Roberto Rossellini girò in India una serie di documentari per la Rai e nel corso di questo viaggio s’innamorò di una donna indiana di nome Sonali Dasgupta. La relazione provocò la forte reazione della famiglia di lei, che era sposata e aveva dei figli, e il turbamento della società tradizionale indiana, oltre alla rottura del matrimonio con Ingrid Bergman.
Girando per la rete ho trovato questo articolo che, a mio parere meglio di altri, racconta di quella storia e delle sue conseguenze….
I due fratelli Gil Rossellini e Raja Dasgupta Sunil Deepak, 7 luglio 2009
da: http://www.kalpana.it/ita/scrittori/sunil_deepak/gil_rossellini_raja_dasgupta.htm
Alcune persone nascono nel segno del destino, che gli prende e poi disegna per loro delle vite improbabili che sembrano inventate dalla fantasia di qualche scrittore. Anche la storia dei fratelli Raja e Gil sembra scritta da uno scrittore.
Circa 9 mesi fa, il 3 ottobre 2008, Gil è morto a Roma. Non aveva ancora compiuto 52 anni. Con la notizia della sua morte, i giornali italiani hanno parlato di lui come il “figlio adottivo di Roberto Rossellini, era il figlio della sua compagna indiana Sonali Dasgupta avuta dal suo primo matrimonio”. Insieme, vi erano poche righe sulla sua malattia a causa della rara patologia che l’aveva costretto su una sedia a rotelle negli ultimi anni e sull’ultimo episodio del suo documentario riguardo alla sua malattia, “Kill Gil volume 2 e ½”.
Non ho mai avuto l’occasione di conoscere Gil Rossellini, ma conosco suo fratello maggiore, Raja Dasgupta, che fa il regista e vive a Calcutta in India con sua moglie, l’attrice Chaitali e con i suoi due figli, entrambi registi.
Inizio della storia: Vorrei iniziare questa storia dagli eventi alla fine del 1956 e all’inizio del 1957 che avevano coinvolto i loro genitori, quando Raja aveva 4 anni e Gil aveva pochi mesi e ancora si chiamava Arjun, come l’eroe guerriero del poema epico indiano Mahabharata. Raja e Arjun, erano figli di Harisadhan e Sonali Dasgupta.
Quando nacque a Bombay il suo secondogenito Arjun, il 23 ottobre 1956, Harisadhan aveva 34 anni, era un regista benglaese molto stimato, compagno, collaboratore e amico di registi come Satyajit Ray. Il primo figlio, Raja, era nato nel 1952.
Sonali Senroy Dasgupta, la moglie di Harisadhan Dasgupta, si era sposata a 21 anni, veniva da una famiglia che aveva diversi legami con il mondo del cinema e della letteratura e si dice che sperava di diventare un’attrice. Tra i parenti contava il poeta premio nobel Ravindranath Tagore e una delle sue zie era la moglie di Bimal Roy, un regista pluri-premiato riconosciuto tra i grandi maestri del cinema di Bombay.
Nel frattempo, il famoso regista italiano, Roberto Rossellini, che allora stava con l’attrice svedese Ingrid Bergman, fu invitato in India dal primo ministro indiano, Pandit Jawahar Lal Nehru con l’idea di girare un film sull’India. In dicembre 1956, quando Roberto arrivò in India, aveva 51 anni. Sonali fu assunta come una sua collaboratrice per le riprese del film. Roberto doveva viaggiare in diverse parti dell’India per girarlo. L’equipe di Roberto fu accompagnato anche da Makbul Fida Husein, uno dei pittori più famosi e importanti dell’India.
La storia d’amore tra il regista italiano e la donna sposata e madre di 2 figli, aveva suscitato grande scandalo e i giornali chiedevano l’allontanamento di Rossellini dall’India. Nel settembre 1957, circa 9 mesi dopo l’arrivo di Roberto in India, una notte Sonali arrivò con il piccolo Arjun in braccio all’hotel di Roberto a Bombay. Avevano deciso di sfuggire a Delhi e poi in Europa. Sonali viaggiò in treno a Nuova Delhi accompagnata da Husein, travestita da una signora musulmana.
