i partecipanti si gettano addosso polvere, di origine naturale, di tutti i colori,  anche utilizzando palloncini e pistole d’acqua colorata e insomma, qualunque altro strumento che consenta di “arrivare a segno”.

La Holi abbassa per quel momento di festa la severità delle norme sociali, perché in quel giorno sembrano non esserci differenze tra persone di casta diversa, tra uomini e donne e tra ricchi e poveri che, tutti insieme, si lasciano andare al divertimento e alla gioia. Nessuno si aspetta un comportamento educato, di conseguenza, l’atmosfera è piena di emozioni e spontaneità.

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La più popolare mitologia da cui deriva il nome HOLI è legata alla uccisione di Holika.  Si racconta che Hiranyakashipu, il grande re dei demoni, a seguito di una lunga penitenza, ebbe in dono dal dio Brahma l’immunità dalla morte;   egli infatti chiese di non poter mai essere ucciso “durante il giorno o di notte, all’interno della casa o fuori, non sulla terra o in cielo, né da un uomo né da un animale, né da Astra (spada) né Shastra (lancia)”.  Questo re crebbe quindi arrogante e avverso ai Cieli e alla Terra. Egli chiese che la gente smettesse di adorare dèi e iniziasse ad adorare lui. Il figlio di Hiranyakashipu,   Prahlada, continuò, nonostante le minacce di suo padre, a venerare il suo Dio Vishnu. Così Hiranyakashipu, infuriato, tentò di avvelenarlo ma il veleno diventò nettare nella bocca di Prahlada che ugualmente rimase illeso quando venne calpestato dagli elefanti che gli scatenò addosso suo padre e quando, sempre ad opera del suo genitore, venne rinchiuso in una stanza con affamati serpenti velenosi. Tutti i tentativi di Hiranyakashipu di uccidere suo figlio non andarono a buon fine. Alla fine Hiranyakashipu ordinò a Prahlada di sedersi su un rogo in braccio a sua zia Holika, sorella demone di Hiranyakashipu, il quale ben sapeva che ella era immune dall’essere bruciata dal fuoco. Prahlada, ignaro, prontamente accettò gli ordini di suo padre e pregò il Signore Vishnu perché nulla accadesse a se stesso.  Quando il fuoco divampò,  Holika, tra gli sguardi stupiti dei presenti, cominciò a bruciare a morte mentre Prahlada rimase illeso ancora una volta. La salvezza di Prahlada e la combustione di Holika sono celebrato come Holi. Per questo i falò vengono accesi alla vigilia della festa, nota anche come Holika Dahan (combustione di Holika) o Chhoti Holi (piccola Holi).

Holi, The Festival of Colors, India

Non ci sono dati completi per conoscere le origini della festa. Tuttavia, la Holi come la vediamo oggi, si crede abbia avuto origine nel Bengala. Anche in Mathura, altra zona dell’India, dove Krishna è cresciuto, il festival viene celebrato in onore dell’amore divino tra Radha e Krishna e dura 16 giorni.

Il giorno della Holi, come tutti gli anni, non andrò a lavorare e, dalla finestra della mia casa, stretta tra tante altre case, in altrettante strette viuzze, posso godere del divertimento della gente che si sporca a vicenda di acqua colorata, tanto in India, in questa stagione, non è freddo e quel giorno lo è ancora meno perché è vivo il calore delle persone che, dimenticando per un giorno la loro casta e il loro sesso, si sentono, almeno per un attimo, tutti uguali. Scenderò le mie scale e andrò in strada, sapendo che qualcuno, uno sconosciuto, si avvicinerà a me e colorerà la mia faccia e i miei vestiti. Come a Carnevale in Occidente, con i coriandoli e la schiuma da barba.

testo by PASSOININDIA

video:     

www. tumblr.com

http://news.you-ng.it/2013/03/27/8051-holi-festival-la-primavera-in-india-con-una-guerra-di-colori/

http://www.t2india.us/blog/places-to-celebrate-holi-in-india/

http://blogs.sacbee.com/photos/2011/03/holi-the-hindu-festival-of-col.html

http://www.fabionodariphoto.com/wrp/festival-holi-live/

CHAND BAORI ad ABHANERI.

