L’Operazione Blue Star al Tempio di Amritsar. 1984.

Era il 3 giugno 1984. L’Harmandir Sahib, costruito nel 16^ secolo dal Guru Arjun Dev, conosciuto come il Tempio d’Oro di Amritsar, nel Punjab Indiano, luogo sacro per i fedeli del Sikhismo, era affollato di pellegrini che commemoravano il martirio del Guru (profeta) Arjun Dev. Dal 1983 questo luogo era diventato anche il quartier generale di Jarnail Singh Bhindranwale (foto sotto) e dei suoi seguaci Sikh.

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Quest’uomo era il capo del Damdami Taksal (una corrente integralista del Sikhismo) che rivendicava la creazione, mai concretizzata, di uno Stato indipendente teocratico (cioè fondato sui principi puri della religione Sikh) che avrebbe dovuto chiamarsi Khalistan (Terra dei Khalsa, Terra dei puri) e comprendere il Punjab (ancora oggi roccaforte del Sikkismo) ed i territori limitrofi.  Jarnail Singh Bhindranwale era molto conosciuto dai mass media dell’epoca, anche per la sua opera di arruolamento nelle campagne punjabi diretta ad apportare nuove leve al movimento. Egli parlava ai giovani Sikh invitandoli a lasciare la via della perdizione e a fare ritorno sulla retta via del Khalsa, l’ordine dei Sikh. Bhindranwale partecipò anche all’ attività politica. Nel 1979, pur non intervenendo in prima persona, propose quaranta candidati nelle elezioni dell’SGPC (l’organizzazione che sovrintende alla manutenzione dei gurudwara) per un totale di 140 seggi, ma, pur sostenuto anche dal Congresso, ne ottenne solo quattro. Un anno dopo, durante le elezioni generali, Bhindranwale venne invitato dal Congresso (proprio il partito dei Gandhi sotto il cui fuoco morirà qualche anno dopo) a fare campagna politica attiva per il partito (Il Congresso aveva ben compreso la convenienza di avere Jarnail Singh nei suoi ranghi, vista la popolarità che aveva acquisita).

Nel 1981 Jarnail Singh venne accusato dell’assassinio di Nirankari Gurbachan Sing che avrebbe ridicolizzato il decimo Guru Gind Singh e tre anni dopo un membro dell’ Akhand Kirtani Jatha, Ranjit Singh, si consegnò per aver commesso l’omicidio e fu condannato a scontare tredici anni di carcere. Jarnail venne rilasciato per mancanza di prove esattamente come avvenne quando il governo lo accusò, nel 1983, dell’assassinio del Vice Ispettore Generale della Polizia Punjabi As Atwal.

Torniamo al Tempio e a quello che successe nel 1984.

Indira Gandhi, l’allora Primo Ministro e leader del partito del Congresso (quello, per capirci, che ha perso alla grande alle ultime elezioni) decise di intervenire. Il Generale Sinha sconsigliò l’attuazione del piano sacrilego di Indira e fu quindi rimpiazzato dal generale Arun Shridhar Vaidya che diventò il nuovo capo dell’esercito indiano.

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Il 3 giugno 1984 il governo impose il coprifuoco, ordinò l’interruzione delle comunicazioni e della fornitura di energia elettrica. Intanto milizie e paramilitari pattugliavano l’intero Punjab e bloccavano tutte le vie di accesso e di uscita nel complesso del Tempio (ci sono quattro porte per entrare nell’Harmandir Sahib a simboleggiare l’apertura dei Sikh nei confronti di tutti i popoli e religioni). Era’ solo l’inizio. Il 4 giugno l’esercito bombardò la storica e strategica Ramgarhia Bungas (torre di architettura squisitamente sikh, costruita nel 1755 da un sikh guerriero per proteggere il sacro complesso da una invasione dall’esterno) e altre posizioni fortificate.