Nonostante le proteste popolari contro questa storia d’amore proibito, il primo ministro indiano Pandit Nehru e la sua figlia, Indira Nehru Gandhi, aiutarono Roberto e Sonali a lasciare l’India, insieme al piccolo Arjun. Due mesi dopo, a Parigi, Sonali partorì una bambina, Raffaella.
La trasformazione di Arjun in Gil: In Italia, Arjun Dasgupta fu legalmente adottato da Roberto e diventò Gil Rossellini.
Suo fratello maggiore, Raja, non si ricorda il trauma di quei giorni, dice che era circondato dai nonni, zii, zie e cugini della famiglia allargata e non aveva sentito la mancanza della mamma.
In Italia, anche Gil si trovò subito circondato da una grande famiglia, composta dai figli che Roberto aveva avuti dalle sue precedenti unioni con Marcellina e Ingrid. Gil aveva un buon rapporto con il padre adottivo Roberto e si identificava con lui, come si può intuire dalla sua passione per le macchine da corsa, dichiarata in un’intervista al festival del cinema di Venezia nel 2005, “Quella per la Formula 1 è sempre stata una mia passione. E’ una cosa che ho nel sangue. La zia di mio padre, la baronessa Maria Antonietta Avanzo, correva per la Ferrari alla fine degli anni Venti e mio padre corse anche la Mille Miglia“.
Nella sua breve biografia presentata al festival di Venezia del 2005, lui si presentava con le seguenti parole, “Nato a Bombay, figlio di Roberto Rossellini e di Sonali Das Gupta, Gil Rossellini é cresciuto viaggiando fra l’Italia e l’America e, pur conservando una cadenza romana, ha il cuore diviso fra Occidente ed Oriente.”
Dall’altra parte, la stampa italiana parlava di lui quasi sempre come “il figlio adottivo”, forse questo urtava la sua sensibilità? Gil aveva ereditato anche il colore della pelle più scura da suo padre naturale, e forse anche questo creava qualche difficoltà per lui, soprattutto quando era giovane.
Per esempio, Palmira Rami, moglie del giardiniere di Villa Bergman a Santa Marcellina (RM) si ricorda così l’infanzia di Gil, “Roberto era andato in India ed aspettava lì l’arrivo di Ingrid ma Ingrid non vi andò, stava girando un film con Lars e così Roberto tornò dall’India con una nuova fiamma, la bellissima Sonali. Avevo grande simpatia per il figlio Jill, un simpaticissimo negretto che Sonali aveva avuto dal suo precedente marito. Ricordo che mio figlio Sergio non voleva giocare con Jill, perché aveva paura e i grandi sforzi di Giovanna Ralli per cercare di convincere Sergio a giocare con Jill. Jill era un bambino molto buono e faceva di tutto per guadagnarsi l’amicizia di mio figlio. Jill era un bambino molto sensibile e soffriva molto quando nella villa veniva tanta gente e lui essendo scuro di pelle si sentiva molto osservato, allora correva da me e da Iva la cuoca e si metteva a piangere dicendo che voleva essere un bianco.”
Gil studiò a Roma e poi, nel 1971 si trasferì in America, dove frequentò l’Università di Rice e l’università di Houston. Dopo gli studi universitari, lui lavorò come musicista a Houston per sei anni fino al 1980.
Nel 1984 quando oramai aveva 28 anni, Gil aveva incontrato suo padre naturale, Harisadhan Dasgupta, per la prima volta dopo la fuga dall’India nel 1957. Non tornò per incontrare Harisadhan altre volte, ma era rimasto in regolare contatto con il fratello Raja. Harisadhan si ritirò dal mondo dal cinema nel 1986 e morì a Santiniketan nel 1996.
Raja sceglie il mondo del cinema: Raja aveva frequentato la scuola Calcutta Boy’s school e poi si era laureato presso l’università di Nuova Delhi nel 1974, l’anno in cui incontrò anche sua madre a Delhi per la prima volta dopo un intervallo di 17 anni.