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Nel distretto di Dausa, nel Rjastan, a 95 km. dalla romantica Jaipur, sulla strada che porta verso Agra, c’è un piccolo villaggio di nome Abhaner fondato nel 9° secolo dal re Raja Chand del regno di Gurjar; inizialmente fu chiamato con il nome di Abha Nagri, che significa città luminosa, ma, in seguito, la non corretta pronuncia di questa parola, ne trasformò il nome in Abhaneri. Questo villaggio che, se escludiamo le danze locali Ghoomar, Kalbelia e Bhawai che vi si svolgono, ha di per sé poco di interessante, è invece famoso per un luogo incredibile che ricorda i disegni di Escher. Questo posto è il CHAND BAORI, il più grande POZZO dell’India. E’ costruito a gradini, secondo uno schema inventato dagli indigeni, per raccogliere l’acqua piovana che veniva anche usata per le abluzioni di purificazione prima di entrare al Mata Temple Harshat che sta proprio di fronte al pozzo; questo tempio, costruito nel VII – VIII secolo Dc, e dedicato a Harshat Mata, la dea della felicità, è ora in rovina ma ricorda l’architettura medievale indiana e le immagini del tempio indicano che in realtà fosse dedicato al Dio Vishnu. Ma è il pozzo che sorprende di più: costruito nel VII secolo, per alcuni nel IX secolo, è strutturato in 3500 strettissimi gradini che, oltre a dare le vertigini, collegano 13 piani fino a raggiungere, alla profondità di trenta metri, il serbatoio dell’acqua, il cui livello variava in base al periodo dell’anno e, durante il periodo delle piogge, era più facilmente raggiungibile perché si dovevano fare meno scalini….

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Il regno delle donne

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Il regno delle donne 

C’è un regno tutto tuo
che abito la notte
e le donne che stanno lì con te
son tante, amica mia,
sono enigmi di dolore
che noi uomini non scioglieremo mai.
Come bruciano le lacrime
come sembrano infinite
nessuno vede le ferite
che portate dentro voi.
Nella pioggia di Dio
qualche volta si annega
ma si puliscono i ricordi
prima che sia troppo tardi.

Guarda il sole quando scende
ed accende d’oro e porpora il mare
lo splendore è in voi
non svanisce mai
perché sapete che può ritornare il sole.
E se passa il temporale
siete giunchi ed il vento vi piega
ancor più forti voi delle querce e poi
anche il male non può farvi del male.

Una stampella d’oro
per arrivare al cielo
le donne inseguono l’amore.
Qualche volta, amica mia,
ti sembra quasi di volare
ma gli uomini non sono angeli.
Voi piangete al loro posto
per questo vi hanno scelto
e nascondete il volto
perché il dolore splende.
Un mistero che mai
riusciremo a capire
se nella vita ci si perde
non finirà la musica.

Guarda il sole quando scende
ed accende d’oro e porpora il mare
lo splendore è in voi
non svanisce mai
perché sapete che può ritornare il sole
dopo il buio ancora il sole.
E se passa il temporale
siete prime a ritrovare la voce
sempre regine voi
luce e inferno e poi
anche il male non può farvi del male.

Alda MERINI (donna).

Rashmi che raccoglie rifiuti.

La mattina e la sera Rashmi (questo non è il suo vero nome) è una straccivendola, di pomeriggio una studentessa appassionata e, nel resto del tempo, un grande aiuto per il lavoro del padre e per le faccende quotidiane della madre. Rashmi ha sedici anni, frequenta la scuola e vive in una baraccopoli. Con il suo lavoro di straccivendola finanzia non solo la propria istruzione, ma anche quella delle sue due sorelle perché il reddito del padre è sufficiente a malapena per i bisogni di base.

“Il mio obiettivo è quello di diventare il membro più istruito della mia famiglia. Voglio diventare un medico e curare le persone che vivono nelle baraccopoli., ” ha detto la ragazza. “Devo lavorare sodo in questi giorni. Sto puntando a guadagnare 200 Rs, il doppio di quello che normalmente realizzo in un giorno. Pertanto devo spesso camminare per circa 15 km attraverso la città per raccogliere la spazzatura “, ha detto Rashmi .