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 (sopra: la Ramgarhia Bungas, sotto: l’ Akal Takht)

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In cielo, gli elicotteri militari controllavano la zona. Il 5 giugno, al Tempio, come in tutto il Paese, la temperatura era elevata e la notte stava scorrendo sul sonno dei pellegrini ospitati nelle guest house del Gurudwara (il nome dei templi Siikh).

La piscina del Tempio, contenente l’acqua sacra per le quotidiane abluzioni dei pellegrini, restituiva scintille di luce. Intanto, l’esercito indiano, comandato da Kuldip Singh Brar, obbediva all’ordine ricevuto dal Primo Ministro e dava attuazione a quella che venne chiamata “Operazione Blue Star“; con molti uomini e 20 carri armati fece irruzione nel Tempio d’Oro ed attaccò la Akal Takht, (la più alta sede dell’autorità terrena del Khalsa, l’ordine dei sikh). Il 7 giugno, dopo una sanguinosa battaglia, ottenne il pieno controllo del Tempio. Moltissime le vittime civili e militari, tra cui lo stesso Jarnail Singh, e i feriti; lo stesso Harmandir Sahib fu colpito da almeno 300 proiettili. Contemporaneamente altri 38 gurudwara punjabi erano teatri di altrettanti combattimenti. 

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                                             indiatoday.indiatoday.in

Il 31 ottobre di quello stesso anno Indira Gandhi fu uccisa da due delle sue guardie del corpo Sikh, e probabilmente pagò per aver avviato l’Operazione Blue Star di pochi mesi prima. L’assassinio provocò indiscriminate ed ingiustificate rappresaglie verso il popolo Sikh, fino al grande vergognoso genocidio del 31 ottobre 1984, presumibilmente organizzato dagli esponenti del Congresso.

(vedi su questo blog https://passoinindia.wordpress.com/2012/10/27/massacro-dei-sikh-1984/ ).

                                        1984 anti sikh riots

L’esercito si ritirò dal Tempio d’Oro nel 1984 in seguito al pressante invito del popolo Sikh a lasciare quel luogo sacro. Il generale Arun Shridhar Vaidya venne assassinato nel 1986 a Pune da due sikh poi condannati a morte per impiccagione nel 1992.

Attualmente in Punjab la situazione è assolutamente tranquilla. Il popolo Sikh è un popolo tranquillo che continua, pacifico, ad osservare le sue tradizioni religiose che peraltro sono fondate su principi di tolleranza, fratellanza ed uguaglianza. E’ Sikh anche il Primo Ministro uscente dalle ultime elezioni, Manmohan Singh.

Sono passati 30 anni da quel triste episodio ma le ferite profonde di un popolo non si rimarginano facilmente. I giornali di pochi giorni fa hanno raccontato degli scontri (in questo caso tra Sikh) che si sono verificati in occasione della commemorazione di quei fatti, pubblicando foto di Sikh dalla lunga barba che sventolano minacciose sciabole e coltelli senza neppure raccontare i fatti dell’epoca. Il pugnale è un simbolo dei Sikh che essi portano quando indossano costumi tradizionali come in quella occasione e sarebbe errato identificare in assoluto questa ampia e rispettabile comunità con gli episodi di violenza in cui, loro malgrado, si sono visti coinvolti oggi come allora.

In assenza degli incidenti diplomatici dovuti alle accuse rivolte ai marò italiani probabilmente non se ne sarebbe neppure parlato.

Articoli complementari al presente che si consiglia di leggere per comprendere appieno l’argomento:

https://passoinindia.wordpress.com/2013/11/17/happy-gurpurab-guru-nanak/

https://passoinindia.wordpress.com/2012/09/30/che-cos-e-il-sikhismo/

https://passoinindia.wordpress.com/2012/10/27/massacro-dei-sikh-1984/

Testo PASSOININDIA con l’ausilio delle informazioni sul Web.

 

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fonte foto:  http://sikhgurusandgurdwaras.info/

http://www.sikhmuseum.com/bluestar/photographs/#tn3=0/slide30

http://it.wikipedia.org/wiki/Akal_Takht