Tra il 1976 e il 1982, Raja aveva assistito il padre nella realizzazione di diversi documentari. Ha realizzato il suo primo documentario nel 1979, “Una canzone per Birsa”, vincitore del premio dei giornalisti per il migliore documentario. Quello stesso anno era nato suo primo figlio Birsa.
Negli ultimi 30 anni, Raja ha girato un centinaio di film, tra i quali telefilm, documentari, pubblicità e fiction. (Completa filmografia di Raja Dasgupta)
Raja si presenta come una persona molto tranquilla e calma. Quando gli chiedo di parlare di quegli anni, quando sua madre era andata via con suo fratello, lui risponde senza grande enfasi, “Per molti anni non lo sapevo, ero circondato da parenti e dalla famiglia!” Dice anche che non sente nessun rancore per quello che era successo tra i suoi genitori e che ha un rapporto tranquillo con la madre.
Gli anni di lavoro di Gil: Nel 1981 Gil iniziò a lavorare nell’ ambito della produzione cinematografica a New York, e continuò in questo campo fino al 1984. In questo periodo, lui aveva partecipato nelle equipe di diversi film compreso “Il re della commedia” di Martin Scorsese e “C’era una volta in America” di Sergio Leone.
Nel 1984 Gil iniziò la sua carriera di regista, scrittore, produttore di film, cortometraggi, documentari, reportage, video musicali e eventi multi-mediali, dando avvio al “Rossellini & Associates” che aveva uffici in New York (USA), Roma (Italia) e Nuova Delhi (India).
I suoi più importanti lavori (film e documentari) realizzati tra il 1985 e il 1993, comprendono i film naturalistici (“The language of the Elephants” e “Elephants like us”), rock-opera multimediale (The polyhedron of Leonardo), 3 cortometraggi su Roberto Rossellini per il festival di Cannes (“Un Espirit Libre”, “Il Technique d’un Reve” e “India 33 Ans Apres”) e una serie televisiva sui conflitti in Europa vincitore di diversi premi internazionali (Enemy Mine).
Nel 1997, insieme a Lucky Red, lui aveva prodotto un film di Carl Haber, L’Amico di Wang. Questo film non ha trovato consensi, né della critica né del pubblico in Italia, anche se poi aveva vinto un premio ad un festival della commedia a Houston in America. Gil aveva partecipato in questo film anche come soggettista e sceneggiatore.
Nel 2001, dopo gli attacchi terroristici alle torri gemelle, a New York, lui aveva contribuito ad un documentario, “I 18 minuti che sconvolssero il mondo”. Nel 2003, aveva co-prodotto e co-diretto “The Hole in the Wall”, vincitore del premio di Houston (USA). Nel 2004, aveva collaborato alla realizzazione di “Un Silenzio Particolare” del regista Stefano Rulli. Sempre nel 2004, aveva collaborato anche alla realizzazione di “La Principessa di Monte Ledang”, un film malese, candidato al premio oscar come miglior film straniero. Sempre nel 2004, con l’amico Samir Gupta aveva fondato l’East India Production Company per promuovere a livello internazionale le opere di nuovi talenti indiani.
Lui si era sposato con Eddy Fortini e poi la coppia aveva divorziato. Sembra che non avessero figli. Eddy è venuta al festival del cinema di Roma in ottobre 2008, per presenziare la proiezione di “Kill Gil 2 e ½”, dopo la scomparsa di Gil.
La tragedia improvvisa: La tragedia arrivò con passi felpati nell’autunno del 2004, quando un giorno Gil era scivolato nella vasca da bagno a Roma e aveva battuto le testa contro un vecchio specchio. Fu portato al pronto soccorso e gli fu riscontrata una ferita e una contusione. Tornò a casa incerottato e con un collarino. Il 19 novembre 2004, era al festival del cinema di Stoccolma in Svezia per presenziare la proiezione di “La Principessa di Ledang”, quando avvertì un malore e all’improvviso entrò in coma. I medici del Karolinska institute di Stoccolma gli diagnosticarono una rara infezione da stafilococco, dovuta al trauma nel bagno a Roma.