Dopo quattro ore di lavoro al mattino, va a scuola. Dopo la scuola, si cambia abito e si dirige verso un’altra parte della città, per lavorare altre sei ore, cercando di evitare di essere scoperta dai compagni di scuola . “Temo solo i miei compagni di classe. Se venissero a sapere del mio lavoro, inizierebbero a prendere le distanze da me ed io avrei perso alcuni amici preziosi”, ha detto Rashmi, che ha iniziato la raccolta di rifiuti a partire dall’età di sette anni. Ma negli ultimi quattro mesi, la ragazza non ha pagato la tassa di iscrizione, perché ha dovuto spendere i suoi magri risparmi per curare una sorella. Ma Rashmi è risoluta a non chiedere aiuto.

“Voglio solo che la gente cambi il suo atteggiamento verso gli straccivendoli. Parlano di noi come se fossimo animali. Vogliamo po ‘di rispetto , questo è tutto “, ha detto .

Rashmi prevede di azzerare presto le spese in sospeso, visto che sua madre ha intenzione di unirsi a lei nell’umile lavoro.

Una ricerca ha svelato che l’ 80% di giovani straccivendoli, alcune delle quali hanno iniziato questo lavoro molto presto nella loro vita, sono tossicodipendenti.. Ma Rashmi non solo ha resistito ma ha anche intenzione di combattere questo male. “Non mi piacciono le persone che masticano tabacco o assumono droghe “, ha detto . La sua ispirazione è Anandi, protagonista di una popolare serie TV sul difficile viaggio di una sposa bambina .”Mi piace l’atteggiamento di Anandi e un giorno la incontrerò”, ha detto Rashmi,

(libera traduzione da http://www.hindustantimes.com/india-news/slum-girl-collects-trash-to-fund-own-sisters-education/article1-1190506.aspx)

CHI SONO I RAGPICKERS.

La maggior parte dei “ragpickers” o straccivendoli (uomini, donne e bambini) è estremamente povera, analfabeta, e appartiene a famiglie di immigrati rurali che giugono nelle grandi città con la speranza, poi non soddisfatta, di trovare un lavoro. E così queste famiglie poverissime, per sopravvivere, devono contare sui propri figli che iniziano questa attività a 5-8 anni e che per la maggior parte non vanno a scuola. La raccolta avviene direttamente nelle discariche, nei bidoni dell’immondizia o presso le abitazioni. E’ un lavoro terribile con mani e piedi nudi a contatto con i rifiuti in decomposizione, a temperature altissime, veleni chimici e infezioni che colpiscono una salute già precaria a causa della malnutrizione che porta anemia e ritardi nella crescita. Le schede dei circuiti bruciate per estrarre il rame producono fumi altamente tossici. I bambini sono gestiti da intermediari che pagano poco (circa 1 dollaro al giorno – le tazze da tè di plastica possono essere venduti per 8 rupie al chilo, circa 15 centesimi) e che rivenderanno a ben altro prezzo il materiale raccolto, stoffa, carta, stagno bottiglie, plastica, parti metalliche, vetro. I raccoglitori di rifiuti portano a casa per la loro famiglia il cibo di scarto trovato. Non di rado questi bambini diventano dipendenti da tabacco e alcool. Nella sola New Delhi, ci sono 300.000 ragpickers, con altri 300.000 a Mumbai, di cui 120.000 hanno meno di 14 anni.

I terreni su cui posano le discariche riempite e collassate dai rifiuti vengono alla fine venduti per lo sviluppo residenziale. La stessa Mumbai è costruita su una discarica, che ha collegato quello che una volta era un gruppo di isole. Per un Paese come l’India, che non ha una politica di gestione dei rifiuti urbani e nessun programma di riciclaggio, il lavoro dei ragpickers ha una certa utilità sociale. Nonostante questo, le autorità poco o nulla fanno per tutelare questi lavoratori. I bambini sono ufficialmente banditi dalla raccolta dei rifiuti, anche se, a parte le molestie di routine da parte della polizia, le autorità chiudono un occhio. I ragpickers non hanno rappresentanza politica o accesso ai basilari servizi comunali.

http://1800recycling.com/2010/07/indias-slumdog-ragpickers/

Indian+Rag+Pickers+Forage+Recyclables+Delhi+wQfxFANgKKSl

foto fonti: http://www.zimbio.com/pictures/4PIG931RI9c/Indian+Rag+Pickers+Forage+Recyclables+Delhi/3_y4ybJVrPj

http://green.in.msn.com/greennews/article.aspx?cp-documentid=4442111&page=3

altre immagini su  http://petercaton.co.uk/archive/social/child-rag-pickers-of-delhi