Il giorno successivo alla celebrazione della Holi (vedi post “Holi la festa dei colori), nel mese di Phalguna (Marzo), i Sikh (devoti del Sikhisimo) festeggiano la Holla Mohalla, un festival che si tiene presso ANANDPUR (ovvero Città della beatitudine) cui spesso si usa far seguire la parola Sahib (Anandpur Sahib) in segno di riverenza (in India è usata anche verso le persone in segno di rispetto), ospitando essa uno dei cinque Gurudwara (templi) più importanti. Il termine Mahalla, deriva dalla radice araba hal ed è una parola punjabi (lingua parlata nello Stato del Punjab, nel nord India) che evoca immagini di colonne dell’esercito accompagnate da tamburi di guerra e portabandiera, che si dispongono in una certa formazione o si spostano da un luogo all’altro.
L’usanza della Holla Mohalla ebbe origine quando, il 22 febbraio 1701, Guru Gobind Singh (1666-1708), il decimo Guru Sikh che stava conducendo la sua battaglia contro Aurangzeb dell’Impero Mughal e i Rajput (re) delle colline, volle dedicare una giornata alla simulazione di battaglie, per preparare militarmente il popolo, ma anche alla musica e a concorsi di poesia, dando così origine ad una tradizione viva ancora oggi. Ancora oggi infatti i membri dell’esercito sikhs fondato da Govind Singh, i Singhs Nihang, vestiti coi loro abiti blu e i loro impreziositi turbanti, portano avanti la tradizione marziale con finte battaglie, manifestazioni di scherma ed equitazione, e messa in opera, con l’ausilio di spade e lance, di imprese audaci e di spettacolari acrobazie tra sventolare di bandiere e suoni di tamburi.
Ad Anadpur c’è, ovviamente, un grande e famoso tempio sikh (gurudwara), fornito, come ogni tempio sikh, di langar (la mensa comune) che elargisce gratuitamente i suoi pasti grazie alle offerte di farina di frumento, riso, verdure, zucchero, latte da parte degli abitanti dei villaggi vicini. I commensali, seduti a terra su lunghi tappeti, consumano le loro pietanze servite (da volontari) in piatti di metallo luccicante distribuiti poco prima (e poi ritirati all’uscita) da altrettanti devoti. Chiunque può accedervi, senza differenza di casta, sesso o religione.
Di mattina presto le preghiere nel gurdwara segnano l’inizio del festival. Il Guru Grant Sahib, il libro sacro dei sikh, cerimoniosamente tirato fuori dal posto in cui la sera prima è stato accuratamente riposto, viene sistemato sul palco, sotto al tipico baldacchino e bagnato simbolicamente con latte e acqua. Tutto ciò mentre vengono cantate e suonate le preghiere ed il Prasad Karah (un impasto dolce fatto di farina, zucchero e burro) viene distribuito ai fedeli, dopo essere stato benedetto dal guru.
La Holla Mohalla è un’occasione per i Sikh per ribadire il proprio impegno nei confronti della Panth Khalsa, per riaffermare la fraternità e la fratellanza e ricordare alla gente il valore della difesa molto caro a Gobind Singh ji., il “fondatore” della Holla Mohalla, colui che ha istituito nel 1699 il Panth Khalsa, ovvero l’ordine del Khalsa che è a base del sikkismo. Il Sikkismo è nato nel XV secolo nel nord ovest dell’India ed è una religione impregnata di principi filosofici, morali, politici e militari, impostata su un rigido monoteismo privo di organizzazione clericale, di santi e di immagini religiose (dentro il tempio si vedono solo le immagini dei dieci guru) e sui valori dell’ uguaglianza, fratellanza e parità tra tutti gli adepti.
PS: Del Khalsa racconteremo prossimamente …
(testo by PASSOININDIA, photo by http://www.flickr.com)
gustati l’evento:
BUONA PASQUA A TUTTI!