Dopo 3 settimane di coma e dopo diversi interventi, Gil aveva ripreso coscienza, ma oramai aveva la paraplegia ed era stato trasferito in una clinica specialista in Svizzera, dove è rimasto fino al 2005, e da dove, era uscito su una sedia a rotelle.
Gli ultimi anni di Gil: Mentre Gil si trovava ricoverato in Svizzera, fu la sorella Isabella (figlia di Roberto e Ingrid) a dargli l’idea di riprendere la propria vita con la videocamera, dalla quale nacque il primo documentario sulla sua malattia, “Kill Gil”, presentato al festival di Venezia nel 2005. L’anno dopo, nel 2006 lui tornò al festival con il suo secondo documentario “Kill Gil 2” che continuava a registrare i passaggi della sua malattia. L’ultima (terza) parte di questo documentario, “Kill Gil 2 e ½” è stato presentato al festival del cinema di Roma qualche settimana dopo la sua scomparsa.
I suoi ultimi anni avevano visto la sua famiglia circondarlo, come si capisce da questa testimonianza di Sigismondo Nastri riguardo alla proiezione di “Kill Gil 2” al cinema Fiamma a Maiori (Positano) nel 2006, “La famiglia Rossellini, quella sera, a Maiori, si ritrovò quasi al completo. Con Renzo, nume tutelare del Premio Roberto Rossellini, c’erano la sorella Isabella e il fratello Robertino” per accompagnare Gil.
Al funerale di Gil a Roma, c’erano Renzo (primogenito di Roberto e Marcellina) e i suoi figli, Alessandro e Rosa per rappresentare la famiglia.
Negli ultimi mesi della sua vita, Gil aveva continuato a fare nuovi progetti per i film da realizzare. Nelle sue “note di regia” per il suo ultimo lavoro “Kill Gil 2 e ½”, datate 10 agosto 2008, Gil aveva scritto:
“A Novembre, il 19 per l’esattezza, sarà il 4° anniversario delle mie disavventure legate alla salute. Con Kill Gil (Vol. 2 e ½) si chiude la trilogia con la quale ho cercato di trasmettere agli altri quello che mi è successo, sia esteriormente che dentro la mia testa. L’ho fatto col linguaggio a cui sono abituato, quello del documentario o, se vogliamo essere più precisi, con la formula del video-diario.
Con questo si chiude, e questa volta per davvero, il mio narrare di me stesso. Come ho già detto e qui ribadisco, farò KG3 solo se torno a camminare, cosa che per lo stato attuale della medicina è assolutamente impossibile. Certo, rimane la mia speranza in un miracolo, ma sopratutto la voglia di vivere questa condizione nel modo migliore possibile.
È ora per me di tornare a raccontare di fatti altrui, cosa che in parte ho già fatto realizzando in questi ultimi diciotto mesi dei documentari che nulla avevano a che fare con me e con la mia malattia: El Sur De Vuelta, un road documentary sul Sud del Libano un anno dopo l’ultima guerra. Di questo film ho fatto da supervisore sia alla produzione che alla regia, telecomandando il tutto dal mio letto. Prima però avevo realizzato due documentari in prima persona, un corto di 15 minuti per Raisat Cinema World sulla mia partecipazione al Festival documentaristico di Al Jazeera a Doha nel Qatar e prima ancora un film/concerto in alta definizione su una performance della Dizzie Gillespie Jazz Band. Presto sarò fuori dall’ospedale ed ho mille progetti tra i quali un film in stretta collaborazione con Rai Cinema, L’Indiano Con-Turbante, una commedia romantica che, insieme a Stefania Casini, dovrebbe vedere il mio debutto alla regia di un film cinematografico.
E’ strano come Einstein avesse ragione e tutto sia relativo a seconda del punto di vista: quando seppi che non avrei più camminato provai un’immensa e giustificata tristezza. E vidi nella sedia a rotelle uno strumento di tortura. Ora che sono a letto da tanti mesi la sedia a rotelle rappresenta per me un sogno bellissimo.
Sento un gran bisogno di normalità anche se mi rendo conto che ciò che rimane della mia vita, nel bene e nel male, non sarà poi tanto normale.
Ho perso le mie gambe ma ho trovato tanti amici e tutto sommato credo che sia stato un buon affare. E per onestà nei confronti dei miei amici e della mia famiglia non mi resta che fare il meglio che posso prendendo la vita un giorno alla volta.”
In “Kill Gil 2 e ½”, Gil parla anche della propria vita, “Ho avuto una vita movimentata, ho incontrato persone straordinarie, ho visitato luoghi di impareggiabile bellezza e, anche se abbiamo divorziato, ho avuto la fortuna di convivere e sposarmi con una donna bella e intelligente. Ho gareggiato con auto storiche bellissime e ho suonato professionalmente per sei anni. Ho anche prodotto tre film e realizzato un gran numero di documentari. Ho amici sinceri in cinque continenti che mi sono stati vicini anche dopo la malattia”.
Negli ultimi anni, oltre alla sua passione per il cinema, Gil era diventato anche un sostenitore dei diritti delle persone con disabilità. In un’intervista rilasciata nel 2006, Gil aveva detto, “Vi siete mai chiesti perché mai si vedono così pochi disabili in Italia? Molti si vantano dicendo che siamo un popolo di persone sane. Ma non è vero: sono tre milioni gli italiani disabili. Tre milioni di persone che non escono di casa.”
Così con il “Kill Gil 2”, Gil si era deciso “ad affrontare non con mano pesante e, senza fare comizi, l’impossibilità di abitare a Roma per chi vive questa condizione. E parlo di Roma solo perché è la città in cui vivo, non solo per i problemi oggettivi di questa città piena di saliscendi, ma per il fatto che anche quando l’amministrazione ha lavorato bene si incontra l’indifferenza della gente. Negli scivoli per i portatori di handicap trovi parcheggiati dei motorini e anche nei posti auto riservati sono occupati da chi non ha il permesso“.
Conclusioni: Raja e Gil, due fratelli, cresciuti migliaia di chilometri lontani uno dall’altro, avevano trovato la stessa passione del cinema, quello che riuniva anche i loro padri, Harisadhan e Roberto. Il destino aveva preso per mano Gil e gli avevo dato la possibilità di crescere circondato dal mondo del cinema internazionale, mentre Raja è rimasto più ancorato al cinema bengalese.
Forse dentro di sé Gil portava le ferite dal suo passato, ma sembra che alla fine avesse trovato un suo equilibrio. Quando tutto sembrava procedere per il meglio per lui, all’improvviso, il destino era intervenuto di nuovo, portandolo in una direzione inaspettata, fino alla sua scomparsa.
Con l’aiuto di Gil, Raja pensava di realizzare un film sulla vita di Mir Zafar, un personaggio della storia indiana ai tempi del colonialismo inglese. Dice, “Questo film ha bisogno di sostegno internazionale. Gil era entusiasto all’idea del film. Ma dopo la sua scomparsa, penso che il mio sogno resterà solo un sogno.”
Raja spera che la sua eredità artistica troverà una nuova direzione tramite i suoi figli. In questi giorni, suo figlio maggiore, Birsa Dasgupta ha finito il primo film “033” che dovrebbe uscire nelle sale cinematografiche indiane fra 1-2 mesi. Il lavoro di Birsa ha ottenuto importanti riconoscimenti ed è considerato tra i più importanti registi emergenti del cinema bengalese indiano.
Lo scandalo per la storia d’amore tra Roberto e Sonali ormai è una pagina sbiadita della storia. Roberto Rossellini si era spento nel 1977, mentre Sonali Senroy Dasgupta Rossellini vive isolata a Roma, circondata da suoi ricordi. Chissà quanto avrebbe da raccontare, ma lei preferisce il silenzio!
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